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RubricheEliseo22Eliseo22. Il bilancio delle elezioni e la sfida delle legislative

Eliseo22. Il bilancio delle elezioni e la sfida delle legislative

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A tre settimane dalle elezioni legislative, la sfida è grande. Il 12 e il 19 di giugno i francesi eleggeranno i deputati che li  rappresenteranno all’ Assemblée Nationale. Queste elezioni  seguono le  presidenziali, vinte di nuovo da Emmanuel Macron.

Eliseo22 è la rubrica sulle elezioni presidenziali francesi che si sono tenute ad aprile 2022. Ha lo scopo di informare i lettori sui candidati e i partiti, nonché i dibattiti che hanno accompagnato la corsa all’Eliseo, da un punto di vista interno. A cura di un gruppo di terzo anno dell’Institut d’études politiques de Grenoble (Sciences PO Grenoble-UGA), coordinato da Elena Perrello.

Al termine del primo turno Emmanuel Macron, il presidente uscente, si è imposto con il 27,85% dei voti espressi, seguito da Marine Le Pen con il 23,15% e Jean-Luc Mélenchon con il 21,95%. I francesi hanno così potuto assistere di nuovo a un dibattito intermedio  tra Emmanuel Macron (La République en Marche – LRM) e Marine Le Pen (Rassemblement National – RN), una situazione identica a quella del 2017.

In questa fase, i candidati del primo turno si sono polarizzati attorno a Macron e Le Pen. La maggior parte di essi, in un’ ottica di “voto utile”, hanno incoraggiato i francesi a votare ”per Macron” ad eccezione di Eric Zemmour e Nicolas Dupont Aignan che hanno sostenuto Marine Le Pen. 

Anche i leader dei differenti paesi europei si sono espressi in maniera indiretta in favore di Macron, chiamando all’unione europea contro gli autocrati come Putin. La loro opinione è stata pubblicata dal giornale Le Monde : Antonio Luis Santos da Costa (Primo ministro del Portogallo, Partito socialista), Pedro Sánchez Pérez-Castejón (Presidente del governo spagnolo, Partito Socialista Operaio Spagnolo) e Olaf Scholz (Cancelliere federale della Germania, Partito Socialdemocratico). 

Risultati del secondo turno

Due fenomeni hanno segnato questa elezione. Il primo, come già illustrato, è la polarizzazione dei politici attorno alle figure di Macron e Le Pen: subito dopo i risultati del primo turno e tra i due turni, infatti, diverse personalità politiche hanno fatto dichiarazioni pubbliche per incitare a votare per uno o l’altro dei candidati. Il secondo fenomeno da considerare è quello che chiamiamo lo “sbarramento all’estrema destra”. Diversi esponenti politici, da posizioni e partiti diversi, si sono uniti per evitare che l’estrema destra accedesse al potere e hanno chiamato a votare per il presidente uscente. Questa strategia è una manifestazione significativa del voto utile, un voto deciso in accordo ai potenziali risultati piuttosto che all’ affinità politica.

Domenica 24 aprile, Emmanuel Macron è stato rieletto per un secondo mandato con il 58,5% dei voti. La sua avversaria, Marine Le Pen, ha ricevuto il 41,5%. Nonostante la vittoria sia netta, bisogna osservare che il divario continua a ridursi elezioni dopo elezioni e i voti per Le Pen sono aumentati. Il tasso di astensione (circa il 28%), in forte aumento da 15 anni, è uno dei più alti e si avvicina al record nazionale (31,1% nel 1969); è  una delle poche volte che esso aumenta tra il primo e il secondo turno (+ 2,5 punti). Secondo i media deve essere considerato come una logica politica piuttosto che l’influenza di una variabile sociale: gli elettori di sinistra si considerano come orfani della loro offerta politica. Il 45% di coloro  che hanno votato per Mélenchon al primo turno, infatti, si sono astenuti. La categoria che si è astenuta di più sono i giovani tra i 18 e i 24 anni con un tasso del 41%. Il tasso di astensione evidenzia inoltre la normalizzazione della presenza dell’estrema destra in politica e al secondo turno. Molte persone, infatti, non sentono più la necessità urgente di sbarrare l’estrema destra come prima dell’ascesa dei Le Pen. 

La sfida delle legislative 

Tuttavia, i giochi non sono ancora fatti. Come indicano tanti slogan : “al primo turno si trattava di sbarrare Le Pen, con le legislative si tratterà di sbarrare Macron”. Ci sono molti elettori delusi, principalmente di sinistra ma anche di destra, che manifestano il proprio dissenso : le grandi città come Parigi, Lione o Rennes si sono agitate dopo le chiamate dell’estrema destra e dell’estrema sinistra. La sfida delle legislative, per tutti gli avversari di LREM è di compromettere il potere di Macron all’Assemblea. A seconda di chi otterrà la maggioranza dei deputati, i 5 prossimi anni possono prendere una svolta completamente diversa. Se il presidente in carica non ottenesse la maggioranza, infatti, la sua posizione sarebbe compromessa. Le legislative rappresentano quindi l’opportunità per gli altri partiti di ostacolare Macron nell’ esercizio del potere, creando una coabitazione tra LREM e un altro partito politico. 

Per ottenere questa coabitazione però, i partiti devono unirsi strategicamente per garantire dei risultati elevati. I sostenitori della maggioranza presidenziale – LREM, MoDem e Horizons – si sono uniti sotto lo stendardo Ensemble. Il Parti Communiste Français (PCF), il Parti Socialiste (PS), Europe Ecologie Les Verts (EELV) e La France Insoumise (LFI) hanno formato una coalizione di sinistra, guidata da LFI, sotto il nome Nouvelle Union Populaire Écologique et Sociale (NUPES). L’estrema destra di Le Pen o Zemmour e la destra di Les Républicains (LR), invece, non hanno formato coalizioni. 

Bisogna considerare però che le legislative sono delle elezioni che registrano di solito un alto tasso di astensione. Incoraggiare la popolazione a votare rappresenta un’altra sfida importante per questa elezione.

A tre settimane dalle legislative

Il sondaggio Ipsos-Sopra Steria, pubblicato da Le Monde, disegna l’equilibrio dei futuri poteri. Osserviamo una persistenza della tripartizione politica vista durante il primo turno. Tre blocchi si dividono il 75% delle intenzioni di voto: la  maggioranza presidenziale (28%), l’unione di sinistra (27%) e l’estrema destra (21%). Nonostante non soddisfi tutti, l’alleanza di sinistra resta comunque un forte motore per le prossime elezioni, se si considera il trasferimento dei voti. L’86% degli elettori di Mélenchon ha dichiarato di votare per un candidato NUPES, ma il PCF e il PS sono meno convinti e probabilmente sosterranno delle candidature “dissenzienti”. 

Malgrado l’equilibrio tra le tre forze politiche nelle intenzioni di voto, non è lo stesso per quanto riguarda le proiezioni dei seggi dell’Assemblea. Secondo i risultati, la NUPES potrebbe avere tra 165 e 195 seggi, la maggioranza presidenziale tra 290 e 330 seggi e il RN tra 20 e 45 seggi (il totale è di 577). Le carte sarebbero così mescolate perché la destra di LR perderebbe numerosi seggi rispetto al precedente mandato (121 seggi), a favore questa volta della sinistra (che aveva 60 seggi). Notiamo che non c’è una chiara volontà di opposizione al presidente: il 54% delle persone interrogate infatti, desiderano che Macron ottenga la maggioranza all’Assemblea e che possa applicare la sua politica, e il 45% desidera una coabitazione con Mélenchon.

Queste elezioni sono segnate da una forma di “disaffezione” e di “stanchezza” dei francesi. Il 74% si dicono interessati alle legislative, ma l’intenzione di votare si trova tra il 45% e il 49%. Ci avviamo quindi ancora una volta verso un’elezione segnata da un’astensione significativa.

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