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Eliseo22 – Energie, tra problemi attuali e questioni presidenziali

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Nell’ottobre 2018, il movimento dei gilets jaunes ha scosso la Francia. L’aumento dei prezzi del carburante ha causato proteste settimanali per quasi un anno intero in nome del potere d’acquisto. Qualche anno dopo, un’impennata spettacolare dei prezzi del gas sta trascinando con sé i prezzi dell’elettricità e della benzina. Il prezzo del gas naturale è aumentato di più del 350% dall’inizio del 2021. Anche se, in gran parte, la Francia non dipende dal gas rispetto ai suoi vicini europei, l’aumento dei prezzi ha comunque fatto notizia rimettendo la questione del potere d’acquisto al centro del dibattito. Si discute inoltre della strategia della Francia per garantire la competitività delle sue aziende a lungo termine.

Eliseo22 è la rubrica sulle elezioni presidenziali francesi che si terranno ad aprile 2022. Ha lo scopo di informare i lettori sui candidati e i partiti, nonché i dibattiti che accompagneranno la corsa all’Eliseo, da un punto di vista interno. A cura di un gruppo di terzo anno dell’Institut d’études politiques de Grenoble (Sciences PO Grenoble-UGA), coordinato da Elena Perrello.

Aumento dei prezzi dell’energia: il timore di una nuova crisi  

Per evitare una nuova crisi sociale, ma anche in prospettiva della campagna presidenziale, l’attuale governo francese ha messo in atto diverse misure. La prima è descritta dal governo come uno “scudo tariffario” sui prezzi del gas. Per i cinque milioni di francesi che hanno diritto a una tariffa agevolata del gas determinata dallo Stato, non ci saranno aumenti di prezzo fino al 2023. A partire da quel momento, il prezzo del gas sarà leggermente più alto del prezzo di mercato per compensare le perdite del 2022. I consumatori di gas non saranno colpiti dall’aumento dei prezzi, almeno fino alle elezioni presidenziali.

Il governo francese ha anche annunciato l’introduzione di uno chèque énergie. Secondo gli annunci del governo, questo assegno di 100 euro dovrebbe essere rilasciato ad ogni individuo che guadagna meno di 2000 euro netti al mese. Il primo ministro Jean Castex ha privilegiato questa soluzione alla riduzione della tassazione sui carburanti perché favorisce chi consuma poca benzina e quindi inquina poco.

Il presidente della Repubblica e il suo partito cercano di inserirsi nel contesto di questa crisi per legittimare la propria strategia energetica, già prevista nel piano di rilancio “France2030” e confermata dal discorso del 9 novembre 2021, in cui il presidente ha annunciato la costruzione di diversi Reattori nucleari europei ad acqua pressurizzata (EPR) e investimenti significativi nel settore dell’elettricità prodotta con fonti rinnovabili. L’obiettivo è di ridurre la dipendenza della Francia dalle importazioni di idrocarburi.

Questione energetica: un tema centrale nella campagna presidenziale 

Tuttavia, queste decisioni arrivano sei mesi prima delle elezioni presidenziali, per questo gran parte dell’opposizione ne denuncia i possibili fini elettorali. Tale situazione si rivela interessante per fare il punto sulle opinioni che i vari partiti politici hanno sull’energia nucleare, simbolo della Francia in termini di strategia energetica ma anche delle questioni ecologiche ed economiche che la attendono nei prossimi anni, e che saranno cruciali nel prossimo quinquennato.

A sinistra, Jean-Luc Mélenchon (France Insoumise) e Yannick Jadot (Parti Ecologique) chiedono una completa uscita dal nucleare accompagnata da cambiamenti strutturali (ristrutturazione delle abitazioni, cambiamento dello stile di vita e del modello di produzione). Anche Anne Hidalgo, candidata del Partito socialista, intende uscire dal nucleare il prima possibile ma senza dettagliare un calendario preciso.

Fabien Roussel (Parti Comuniste français) si discosta invece dal resto della sinistra perché ritiene che l’energia nucleare sia, insieme a quella idraulica, l’unico modo per ridurre drasticamente l’impronta di carbonio del paese, fornendo elettricità in modo affidabile. Arnaud Montebourg (“La Remontada” de la France) condivide lo stesso punto di vista e intende costruire nuove centrali elettriche. Un cambiamento di rotta per una persona che sosteneva, qualche anno fa, un abbandono totale del nucleare.

A destra, i candidati alle primarie del partito Les Républicains (Valérie Pécresse, Michel Barnier, Xavier Bertrand) condividono tutti la stessa opinione: rilanciare questo settore “futuro” costruendo nuove centrali nucleari e non ridurre affatto, o ridurre di poco, la quota di energia nucleare nella produzione elettrica francese. Opinione condivisa dall’estrema destra francese da Marine Le Pen (Rassemblement National) ed Eric Zemmour (potenziale candidato). Quest’ultimo teme che la Francia intraprenda la strada di un impoverimento e di un’assenza di crescita se sacrifica il suo settore nucleare a favore delle energie rinnovabili.

Proposte reali o di campagna: le critiche

Dietro tutte queste idee, le critiche sono le stesse: quanto costano per la Francia e i francesi? Il prezzo di queste costruzioni ammonta infatti a diversi miliardi di euro (46 miliardi almeno per la costruzione di sei EPR grazie alle economie di scala). Per molti progetti si è superato il costo iniziale, come la centrale elettrica di Flamanville 3 il cui costo è passato da 3,3 miliardi di euro previsti nel 2006 a 19,1 miliardi di euro secondo la Corte dei Conti francese, con un ritardo di consegna di 11 anni (2023 invece del 2012). Il costo dovrebbe aumentare anche per le energie rinnovabili, anche se si registra il rifiuto da parte della popolazione di alcuni tipi di esse, come le turbine eoliche contestate per il fastidio visivo e acustico che provocano e i pannelli solari che presentano il problema del loro smaltimento. L’ultima questione riguarda lo stoccaggio di energia elettrica poiché le fonti rinnovabili non possono produrre continuamente. In conclusione, per i candidati è il momento dei progetti, per la realizzazione si vedrà in seguito.

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