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Eurosur e le difficoltà nella gestione delle frontiere marittime meridionali

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La questione immigrazione e accoglienza è all’ordine del giorno in Italia, come in tutti gli altri paesi europei. Perché non si arrestano gli sbarchi e l’impatto sulle società di accoglienza è sempre forte. L’Unione Europea però non ha mai tralasciato questo capitolo di politica pubblica ma a causa delle continue priorità in economia, i fondi e le energie dedicate a questi temi sono sempre esigue e mal utilizzate. 

Per effetto della recente tragedia di Lampedusa è tornata d’attualità (mediatica) la magnitudo del fenomeno migratorio e si è gridato allo scandalo per la mancanza di solidarietà comunitaria di fronte ai continui sforzi italiani per limitare le tragedie che colpiscono il tratto di mare tra Italia, Tunisia e Malta.

Il 9 ottobre 2013 gli europarlamentari hanno avviato un breve dibattito sulla costituzione di un sistema europeo di sorveglianza delle frontiere che poi è stato approvato il giorno dopo. Stupisce la velocità con cui è stata presa questa decisione, ma se si indaga, esaminando i documenti ufficiali europei, si scopre che Eurosur non è un provvedimento nuovo, bensì un meccanismo che affonda le sue radici nel 2006.

Eurosur è una rete di coordinamento tra le autorità europee e l’Agenzia Frontex, ideato per condividere informazioni operative, in particolare per le autorità degli Stati mediterranei. Lo scopo di Eurosur è migliorare il pattugliamento marittimo, allo scopo di ridurre le perdite di vite umane in mare, il numero di migranti irregolari che entrano clandestinamente nell’UE e di aumentare la sicurezza interna prevenendo reati transfrontalieri quali la tratta degli esseri umani e il traffico di stupefacenti.

Eurosur è una rete preconizzata dal febbraio 2008 sulla base della comunicazione del 30 novembre 2006 “Rafforzare la gestione delle frontiere marittime meridionali dell’Unione europea”. In questa comunicazione, la Commissione proponeva la creazione di due realtà: una rete permanente di pattuglie costiere per le frontiere esterne marittime meridionali e un sistema comune europeo di sorveglianza delle frontiere.

Come spesso è accaduto e accade giornalmente nel lungo e laborioso processo di integrazione europea, la Commissione, organo almeno teoricamente imparziale e non rappresentante degli interessi degli Stati, formula proposte ambiziose. Queste, poi, sono sovente ridimensionate o inesorabilmente cassate dal Consiglio Europeo, composto dai leader degli Stati Membri.

Anche in questo caso, il Consiglio europeo del 14 e 15 dicembre 2006 preferì dare la “priorità all’esame della creazione di un sistema europeo di sorveglianza delle frontiere marittime meridionali”, ossia costituire Eurosur.
Quindi il 13 febbraio 2008 la Commissione pubblicò, attraverso una raccomandazione, l’esame sulla creazione di Eurosur, suggerendo anche una tabella di marcia per la sua implementazione. Questa raccomandazione avrebbe dovuto avere un riscontro entro la primavera del 2009; dovrà invece attendere fino al 2011, quando il Consiglio europeo del 23 e 24 giugno chiederà finalmente di sviluppare Eurosur affinché diventi operativo entro il 2013.

Lo studio pubblicato nel 2008 affermava l’estrema necessità della costituzione di un sistema, dato che negli otto Stati membri con frontiere esterne nel Mediterraneo e nell’Atlantico meridionale, la sorveglianza di frontiera è affidata a circa 50 autorità, appartenenti a 30 diverse istituzioni spesso con competenze e sistemi paralleli e limiti tecnologici importanti. La tabella di marcia proposta, era divisa in tre fasi.

Inizialmente era consigliato di aggiornare ed estendere i sistemi nazionali di sorveglianza di frontiera e collegare tra loro le infrastrutture nazionali in una rete di comunicazione. Ciò si doveva ottenere costituendo Centri Nazionali di Coordinamento e una rete di comunicazione informatica protetta per lo scambio di dati in tempo reale, 24 ore su 24, tra i vari centri degli Stati membri e tra questi e l’Agenzia Frontex.

Secondariamente, si doveva lavorare sul potenziamento tecnologico degli strumenti di sorveglianza e dei sensori, elaborando inoltre un’applicazione comune degli strumenti di sorveglianza, a tutti gli Stati Membri dell’Unione.

La terza e ultima fase invece prevedeva la collaborazione con Stati non facenti parte dell’Unione. Ovvero gli Stati da cui partono i migranti. In questa fase era consigliata la raccolta di tutti i dati rilevanti provenienti dai sistemi nazionali di sorveglianza, dai nuovi strumenti di sorveglianza, dai sistemi di informazione europei e internazionali e dalle fonti di intelligence; analizzarli e divulgarli in modo strutturato verso paesi terzi, al fine di creare un sistema comune di condivisione delle informazioni tra le autorità nazionali interessate.

Il sistema europeo di sorveglianza delle frontiere avrebbe dovuto essere “montato” sull’architettura Frontex per garantirne la complementarità. Mentre gli sbarchi presso la frontiera meridionale si moltiplicano, esattamente come gli sforzi del Stati frontalieri, il difficile percorso di Eurosur continua.

Nel 2011 finalmente, in seguito alla richiesta del Consiglio europeo del 23-24 giugno 2011, la Commissione inoltra una Proposta di Regolamento che istituisce il sistema europeo di sorveglianza delle frontiere (Eurosur), da votare attraverso la procedura legislativa ordinaria, la ex procedura di codecisione. Il Regolamento descrive con precisione le misure di gestione di Eurosur, l’impatto sul bilancio e lo scadenziario di applicazione.

La Proposta di Regolamento prevedeva che dal 1° ottobre 2013, Bulgaria, Cipro, Estonia, Finlandia, Francia, Grecia, Italia, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Portogallo, Romania, Repubblica slovacca, Slovenia, Spagna e Ungheria avrebbero istituito, attivato e gestito un centro nazionale di coordinamento per la sorveglianza di frontiera e avrebbero provveduto allo scambio di informazioni con tutte le altre autorità nazionali responsabili, con gli altri centri nazionali di coordinamento e con l’Agenzia Frontex. Mentre per Belgio, Germania, Paesi Bassi e Svezia, il regolamento sarebbe dovuto essere applicato dal 1° ottobre 2014.

Se la Proposta di Regolamento fosse stata votata in tempi certi, alla data della tragedia, sarebbe già dovuto essere in funzione Eurosur.

Questi sono i fatti sino al 3 ottobre 2013, notte del tragico naufragio al largo dell’isola dei conigli a Lampedusa. Dopo un disastro di tale portata, sarebbe stato controproducente spiegare tutti i passaggi verso un sistema più coerente della gestione dell’accoglienza ad una opinione pubblica turbata dalle vicende meridionali. Ci si è quindi affrettati a far votare al Parlamento Europeo la proposta di Regolamento presentata nel 2011, approvata con 479 voti a favore, 101 contrari e 20 astenuti.

La proposta di Regolamento è stata quindi approvata ma con emendamenti, soprattutto per quanto riguarda le scadenze. E’ stata infatti posticipata l’applicazione del sistema Eurosur al 2 dicembre 2013 per Bulgaria, Cipro, Croazia, Estonia, Finlandia, Francia, Grecia, Italia, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Portogallo, Romania, Repubblica slovacca, Slovenia, Spagna e Ungheria e per i rimanenti Stati è rimasta invariata al 1° dicembre 2014.

La scadenza è quindi fissata per il prossimo dicembre, vedremo se realmente verrà rispettata oppure subirà nuovi ritardi.
 

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