Il gruppo di controllo parlamentare su Europol si è confrontato dopo l’intervento della commissaria Johansson, ma restano distanze importanti fra i Paesi mediterranei e quelli del Nord, soprattutto sul tema migranti.
Doveva essere un periodico incontro di routine del Gruppo di controllo parlamentare su Europol. In realtà sono emersi diversi tasselli politici che fotografano sempre più la distanza fra i Paesi del Nord Europa e quelli mediterranei. Soprattutto sul fronte immigrazione. Questo è il bilancio della 12esima riunione del cosiddetto JPSG che si è svolta a Stoccolma negli scorsi giorni. Un appuntamento che rientra nell’agenda della presidenza di turno del Parlamento svedese e che serve sul tavolo delle carte che sicuramente saranno oggetto di confronto e dibattito a Praga. Toccherà infatti alla capitale ceca ospitare fra il 23 e 25 aprile l’annuale conferenza degli speaker dei Parlamenti europei. Cambieranno contesto e ospiti, certo. Dal dibattito però potremmo aspettarci qualcosa di simile.
La riunione di Stoccolma aveva come relatore principale la commissaria europea agli Affari interni Ylva Johansson. Proprio lei ha aperto i lavori, da programma il tema portante della sua relazione era la lotta contro il crimine organizzato. Lo ha affrontato concentrando gran parte del suo intervento sul fronte del contrasto all’odiosa pratica della violenza sui minori. Un argomento certamente sensibile, che riguarda diverse realtà e che ha un impatto sociale transnazionale. Allo stesso tempo però un argomento meno politico, non proprio centrale nel dibattito europeo. A far storcere il naso ad alcuni partecipanti è stata la poca attenzione rivolta alla lotta al traffico dei migranti e alla tratta di esseri umani. Come se si fossero volute ignorare le grida di allarme lanciate da molti Paesi frontalieri dell’Unione. I parlamentari maggiormente perplessi sono stati quelli del Mediterraneo, in particolare italiani e ciprioti.
“La relazione della commissaria Johansson dimostra come l’azione dell’Unione europea in materia resti ancora insufficiente sia sul piano legislativo che su quello operativo”, spiega Nazario Pagano, presidente della commissione Affari costituzionali della Camera e deputato di Forza Italia presente a Stoccolma. “Ritengo che l’Europa debba far di più e l’atteggiamento debba cambiare. È chiaro che il tema dell’immigrazione per i Paesi del Nord sia meno sentito, ma su questo serve lavorare perché il fenomeno migratorio non può essere affrontato solo da chi sta sulla frontiera meridionale dell’Unione europea”, prosegue il parlamentare forzista.
Fra i presenti c’è chi sottolinea come la scelta di glissare sui temi connessi alle politiche migratorie di Johansson sia stata politica, vista la sua appartenenza alla famiglia del Pse. Alcuni degli esponenti socialisti presenti invece bollano la polemica come pretestuosa, sottolineando che il focus sui minori fosse “atteso e opportuno”. Ma la frattura non è certo solo legata alle famiglie politiche europee. Si tratta di un nodo più complesso. E profondo.
Più aperto – almeno agli occhi della delegazione italiana – l’approccio di Europol, come espresso dal direttore esecutivo Catherine De Bolle. L’ex capo della polizia belga è intervenuta proprio dopo la commissaria svedese ed ha anche avuto un bilaterale con Pagano. “Credo si possa avere sempre maggiore collaborazione. Manca però una strategia chiara e soprattutto una volontà politica forte per rafforzare la cooperazione giudiziaria e di polizia nello smantellamento del traffico di migranti. Un indice clamoroso di questa situazione è costituito dal fatto che, per esempio, Europol non sia stata in grado di fornire dati aggiornati sul numero di arresti e altri risultati di operazioni contro le reti di trafficanti. Questo perché diverse autorità nazionali non trasmettono tempestivamente dati al riguardo”, aggiunge sempre Pagano.
“Quello dei dati è un tema annoso”, spiega Sergio Nazzaro, giornalista e analista esperto di fenomeni migratori e di sicurezza. “Il tema della condivisione dei database è un nodo che tocca in alcune circostanze anche i singoli Paesi con le dinamiche che riguardano le varie forze di polizia. Va detto però che l’Italia è un esempio per la sua capacità di condividere dati e informazioni. Più si riesce a mettere in comune e maggiori sono i risultati”, sottolinea Nazzaro.
Tocca insomma alle autorità nazionali creare uno spazio per l’azione di Europol. I limiti di questo sistema sono abbastanza chiari ai partecipanti al meeting di Stoccolma. Ma siamo in una stagione in cui anche i lavori di organismi tecnici – come appunto il Gruppo di controllo parlamentare congiunto su Europol – possono fornire spunti interessanti. Raccontano dinamiche politiche e anticipano problematiche che poi trovano sfogo in differenti contesti.