Negli ultimi anni, la politica energetica russa si è articolata in una serie di misure di adattamento agli sviluppi del mercato, come nel caso più recente del taglio del numero di barili di petrolio dello scorso aprile. Oltre a questo aspetto, di recente gli addetti ai lavori si sono occupati di scandire quali misure più a lungo termine dovrà prendere la Russia per rimanere un leader in campo energetico.
1- Nell’ottobre 2019, il Ministro russo dell’Energia Novak ha presentato una versione aggiornata del documento sulla base del quale verrà delineata la strategia energetica della Russia al 2035 (Energy Strategy 2035, ES-2035). La revisione proposta al governo dal Ministero dell’Energia ha lo scopo di superare l’impasse che ha caratterizzato i processi decisionali in questo settore degli ultimi anni. Questa impasse è dovuta alla mancanza di consenso tra attori politici e maggiori rappresentanti dell’industria riguardo a quale impronta dare al futuro dell’energia in Russia. La scelta tra accentramento del potere o apertura ai meccanismi di un mercato più libero riguarda molti settori economici della Russia, compreso quello energetico.
Il fulcro della strategia è trovare il meccanismo per riuscire a conciliare l’eccessiva dipendenza dall’esportazione di prodotti energetici e l’adattamento ad un mercato in cambiamento con la caratteristica rigidità del comparto produttivo. Questo include molti fattori, quali la capacità/volontà di intraprendere un percorso di sviluppo in accordo con la transizione energetica, la disponibilità ad investire per un ammodernamento dei sistemi di produzione e trasporto, e, soprattutto, stabilire il grado di indipendenza che il comparto energetico russo dovrà ottenere.
2- I prossimi mesi saranno importanti per capire quali azioni Mosca deciderà di perseguire in termini di politica interna, ma allo stesso tempo per osservare come la Federazione russa gestirà il rapporto con i suoi partner esterni. La crisi sanitaria crea una situazione di grande incertezza che rende difficile l’interpretazione dei segnali lanciati dalle varie ambascerie.
In una prima fase, il coronavirus sembrava poter far avvicinare ulteriormente Mosca a Pechino, con effetti estesi alla sfera energetica. Lo sviluppo della crisi sanitaria ha, però, evidenziato anche alcuni punti di frattura tra le due potenze, che si sono sommate a questioni quali la competizione nell’Artico e la diversa interpretazione che i due Paesi intendono dare ai progetti eurasiatici. La Cina rimane comunque un partner fondamentale per la Russia, sia dal punto di vista commerciale, sia politico. Uno dei cardini attorno a cui ruota e ruoterà nei prossimi anni la politica energetica russa è appunto il mercato cinese: Power of Siberia (gasdotto centro-asiatico), nuove rotte artiche per il Gas Naturale Liquido e forti stimoli allo sviluppo della produzione dello stesso. Il GNL è da tempo indicato come il carburante la cui domanda crescerà fortemente in Cina. Se fino a qualche mese fa era il gas americano ad essere destinato a soddisfare gran parte della domanda cinese, i rapporti in deterioramento tra Stati Uniti e Cina potrebbero portare a ridiscussioni delle quote esportate.
In quest’ottica, la Federazione Russa avrà la possibilità di affermarsi come importante fornitore di materie prime energetiche per Pechino; questo permetterà al Cremlino di sviluppare la propria politica energetica nel settore del gas in due direzioni: verso est, grazie alle nuove opportunità dei mercati asiatici, e verso ovest, dove la decennale presenza nei mercati europei permette una pianificazione relativamente affidabile. Con Gazprom a dirigere i flussi via tubo e Novatek a spingere sulla produzione di GNL, la Russia tenterà di confermare la posizione di leader nel settore del gas, così come indicato nell’ES-2035.
3- Nel settore petrolifero, le stime sono meno rosee per il futuro, sia per una questione di produzione (in ES-2035 la crescita prevista non va oltre i 560 milioni di tonnellate annui, dai 555 del 2018), sia per le misure di decarbonizzazione che teoricamente verranno prese da mercati importanti per il petrolio russo, come quelli dell’UE.
Il problema evidenziato dagli esperti è che la strategia al 2035 non dà risposte esaustive riguardo ad alcuni punti fondamentali: transizione energetica, sviluppo delle infrastrutture energetiche interne e relativo miglioramento delle condizioni di approvvigionamento per i cittadini, e come reagire a destabilizzazioni inaspettate del settore. Inoltre, come detto in precedenza, ai decision-makers russi non è chiaro quale grado di libertà lasciare ai meccanismi del libero mercato. Ciò provoca il grande rischio di rimanere spiazzati di fronte ai cambiamenti futuri indotti dalla transizione energetica a livello globale, così come all’impreparazione nell’eventualità che misure di natura politica possano interferire con il naturale sviluppo dei progetti di miglioramento del settore energetico russo, come sta accadendo con Nord Stream 2.
In conclusione, la revisione dell’ES-2035 redatta a fine 2019 delinea le linee che la Federazione Russa intende seguire per sviluppare il proprio settore energetico. Nonostante le incertezze dettate dalla complicata situazione globale, Mosca cerca di rafforzare il suo ruolo di importante attore energetico sia sviluppando il settore internamente, sia mantenendo la propria influenza a livello di relazioni esterne.
Gianmarco Donolato,
Geopolitica.info