Dopo la decisione, presa dal presidente russo Vladimir Putin di bloccare la costruzione del gasdotto South Stream, Mosca è alla ricerca di nuove infrastrutture per trasportare sul mercato europeo quantità aggiuntive di gas. E per fare ciò potrebbe usare il Tap, ideato proprio per ridurre la dipendenza europea dalle forniture russe.
Nel corso della Conferenza europea del gas, svoltasi a Vienna a fine gennaio, il vice presidente di Gazprom, Aleksander Medvedev, ha manifestato l’intenzione della Russia di incrementare nel tempo le quantità di gas da immettere sul mercato europeo, addirittura sino a 100 milioni di metri cubi di gas aggiuntivi. Per fare ciò, però, non sono sufficienti i due gasdotti al momento in costruzione, ovvero il Nord Stream 2, che porterà sino a 55 milioni di metri cubi di gas russo in Germania passando attraverso il Mar Baltico, e il Turkish Stream, in grado di portare in Turchia altri 32 milioni di metri cubi di gas di Mosca. Itgi Poseidon e, più recentemente, Tap si candidano quindi come le principali soluzioni per trasportare in Europa il gas russo.
La “sfida” tra Poseidon e Tap
Lo scorso anno la compagnia russa Gazprom ha siglato un accordo con gli azionisti del gasdotto Poseidon, Edison e Depa, per valutare l’opportunità di un collegamento tra il Turkish Stream e Itgi, gasdotto che porterebbe in Europa il gas del Mar Caspio con un percorso molto simile a quello del Tap. Ma proprio recentemente, a Vienna, Gazprom ha fatto intendere che la scelta finale potrebbe ricadere, invece, sul gasdotto che dovrà attraversare Grecia e Albania prima di giungere sulle coste pugliesi in prossimità di San Foca.
Il raddoppio di Tap
Ad oggi, Tap è progettato (e sarà costruito) per trasportare un massimo di 10 milioni di metri cubi di gas provenienti dal giacimento azero di Shah Deniz 2. In tal senso è già stato firmato un contratto per la durata di 25 anni. Il progetto prevede però la possibilità di un raddoppio del gasdotto qualora fossero reperibili nuovi volumi di gas da immettere nella seconda condotta. Gazprom potrebbe quindi sfruttare questa possibilità garantendo volumi di gas al consorzio che gestisce il gasdotto tali da riempire, almeno in parte, la seconda tubatura. Gas che, inevitabilmente, andrebbe a finire in Italia.
Diversificazione delle fonti
Che la scelta di Gazprom ricada, in ultima istanza, su Itgi Poseidon o su Tap, il risultato non cambierebbe. Entrambi i gasdotti, infatti, nella loro idea originale, sono stati concepiti per diversificare le fonti di approvvigionamento energetico dell’Europa, cercando di ridurre la dipendenza dalla Russia per la fornitura di gas naturale e andando così a rafforzare la sicurezza energetica del vecchio continente. Utilizzando, invece, una di queste due infrastrutture (se non, addirittura, entrambe) per trasportare il proprio gas in Europa, Gazprom riuscirebbe, almeno in parte, a neutralizzare i tentativi europei di smarcarsi sempre di più da Mosca per il proprio approvvigionamento energetico. Con il vantaggio (non secondario) di bypassare comunque territori, e Paesi, geopoliticamente “instabili” come l’Ucraina.