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Ghassan Salamè: solo uniti si può vincere il terrorismo

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Ghassan Salamè, intellettuale e professore universitario a Parigi, recentemente è stato intervistato dal Direttore dell’ISPI ed ha ripercorso tutta la sua carriera e la sua esperienza come inviato delle Nazioni Unite incaricato di risolvere la crisi libica.

In qualità di Rappresentante Speciale del Segretario generale delle Nazioni Unite (SRSG) e capo della Missione di sostegno delle Nazioni Unite in Libia (UNSMIL), dal 2017 al marzo 2020, Salamè ha avuto modo di osservare sul campo l’inferno libico e tutti gli attori in gioco. Inoltre nel 2003 è stato consigliere politico della Missione di assistenza delle Nazioni Unite per l’Iraq (UNAMI), dove ha svolto un ruolo cruciale nel riunire fazioni irachene. È stato poi nominato consigliere senior del Segretario Generale (2003-2007, 2012).

L’unione è la chiave per la vittoria   

Per Salamè solo uniti si può vincere contro il terrorismo, è l’unità la vera chiave del successo in questa guerra complicata, contro un nemico subdolo ed insidioso che può attaccare in qualsiasi momento. Non possiamo permetterci il lusso di procede alla rinfusa, di fare da soli, di andare ognuno come vuole perchè questo è quello che ci rende più deboli e vulnerabili. Serve una strategia precisa ed ordinata, che coinvolga tutti gli Stati che hanno davvero la volontà di chiudere per sempre il capitolo terrorismo, che vogliono assicurare libertà e stabilità in quelle terre che ancora oggi sono martoriate da guerre che paiono non finire mai.

Secondo l’ex Rappresentante Speciale l’unità di intenti è fondamentale perchè senza quest’ultima c’è solo il caos, il disordine e la violenza; senza unione nello sconfiggere il terrorismo sono solo i signori della guerra e i jihadisti a farla da padroni sul territorio libico. Ma unità di intenti non vuol dire interferire come sta succedendo in Libia. 

Le interferenze straniere nella situazione libica

In Libia stiamo assistendo ad una serie di interferenze straniere che hanno trasformato la situazione libica in una vera e propria guerra per procura che ormai è sfuggita al controllo delle stesse fazioni in lotta ed è diventata una matassa difficile da sbrigare. Nessuno sa più cosa sta succedendo e in una situazione così intricata gli unici a fare affari sono i signori della guerra che approfittano del fiorente mercato nero per vendere armi, petrolio ed esseri umani.

La Libia è uno Stato sovrano, dice Salamè, e tale deve rimanere; gli altri Stati non possono trattarla come una loro colonia utile solo per il proprio tornacoto personale. Bisogna aiutare i libici a risolvere da soli tutte le questioni ancora in sospeso, perchè il popolo libico deve avere la possibilità di scegliere autonomamente cosa fare del proprio Paese e del proprio destino.    

La posizione di Stati Uniti, Turchia, Russia e Cina

Ad interferire pesantemente in Libia è soprattutto la Tuchia, Pasese che mira a diventare una potenza regionale di primo piano e vuole ritagliarsi la sua personale zona di influenza. Proprio in questi giorni tra Turchia e Francia ci sono alcuni dissapori proprio riguardo al modo in cui Ankara sta gestendo la crisi libica.

“Gli alleati devono ribadire “solennemente la loro adesione” sull’embargo alle armi alla Libia. Fino a quel momento la Francia ha deciso di sospendere “temporaneamente” la propria partecipazione all’operazione navale Sea Guardian della NATO nel mar Mediterraneo”, fanno sapere da Parigi. Inoltre i francesi accusano Ankara di essere un ostacolo al raggiungimento della pace tra le varie fazioni libiche.

La Turchia continua imperterrita la sua strategia di potenza e accusa Parigi di portare avanti una politica distruttiva in Libia.

La Cina dal canto suo persegue in Africa una politica quasi coloniale che le serve per prendere materie prime preziose per la sua economia e per il suo sviluppo; sono le imprese cinesi che investono ingenti risorse e regalano borse di studio per permettere agli studenti africani di studiare nelle università cinesi.

Russia e Stati Uniti trasportano sul territorio libico la loro storica rivalità e si schierano su parti opposte: Washington sostiene Al Serraj mentre Mosca sostiene il Generale Haftar. Mosca però sta assumendo un ruolo sempre più di primo piano soprattutto in Libia mirando allo status di potenza regionale.   

I ritardi e le inefficienze dell’Unione Europea

L’Unione Europea invece si è dimostrata divisa su tutto e sulla crisi libica ha proceduto alla rinfusa, in ordine sparso e soprattutto senza una strategia comune, con una grande divisione tra Stati che sostengono Al Serraj e Stati che sostengono Haftar. Proprio quello che Salamè non avrebbe mai voluto.

Ritardi ed inefficenze possono costare molto caro in Libia e minano la credibilità della stessa Unione Europea; è per questo che Salamè insiste sull’importanza di avere una visione comune, perchè i grandi problemi del pianeta richiedono lo sforzo di tutti per essere affrontati nella maniera corretta.

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