La questione dell’euroscetticismo viene molto discussa in Francia in questa campagna elettorale per le presidenziali 2022. Di cosa si tratta, perché l’opposizione al processo d’integrazione europea contribuisce a paralizzare l’UE e in che modo questo tema viene trattato dai candidati?
Per euroscetticismo si intende un “atteggiamento critico nei confronti delle politiche dell’Unione Europea” (secondo la definizione della Treccani), ovvero una posizione morale costruita attorno all’idea che l’Unione sia inutile e costituisca un ostacolo alla sovranità nazionale, in contrasto con il concetto di integrazione europea.
L’aumento dei voti a favore dei partiti populisti negli ultimi anni ha fornito un terreno fertile alla crescita delle idee euroscettiche. Infatti, alcuni studi dimostrano che la crisi durevole attraversata da alcuni paesi d’Europa permette ai partiti populisti di scaricare la responsabilità sulle politiche economiche europee, come è il caso della Lega in Italia o del Rassemblement National in Francia. “Il populismo in Europa è al livello più alto mai registrato dagli anni ’30 del secolo scorso” secondo il gruppo Diversità Europa del CESE.
Questo euroscetticismo crescente rappresenta un freno evidente per la continuità delle politiche d’integrazione europee. Più le ambizioni sovraniste si concretizzano, più diventa difficile agire per attuare politiche europee sia economiche che sociali. Sul lungo termine, l’euroscetticismo potrebbe veramente rendere l’Unione impotente, mentre i suoi progetti sono invece essenziali per i cittadini : le reazioni e delusioni post-Brexit dei britannici ne sono la testimonianza.
Se ci interessiamo al contenuto dei programmi di ogni candidato nella corsa all’Eliseo, vediamo che l’euroscetticismo ha molto successo.
Panoramica dell’euroscetticismo nei programmi dei candidati all’elezione presidenziale francese del 2022
Di seguito si tratteranno solamente i candidati che superano l’8% nei sondaggi, “pesi massimi” politici in Francia. Non ci si soffermerà su Emmanuel Macron (LREM – centro) perché la sua posizione è più tradizionale e bilanciata in favore dell’integrazione europea.
Nel 2017, Marine Le Pen (RN – estrema destra), indicava nel suo programma l’intenzione di uscire dall’UE e di abbandonare l’euro, per “rendere alla Francia la sua sovranità”. Invece, oggi, la stessa Le Pen, secondo quanto affermato, vorrebbe “rifondare l’Europa dall’interno” riducendo però le possibilità di azione dell’Unione Europea nel campo della libera circolazione.
Valérie Pécresse, (LR – destra tradizionale), condivide con Le Pen il desiderio di una sovranità forte rispetto alle tematiche migratorie : il suo partito critica spesso le decisioni della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, giudicate come fonte di un’immigrazione incontrollata.
Eric Zemmour (Reconquête – estrema destra) promuove una specie di Frexit, vorrebbe rimanere nell’UE ma cambiarla poiché sostiene che sia assoggettata alla Germania.
A sinistra, Jean-Luc Mélenchon (LFI – estrema sinistra) sviluppa nel suo programma una critica dell’Europa. Vorrebbe, infatti, un’Europa al servizio dei popoli e propone di cambiarla per uscire delle logiche neoliberali: un’Europa più sociale a costo di disobbedire alle regole attuali dell’UE.
La polemica dell’arco di trionfo
L’attuale presidente Macron aveva celebrato la vittoria del 2017 ascoltando le note dell’inno europeo, manifestando così il suo entusiasmo per l’UE. Oggi, invece, i discorsi e i candidati euroscettici ottengono sempre più visibilità. Riportiamo una polemica che, in particolare, simboleggia bene la costruzione mediatico-politica di una narrazione euroscettica.
Prima dell’inizio della presidenza francese del consiglio dell’UE, una bandiera europea ha temporaneamente sostituito la bandiera francese sotto l’arco di trionfo di Parigi. Nei giorni seguenti, i candidati di destra hanno formulato delle critiche e, il primo gennaio, Marine Le Pen ha denunciato un “vero attentato all’identità della patria”. In seguito Valérie Pécresse, ha ufficialmente chiesto al presidente Macron di aggiungere la bandiera francese accanto a quella europea e Eric Zemmour ha manifestato la propria indignazione. In pochi giorni, i media si sono impadroniti di questa polemica e tutti i candidati all’elezione hanno dovuto prendere una posizione . La polemica si è conclusa con la decisione di Macron di togliere la bandiera europea il 2 di gennaio.
Quest’anno più che mai l’elezione presidenziale francese sarà determinante per il futuro dell’impegno francese nella costruzione europea. Infatti, il Paese, che occupa attualmente la presidenza semestrale del Consiglio dell’Unione Europea, vede i sondaggi per l’elezione presidenziale di aprile dare i candidati euroscettici alle porte dell’Eliseo.