La nemesi storica ha voluto che Fethullah Gulen, tra le più influenti figure della Turchia post-kemalista benché da tempo residente negli Stati Uniti, sia stato raggiunto venerdì scorso da un mandato d’arresto su informale sollecitazione del presidente Erdogan. Impegnato da tempo in una criticata operazione di contenimento del dissenso interno, Erdogan cerca di sbarazzarsi dell’uomo che l’aveva apertamente sostenuto nella sua scalata ai vertici statali contro quello stesso establishment militarista che negli anni Novanta aveva costretto Gulen all’auto-imposto esilio americano.