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TematicheCina e Indo-PacificoGiappone e il Libro Bianco di Difesa: riflessioni sulla...

Giappone e il Libro Bianco di Difesa: riflessioni sulla visione di Tokyo

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Il Ministero della Difesa di Tokyo ha recentemente pubblicato il Libro Bianco delineante il quadro strategico e la politica di sicurezza e difesa del paese. Il nuovo documento sembra non costituire un cambiamento drammatico nella traiettoria strategica del paese ed è, invece, in linea con i toni di quello precedente.

Come negli ultimi anni, il Libro Bianco riafferma l’urgente necessità di rafforzare le capacità difensive del paese, in vista della crescente assertività cinese nel Mar Cinese Orientale e Meridionale, in particolare attorno alle Senkaku, dove le incursioni di imbarcazioni cinesi nella zona contigua alle isole contese hanno raggiunto numeri record nel 2020 (ben 1161 imbarcazioni contro 1097 nel 2019 e 607 nel 2018). In linea con gli sviluppi dell’ultimo decennio, inoltre, il testo sottolinea il pericolo imminente posto dal programma missilistico nordcoreano. Infine, il Libro Bianco va a ribadire l’importanza attribuita da Tokyo a forme di cooperazione regionale e internazionale poliedriche e pluristratificate: la costante necessità di rafforzare l’alleanza con gli Stati Uniti, ma soprattutto la collaborazione allargata con partner tradizionali e non, a sostegno di un Indo-Pacifico libero e aperto.

Sebbene il documento non si discosti eccessivamente dal modello degli ultimi anni, possiamo tuttavia identificare una serie di novità che offrono ulteriori spunti di riflessione per poter comprendere la visione di Tokyo sul panorama securitario regionale e internazionale.

Quali sono i punti salienti del documento?

Il binomio Pechino-Taipei

Per la prima volta il documento menziona apertamente la questione della stabilità nello stretto di Taiwan, divenendo l’unico documento strategico ufficiale a delineare la posizione di Tokyo a riguardo. Il governo giapponese guarda con sospetto alle attività cinesi attorno a Taiwan e avverte che l’equilibrio militare nell’area pende sempre più a favore di Pechino. La menzione di Taiwan nel Libro Bianco non sorprende. Negli ultimi mesi, Tokyo ha rilasciato una serie di dichiarazioni meno inibite attraverso cui ha tracciato un legame tra la stabilità dell’isola e la sicurezza nazionale del paese. Tale posizione suggerisce un più esplicito allineamento tra gli interessi di Tokyo e Taipei e, come prevedibile, ha suscitato calde reazioni a Pechino. Un portavoce del Ministero degli Esteri cinese ha condannato il nuovo Libro Bianco di Tokyo sostenendo che questi offre una rappresentazione esagerata del pericolo cinese e contiene affermazioni che interferiscono con gli affari interni del paese.  

La rivalità tecnologica tra Pechino e Washington

Il documento dedica un’intera sezione alla crescente rivalità tra Pechino e Washington. A preoccupare Tokyo non sono soltanto i movimenti militari delle due potenze nell’area dell’Indo-Pacifico o attorno a Taiwan, ma anche la competizione tra i due rivali in campo tecnologico. Questa rivalità tecnologica, sottolinea il documento, sta diventando una componente sempre più critica e delicata nelle relazioni bilaterali tra Cina e Stati Uniti. Ne sono un esempio la competizione sulla tecnologia 5G e le ritorsioni reciproche nell’ambito dei controlli sulle esportazioni di tecnologie critiche. La preoccupazione di Tokyo in questo campo è legata al fatto che tale competizione rappresenta una sfida per l’economia del paese, il cui stato è determinato in parte dagli stretti legami con entrambi i due rivali. Tale contesto lascia intravedere un ulteriore coinvolgimento del Giappone in iniziative volte alla creazione di accordi di global tech governance, a collaborazioni con partner strategici per lo sviluppo di tecnologie avanzate, così come in iniziative volte a incentivare la diversificazione delle catene del valore del settore high-tech.

Cambiamenti climatici e la sicurezza ambientale

Per la prima volta, il documento va ad annoverare i cambiamenti climatici tra i principali rischi da tenere in considerazione nell’ambito del quadro securitario asiatico. Il documento sottolinea, infatti, che i cambiamenti climatici possono indurre o esacerbare la competizione per risorse sempre più scarse, aggravare le tensioni sociali e indebolire la stabilità di nazioni già afflitte da problemi politici ed economici cronici. Ciò sembra suggerire che, date le ripercussioni in vari ambiti, la sicurezza ambientale stia acquisendo sempre più rilievo nelle considerazioni di Tokyo. 

Due questioni incluse nel testo sono degne di particolare attenzione. Innanzitutto, il documento menziona la crescente rilevanza delle attività marittime nel contesto dello scioglimento dei ghiacci, e sottolinea come molti paesi stiano intraprendendo indagini volte a rivendicare l’estensione della propria piattaforma continentale per potersi assicurare diritti marittimi più estesi in un ambiente in evoluzione. Tale scenario in una regione già caratterizzata da rivendicazioni contrastanti e dispute marittime irrisolte non può che impensierire Tokyo, visto il suo stesso coinvolgimento in simili contese. 

In secondo luogo, il documento sottolinea l’impatto dei cambiamenti climatici sulla struttura, strategia, capacità e operazioni delle forze armate. Tale menzione risulta interessante, soprattutto se andiamo a considerarla nell’ottica di una serie di problematiche strutturali che le forze di auto-difesa giapponesi già si trovano ad affrontare, ad esempio la necessità di bilanciare operazioni di soccorso e operazioni militari più tradizionali nel contesto di una contrazione nel pool di potenziali reclute. 

Difficili rapporti con Seoul

Il Libro Bianco riflette il peggioramento delle relazioni diplomatiche tra Corea del Sud e Giappone che si è verificato negli ultimi anni. Già a partire dal 2019, il Libro Bianco giapponese sembrava aver minimizzato l’importanza della cooperazione con la Corea del Sud. In linea con tale tendenza, la nuova versione del testo sembra attribuire unilateralmente la responsabilità dei rapporti tesi all’atteggiamento delle autorità di difesa di Seoul. Vengono, quindi, rimarcate la disputa del 2018 sulla bandiera della marina giapponese in occasione di una parata navale a Jeju, il presunto incidente “radar-lock” tra una nave coreana e un aereo militare giapponese, le esercitazioni militari coreane nelle acque di Takeshima, e le minacce di terminare il GSOMIA. Il documento va poi a “richiedere” un atteggiamento “adeguato” da parte della Corea del Sud, che eviti di compromettere sia i rapporti bilaterali che la collaborazione trilaterale con Washington. 

Copertina in stile

A livello stilistico, il documento abbandona la tradizionale copertina ufficiale in favore di una prima pagina più suggestiva, ovvero l’immagine in stile sumi-e di un guerriero a cavallo ad opera dell’artista Yuki Nishimoto. Secondo quanto riportato dall’Asahi Shimbun, la copertina sarebbe volta ad attrarre l’attenzione dell’opinione pubblica giovanile, notoriamente poco interessata a questioni di politica sia interna che esterna. A prescindere dalle motivazioni, la copertian ha fatto subito scalpore, soprattutto in Cina dove i media cinesi l’hanno descritta come un’immagine aggressiva e bellicosa, indice di un abbandono da parte di Tokyo del tradizionale pacifismo nipponico. In risposta a tali accuse, il governo giapponese ha sottolineato che il guerriero ritratto vuole soltanto essere un simbolo di protezione e difesa del paese, piuttosto che un simbolo di aggressione, tanto che il guerriero raffigurato, a detta di Tokyo, non è armato.

Alice Dell’Era
Geopolitica.info

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