La recente partnership energetica tra Nigeria e Marocco – due tra le nazioni africane in più rapida ascesa sotto il profilo economico e produttivo – merita particolare attenzione. Nel prossimo futuro Abuja e Rabat hanno in programma di realizzare un imponente gasdotto, lungo circa 5.660 km, che attraverserà ben 11 Stati africani fino ad arrivare alle porte meridionali dell’Europa. Le implicazioni geo-strategiche di quest’opera sono molte, così come gli impatti finanziari, ambientali e geopolitici che un’infrastruttura di tale portata potrebbe avere per intere regioni e comunità.
In seguito all’invasione russa dell’Ucraina l’Africa è diventato un hub importante dal punto di vista dell’approvvigionamento energetico per l’Europa. Varie nazioni del Vecchio Continente, tra cui anche l’Italia, guardano sempre più all’Africa per il proprio rifornimento di materie prime. Secondo vari analisti, gli interscambi energetici tra Bruxelles e il Continente Nero sono destinati ad aumentare progressivamente nel corso del prossimo futuro, soprattutto a causa del sostanziale embargo che l’UE ha imposto a gas e petrolio russo. Il gasdotto che Nigeria e Marocco hanno in programma di realizzare potrebbe ulteriormente incrementare gli accordi di matrice energetica tra Stati africani ed europei che, proprio in questi mesi, hanno subìto un’impennata.
I gasdotti sono oggi le arterie del mercato energetico globale. A dire il vero, lo sono sempre stati in epoca contemporanea. Tuttavia, in virtù dei complicati scenari odierni, i gasdotti rappresentano delle infrastrutture indispensabili e oltremodo strategiche per un crescente numeri di Paesi. Il gasdotto offshore che metterà in comunicazione Nigeria e Marocco si candida a diventare la più importante infrastruttura africana nonché una delle più rilevanti nel panorama globale. Il percorso del gasdotto correrà lungo la costa dell’Africa occidentale passando di fronte a Costa d’Avorio, Liberia, Sierra Leone, Guinea, Guinea Bissau, Gambia, Senegal, Mauritania e Marocco. Il costo per la realizzazione dell’opera è attualmente stimato tra i 20 ei 25 miliardi di dollari, un esborso considerevole che, secondo alcuni analisti, potrebbe essere destinato ad aumentare.
Implicazioni positive del gasdotto Nigeria-Marocco
Dal punto di vista nigeriano, la costruzione di questa poderosa infrastruttura ha dei risvolti molto positivi. Si tratta, infatti, di un investimento cruciale, soprattutto perché le entrate di Abuja dipendono per la quasi totalità dalle esportazioni energetiche di gas e petrolio (95%). Nonostante una crescita oggi inferiore rispetto al passato per effetto della discesa delle quotazioni del petrolio, quella nigeriana è una delle più interessanti economie del continente per dimensioni del mercato interno e potenziale di sviluppo. La sua grande mole demografica, inoltre, rende la Nigeria un mercato vasto ed interessante per molte aziende. Il settore oil & gas e, più in generale, l’industria mineraria ed estrattiva, sono i pilastri dell’economia nigeriana. Nel dettaglio, la Nigeria è il ventiduesimo produttore mondiale di gas, il quinto esportatore al mondo e il primo in Africa. Il Paese ha una riserva di cinque trilioni di metricubi di gas naturale e ne esporta circa 45 miliardi l’anno. Dunque, il gasdotto offshore in partnership col Marocco potrebbe essere, in prospettiva, un importante strumento per incrementare le entrate statali derivanti dall’esportazione di materie prime.
Dal punto di vista marocchino, il gasdotto incrementerà il ruolo energetico di Rabat nell’area MENA oltre che in Africa occidentale. Da vari anni ormai, il Marocco è leader regionale nella produzione di energia proveniente da fonti rinnovabili – segnatamente sole e vento – e rappresenta un partner affidabile per molte nazioni africane nella fornitura di microcredito per lo sviluppo di aziende locali. Il gasdotto potrebbe dunque aumentare ulteriormente lo status marocchino in tutto il Nord Africa. In aggiunta, la posizione del Marocco come porta dell’Africa occidentale faciliterebbe le esportazioni verso l’Europa meridionale. Dal canto suo, Bruxelles beneficerebbe di un significativo ampliamento dei suoi fornitori di gas, favorendo la riduzione della fortissima dipendenza energetica nei confronti della Russia.
Oltre ai benefici per Abuja e Rabat, si segnalano importanti effetti positivi per gli altri Stati direttamente coinvolti nel progetto. La costruzione di una struttura di tale portata consentirà una maggiore elettrificazione delle zone attraversate; si stima che ne potrebbero usufruire oltre 300 milioni di persone, con i relativi benefici in ottica produttiva e industriale per molte regioni. Inoltre, come accennato, un tale progetto consentirebbe all’Africa occidentale di diventare un nuovo hub di approvvigionamento per l’Europa. Ciò renderebbe l’ECOWASS – la Comunità economica degli Stati dell’Africa Occidentale – l’organizzazione africana più influente del continente.
Criticità del gasdotto Nigeria-Marocco
Nonostante gli indubbi benefici derivanti dalla costruzione del gasdotto sia per gli Stati direttamente coinvolti sia per tutta l’Africa occidentale, sussistono varie incognite. Prima di tutto, da un punto di vista finanziario. I costi di costruzione di questa poderosa infrastruttura, già importanti ab origine, potrebbero essere destinati ad aumentare. Il livello di corruzione nei vari Paesi su cui si dovrà operare è significativo, segnale certamente non favorevole in vista di un esborso rilevante. In quest’ottica, non è un caso che l’agenzia di rating internazionale americana Fitch Solutions, abbia recentemente pubblicato un rapporto in cui mette in dubbio la fattibilità del progetto a causa delle complicazioni sollevate dal numero di Paesi coinvolti e dalle normative in vigore.
In secondo luogo, da un punto di vista ambientale le incognite non mancano. Un gasdotto di tale portata sarà in grado di trasportare quantitativi di gas molto grandi per un tragitto lunghissimo, oltre 5.600 km. Molte associazioni ambientaliste hanno espresso notevoli perplessità a riguardo. Il fatto che il gasdotto sia offshore preoccupa molti esperti, soprattutto se dovesse verificarsi un incidente o una perdita in mare. Una situazione di questo tipo potrebbe mettere a rischio milioni di pesci, oltre a mettere in ginocchio l’economia ittica di intere comunità costiere residenti in Costa d’Avorio, Sierra Leone e Senegal, che basano gran parte delle entrate proprio sul commercio del pesce. A tal proposito, i precedenti nigeriani non sono moto favorevoli. Il delta del Niger, sottoposto da vari decenni a trivellazioni, è attualmente poco più di un pantano bituminoso. Intere comunità sono state costrette a migrare a causa dell’impossibilità di continuare una vita normale per l’eccessivo inquinamento.
Infine, anche sotto il profilo geopolitico si segnalano problematiche evidenti. L’Algeria, importante nazione nordafricana che basa gran parte delle proprie entrate proprio sull’esportazione di gas verso l’Europa, non vede certo di buon occhio la costruzione di un nuovo imponente gasdotto in grado di rifornire il Vecchio Continente. L’infrastruttura progettata da Abuja e Rabat potrebbe competere in via diretta con il gasdotto già esistente e che rifornisce l’Europa, attraverso la Spagna, di gas algerino. Già nel 2002 Algeri aveva concluso un accordo quadro con la Nigeria per la realizzazione di un progetto trans-sahariano. Lo status di grande esportatore di gas rendeva la Nigeria un player da tenere d’occhio da parte della nazione nordafricana già venti anni fa. Per una serie di questioni burocratiche la partnership energetica tra Abuja ed Algeri non si realizzò mai. Oggi, gli accordi tra Nigeria e Marocco incentrati sulla costruzione di un progetto infrastrutturale di grande portata potrebbero incrementare i dissapori e le tensioni in un’area del continente in cui sono già presenti conflitti diplomatici per questioni non dissimili. In questi riguardi, non si scordino le recenti tensioni tra Etiopia ed Egitto in merito alla costruzione della GERD, la grande diga progettata da Addis Abeba che rischia di innescare una “guerra per l’acqua”. Anche in questo, un grande progetto di sviluppo teorizzato da una nazione sub-sahariana viene visto come una potenziale minaccia per alcuni Stati nordafricani, timorosi di perdere una serie di prerogative acquisite in tempi passati. Per l’Egitto, si tratta della diminuzione del flusso idrico del Nilo a valle; per l’Algeria, della potenziale contrazione delle entrate dovute all’esportazione di gas.
Conclusione
La costruzione del nuovo gasdotto rappresenta una sfida e un’opportunità per la Nigeria, le nazioni dell’Africa occidentale e per il Marocco. In questo momento esistono già due gasdotti nell’Africa occidentale: il West African Gas Pipeline (678 Km), che collega la Nigeria al Ghana, servendo anche Benin e Togo, e il gasdotto Maghreb-Europa (detto anche Pedro Duran Farell) di 1.300 Km che collega l’Algeria alla Spagna (Cordoba) attraverso Marocco e Gibilterra. Come detto, il nuovo gasdotto Nigeria-Marocco potrebbe essere di grande rilevanza per tutto il fronte occidentale del continente. Il grande numero di nazioni coinvolte – ben 11 – potrebbe incrementare la cooperazione interafricana e stimolare la condivisione di un piano energetico comune.
Come analizzato, anche il Vecchio Continente potrebbe beneficiare notevolmente di questa infrastruttura. La posizione del Marocco come porta dell’Africa faciliterebbe le esportazioni verso l’Europa meridionale. A sua volta, anche l’Europa beneficerebbe di un significativo ampliamento dei suoi fornitori di gas, favorendo la riduzione della fortissima dipendenza energetica nei confronti della Russia.
Nondimeno, sussistono delle criticità rilevanti per quanto riguarda il finanziamento, la tenuta ambientale e le relazioni diplomatiche regionali in merito alla costruzione del gasdotto Nigeria- Marocco. Infrastrutture di tale livello, con i risvolti geostrategici che si potrebbero verificare in seguito al loro effettivo completamento, comportano una serie di rischi e complicazioni che devono necessariamente essere tenute in considerazione. Non è un caso, infatti, che servano molti anni per la costruzione di strutture di questa portata. Il megaprogetto del gasdotto Nigeria-Marocco era stato originariamente annunciato durante la visita ufficiale del re Mohammed VI ad Abuja a dicembre 2016. Un primo studio di fattibilità era avvenuto a maggio 2017; il 10 giugno 2018, durante un viaggio a Rabat, il presidente nigeriano Muhammadu Buhari si era dimostrato interessato a procedere nella direzione tracciata due anni addietro. Attualmente, entrambi i Paesi sono occupati nella ricerca di finanziatori che possano contribuire a costruire il grande gasdotto.