Il nuovo governo tedesco ha deciso che i Tornado della Luftwaffe verranno rimpiazzati da un velivolo che sarà certificato per l’impiego dell’arma nucleare utilizzata dalla NATO. Il governo guidato dalla Merkel aveva optato per l’acquisto e la certificazione dei Super Hornet americani. Mentre i partiti dell’Ampel Koalition dibattono su quale soluzione favorire, la National Nuclear Security Administration ha rimosso il velivolo della Boeing dalla lista delle piattaforme che verranno certificate per l’impiego del nucleare.
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La certificazione della nuova bomba della NATO
La National Nuclear Security Administration (NNSA) ha rimosso il F/A-18F Super Hornet dalla lista delle piattaforme aeree in grado di impiegare l’ultima versione della bomba nucleare a caduta che verrà utilizzata dagli Stati Uniti e dai loro alleati a partire dal prossimo anno, la B61-12 LEP (Life Extension Program). La nuova versione della bomba consolida e sostituisce le precedenti varianti. A partire dal 2022, la versione B61-12 LEP della bomba andrà a sostituire gli ordini attualmente in servizio presso gli arsenali americani e alleati, ovvero le versioni 3, 4, 7 e 11.
Come si intuisce dal documento, la B61-12 LEP sarà dunque certificata per volare su F-15E, B-2A, F-16C/D, F-16 MLU, PA-200, B-21 e, ovviamente F-35, in tutte e tre le versioni. Dato che il Super Hornet non è attualmente in grado di operare con le versioni della B61 in uso negli Stati Uniti e in Europa, la decisione di non procedere alla certificazione per il suo impiego non dovrebbe sorprendere, se non fosse che in una precedente versione della NNSA, resa pubblica a novembre di quest’anno, era prevista la certificazione anche per questo velivolo.
Per tentare di capire il motivo alla base della curiosa scelta operata dagli Stati Uniti nei confronti del Super Hornet, occorre volgere lo sguardo a quanto sta accadendo in uno dei Paesi che, fino a qualche settimana fa, sembrava potenzialmente in grado di divenire uno dei principali clienti del Super Hornet della Boeing, la Germania.
Cosa si dice in Germania
Il “Koalitionsvertrag zwischen SPD, bündnis 90/die grünen und FDP”, cioè il documento di 178 pagine prodotto dalla nuova Coalizione guidata da Olaf Scholz, la “Ampel Koalition”, stabilisce che la Germania manterrà la capacità di impiegare l’armamento nucleare messo a disposizione dagli Stati Uniti. La scelta operata dalla coalizione a guida social-democratica non è affatto scontata, se si tiene conto che, negli scorsi mesi, si era tenuto un dibattito a tratti anche molto intenso riguardo la decisione da prendere in merito al futuro della flotta di Tornado di Berlino. Questo velivolo è l’unico di cui dispone la Luftwaffe in grado di impiegare l’armamento nucleare americano. Il Koalitionsvertrag ha dunque posto fine al dibattito, stabilendo che, entro il 2030, quando i Tornado verranno dismessi, la Luftwaffe verrà equipaggiata con una nuova piattaforma aerea in grado di operare con la bomba B61-12 americana. Il documento prodotto dalla Coalizione, tuttavia, manca di definire quale sarà il velivolo che andrà a sostituire il Tornado, a dimostrazione di come, mentre il dibattito in merito alla decisione di continuare a disporre della Nuklear Teilhabe, cioè della condivisione del nucleare, sia stato chiuso, quello relativo alla scelta del successore del caccia che verrà certificato per l’impiego dell’ordigno atomico sia ancora vivo all’interno della Coalizione.
Il 26 marzo dello scorso anno, il quotidiano tedesco Handelsblatt, basandosi su informazioni provenienti dal ministero della Difesa, rivelava che la scelta del governo tedesco era ricaduta sul velivolo della Boeing, il F/A-18 Super Hornet. Per sostituire la sua flotta di Tornado, Berlino aveva deciso di acquistare, oltre a 90 Eurofighter e 15 EA-18G Growler − questi ultimi ritenuti necessari per la guerra elettronica −, 30 F/A 18, per i quali si sarebbe richiesta la certificazione per l’impiego della B61. In questo modo, la Germania avrebbe soddisfatto sia l’industria tedesca, la quale è massicciamente coinvolta nel programma Eurofighter, sia gli Stati Uniti, mantenendo la capacità di impiegare l’armamento nucleare della NATO. In lizza nella competizione c’era anche, oltre all’Eurofighter – per cui si sarebbe dovuta richiedere la certificazione agli Stati Uniti, un processo che sarebbe potuto divenire molto lungo e costoso –, l’F-35 della Lockheed Martin.
Poche settimane dopo, il ministro della difesa tedesco confermava al Bundestag quanto rivelato dall’Handelsblatt. La soluzione Eurofighter/F-18/EA-18 rispettava i principali criteri stabiliti dal ministero: tutti gli aerei erano giù operativi e sul mercato, quindi prontamente disponibili, e la combinazione tra le tre tipologie di velivoli avrebbe permesso di mantenere il know-how industriale in Europa. Il ministro spiegava come la scelta in favore del velivolo della Boeing nasceva da considerazioni di carattere economico – il velivolo offriva il miglio rapporto costi/benefici rispetto agli altri – operativo – il velivolo era considerato più sicuro – e soprattutto industriale. Proprio riguardo quest’ultimo aspetto, infatti, il ministro sottolineava come un’ipotetica scelta in favore del F-35 avrebbe potuto mettere a rischio il programma Next Generation Weapon System Within a Future Combat Air System (NGWS/FCAS), avviato nel 2019 da Francia, Germania e Spagna e mirato a dotare le forze armate di questi Paesi di un sistema di combattimento areo di sesta generazione.
A sempre ad aprile, il quotidiano Der Spiegel, rivelava informazioni scottanti per l’opinione pubblica tedesca: il ministro della Difesa tedesco, secondo il giornale, si sarebbe ufficialmente rivolto a Washington, con una mail indirizzata al Segretario Mark Esper, dichiarando l’intenzione, da parte del governo tedesco, di acquistare i Super Hornet. Il ministro Kramp-Karrenbauer avrebbe dunque preso una decisione finale sul più importante programma di armamento delle forze armate tedesche negli ultimi anni senza consultare il proprio alleato di coalizione, la SPD, per la quale il tema risultava particolarmente sensibile. La notizia, in realtà, veniva smentita dal ministro pochi giorni dopo. “Nessuna decisione (in merito a quale velivolo sostituirà il Tornado) è ancora stata presa, e, in ogni caso, il ministro della difesa non può prendere questa decisione, solo il Parlamento può farlo”, ha detto il Ministro Kramp-Karrenbauer in Commissione Difesa.
La decisione del nuovo governo
In effetti, la scelta sul successore del Tornado spetterà al Parlamento appena eletto. Come si è già detto, il Koalitionsvertrag si limita a esplicitare l’impegno a mantenere la capacità di impiegare l’armamento nucleare della NATO, ma non fa alcun riferimento in merito al futuro successore del Tornado. In una dichiarazione rilasciata il 16 dicembre in occasione della sua visita alla base area di Laage, il neoministro della difesa, Christine Lambrecht, ha esplicitamente dichiarato che la nuova Coalizione non ha ancora effettuato la sua scelta, ma che la preferenza è per una soluzione “europea”, lasciando trasparire che la scelta del F/A-18 non è affatto scontata. L’unica soluzione pienamente europea che consentirebbe l’impiego della B61-12 su un velivolo tedesco, in questo caso, consisterebbe nella certificazione dell’Eurofighter, una soluzione che i principali analisti di Difesa ritengono poco probabile: “il Super Hornet non ha la certificazione nucleare, ma potrebbe ottenerla in tempi molto più rapidi del Typhoon”, spiega Pietro Batacchi, direttore di Rivista Italiana Difesa, “su questo ovviamente, hanno fatto leva gli Americani che avrebbero tirato molto per le lunghe una nuclearizzazione dell’Eurofighter, qualora Berlino avesse scelto questo per rimpiazzare Tornado (…) facendola magari pagare alla Sig.ra Merkel un salasso”. La possibilità che la Germania possa quindi affidarsi interamente all’industria europea per mantenere la sua Nuklear Teilhabe appare ridotta e, soprattutto, molto legata alle considerazioni che verranno fatte a Washington. Infine, alla luce di quanto detto, la decisione di rimuovere il Super Hornet dalla lista di velivoli che verranno certificati per l’impiego della B61-12 si presta ad almeno tre possibili interpretazioni. La prima, sostenuta anche da Hans Kristensen, direttore della Federation of American Scientists, è quella secondo cui il velivolo non sia presente sulla lista perché il governo federale tedesco non ha ancora presentato nessuna richiesta ufficiale a Washington, né, soprattutto, il Bundestag ha approvato alcun piano di spesa per l’acquisto dei velivoli. La presenza del Super Hornet nella precedente versione sarebbe da considerare dunque una sorta di errore, determinato dalle rivelazioni giornalistiche di aprile. La seconda, meno probabile, è che gli Stati Uniti stiano in qualche modo premendo la Germania per portarla a una scelta in tempi rapidi. Infine, la terza, difficilmente percorribile ma divenuta più probabile con l’avvento della nuova coalizione e le dichiarazioni di Lambrecht, è che la Germania abbia stia rinunciando alla scelta in favore del Super Hornet per favorire una soluzione del tutto europea.