Le isole Falkland, per gli inglesi, Malvinas, per gli Argentini, costituiscono una velenosa coda della decolonizzazione del sud America e, allo stesso tempo il centro di interessi geopolitici ed economici rivolti al futuro.
Da Malvinas a Falkland
Con il Trattato di Tordesillas del 1494 Spagna e Portogallo divisero il nuovo mondo lungo un meridiano nord-sud, la raya. Decisero che le terre a est de la raya sarebbero appartenute al Portogallo e quelle a ovest alla Spagna, e tra queste le isole in cui si imbatté nel 1520 Magellano nella sua spedizione intorno al mondo. Dopo più di un secolo, nel 1713, il Trattato di Utrecht, ratificato dalla Gran Bretagna, riconobbe i possedimenti spagnoli dell’America australe. Nel 1749 gli inglesi progettarono una spedizione per stabilirsi in queste isole, ma desistettero dopo le energiche proteste spagnole, finché nel 1764 furono occupate dai francesi che le chiamarono Îles Malouine, in onore dei colonizzatori che provenivano dal paese della Bretagna Saint-Malo, da cui la denominazione Malvinas. Le proteste della Spagna sortirono l’effetto di far abbandonare le isole dai francesi che le consegnarono agli spagnoli, ma poco dopo vi si insediarono gli inglesi che rifiutarono di abbandonarle finché non furono espulsi nel 1770. Accordi successivi sancirono la sovranità spagnola sulle isole e il definitivo ritiro inglese nel 1774. Nel 1790 con Trattato di San Lorenzo del Escorial la Gran Bretagna si impegnava a non costituire nessun insediamento sulle coste del sud America e isole adiacenti. Poi la rivoluzione di maggio del 1810 mise fine al dominio spagnolo e gli argentini presero possesso delle isole, fino al 3 gennaio 1833, quando gli inglesi le occuparono nuovamente ribattezzandole Falkland. Proteste e tentativi di mediazione dei successivi decenni non portarono a nessun accordo. L’Argentina rivendicò i propri diritti in più occasioni, inclusa la Conferenza di San Francisco del 1945 che portò alla creazione dell’ONU.
Gli sviluppi successivi
La controversia sulla sovranità di queste isole entrò nel più ampio contesto della decolonizzazione che portò l’ONU nel 1960 ad approvare la Risoluzione 1.514 (XV) “Dichiarazione sulla concessione dell’indipendenza ai paesi e popoli coloniali”, in cui si asseriva la “necessità di mettere fine, in modo veloce e incondizionato al colonialismo in tutte le sue forme e manifestazioni”. I principi a cui attenersi nel processo avrebbero dovuto essere l’autodeterminazione e l’integrità territoriale. La disputa fu riconosciuta nel 1965 dalla Risoluzione dell’ONU 2065 (XX), invitando Argentina e Gran Bretagna a negoziare una soluzione pacifica. Le trattative diplomatiche andarono avanti per decenni valutando opzioni diverse, ma senza mai arrivare a nessun accordo, fino al 1982 quando, per ragioni eminentemente di politica interna, l’Argentina prese il possesso delle isole scatenando così la risposta militare inglese, che vinse la guerra in poche settimane. Nei successivi quattro decenni la questione è rimasta irrisolta, l’ONU ha continuato a occuparsene, ma la Gran Bretagna non ha mai permesso che la questione venisse affrontata e la contesa sulla sovranità definita, anche perché ormai aveva assunto un’altra valenza.
L’importanza geopolitica ed economica
È innegabile che fin dalla loro scoperta queste isole siano state valutate di importanza strategica, sia sotto il profilo geopolitico che economico. Fin dalla metà del 1700 gli inglesi avevano dimostrato le loro ambizioni a livello globale introducendo una nuova visione geopolitica che privilegiava il controllo delle vie marittime rispetto alla conquista di nuovi territori, costituendo basi a Gibilterra, Suez, Città del Capo, Singapore. Il controllo delle isole del sud Atlantico, da questo punto di vista, consentiva il controllo del passaggio tra i due oceani, l’unico possibile prima del taglio dell’istmo di Panama. Inoltre le isole costituivano la testa di ponte per una forte proiezione verso l’Antartide, su cui gli inglesi sbarcarono nel 1821 dichiarando la loro sovranità sul sesto continente. Il controllo del sud Atlantico portava anche grandi vantaggi economici legati, in particolare, alla caccia alle balene, un’attività primaria per la nascente civiltà industriale.
Con l’apertura del canale di Panama nel 1920 e il declino dell’importanza delle balene, il mare australe cambiò i motivi per essere considerato strategico, ma non perse d’importanza. Dal punto vista della sicurezza le isole costituiscono ancora un asset importante nelle strategie di difesa e sicurezza globali, in grado di avere un ruolo chiave nelle operazioni militari, e ciò ha spinto la Gran Bretagna a rafforzare la propria presenza in quest’area. L’Antartide continua a costituire un territorio di grande interesse, anche se il Trattato Antartico del 1959 – ed altri successivi – attualmente ne impediscono lo sfruttamento.
Anche l’importanza economica è fortemente aumentata, sia per la contiguità con le più importanti riserve d’acqua del mondo, sia perché costituisce una delle aree più pescose e ancora meno sfruttate a livello globale, ma soprattutto per le riserve ancora vergini di idrocarburi. Le attività esplorative del British Geological Survey hanno individuato importanti giacimenti – le stime che sono state fatte variano da 3,5 a 60 miliardi di barili – in un’area vasta circa 200.000 Km2 nei pressi delle isole. Il governo delle Falkland ha diviso l’area in 19 zone e attribuito licenze per l’esplorazione a numerose società, tuttavia le difficoltà ambientali rendono difficile e costosa l’estrazione.
Conclusioni
La questione della sovranità sulle isole resta aperta e la sua soluzione legata i) allo sviluppo delle relazioni geopolitiche, ii) alle priorità di sicurezza globale, iii) agli interessi economici, iv) al futuro del Regno Unito.
Infatti come potenza in ascesa la Cina cerca di minare il predominio marittimo degli Stati Uniti nel Mar Cinese Meridionale e appoggia le rivendicazioni argentine all’ONU, cercando a sua volta sostegno per le proprie rivendicazioni. Un aiuto che con il tempo potrebbe avere un grosso peso. D’altro canto le esigenze di sicurezza hanno persuaso il governo inglese ad aumentare gli stanziamenti militari, inclusa una maggiore presenza nelle isole Falkland che indirettamente le proteggono da eventuali altri tentativi di colpi di mano Argentini. Inoltre la consapevolezza delle enormi potenzialità economiche contribuiscono a farne una questione strategica per Londra. Il futuro delle isole, infine, è strettamente legato a quello del Regno Unito. Elisabetta II ha costituito un forte freno alle forze centrifughe, ma scozzesi e irlandesi continuano a spingere per l’indipendenza e nel caso di dissoluzione del Regno Unito le isole Falkland potrebbero ritrovarsi senza adeguate difese da parte di Londra.