Il 4 maggio gli USA hanno ufficializzato la creazione del Foreign Malign Influence Center, agenzia d’intelligence creata appositamente per monitorare e contrastare la disinformazione proveniente, in particolar modo, da Cina, Russia ed Iran. Essendo la diciannovesima agenzia del paese, in molti hanno sollevato dubbi in merito al problema della duplicazione, ovvero la possibile sovrapposizione delle aree di competenza di diverse agenzie, che finirebbe inevitabilmente per compromettere l’efficienza complessiva del sistema informativo americano. Una questione, questa, che da sempre condiziona il dibattito in merito a possibili riforme del comparto intelligence.
Il Foreign Malign Influence Center
Posta alle dirette dipendenze dell’Ufficio del Direttore dell’Intelligence Nazionale (Avril Haines), il Foreign Malign Influence Center (FMIC) ha come obiettivo primario “contrastare la minaccia duratura rappresentata da attori stranieri ostili che cercano di influenzare il governo degli Stati Uniti, i governi statali e locali, o l’opinione pubblica”. Si tratta di un’agenzia particolarmente potente, che si occupa di contrastare la disinformazione straniera condotta nei confronti dell’opinione pubblica americana e del processo democratico, specialmente durante le elezioni presidenziali. In queste occasioni, infatti, il sistema-paese è tendenzialmente maggiormente esposto ad ingerenze straniere di vario tipo. Si pensi all’inchiesta giudiziaria del 2017 nota come Russiagate, riguardante le presunte interferenze del Cremlino mirate a favorire la vittoria di Donald Trump rispetto a Hillary Clinton; o al fatto che la comunità d’intelligence USA affermò di nutrire forti sospetti sul fatto che l’Iran potesse in qualche modo cercare di fomentare disordini pubblici nel periodo antecedente la cerimonia d’insediamento di Joe Biden. Questo senza considerare le crescenti capacità di spionaggio della Cina, definita ormai la principale minaccia per la sicurezza statunitense da diversi documenti strategici: solo pochi mesi fa i Pentagon Leaks avevano rivelato la presenza di numerosi palloni-spia cinesi sul suolo americano, mentre le autorità avevano riferito di averne abbattuto solamente uno.
E’ importante tenere a mente che la creazione del FMIC ha seguito una parabola discontinua, caratterizzata da forti criticità e turbolenze di varia natura. Il 23 settembre 2022 il Department of Homeland Security aveva annuciato la creazione del Disinformation Government Board, con l’obiettivo di monitorare la circolazione di informazioni indesiderate sul web e limitare la propaganda straniera. L’iniziativa aveva suscitato una forte opposizione da parte di diverse personalità politiche a causa della poca trasparenza sulle reali capacità dell’agenzia di acquisire dati personali dei cittadini americani (il governatore della Florida Ron De Santis l’aveva addirittura paragonata al Ministero della Verità, al centro del noto romanzo di Orwell “1984”), e per questo motivo era stata temporaneamente sospesa. Tuttavia, a pochi mesi di distanza, venne rimpiazzata dallo stesso FMIC, che ne inglobò gran parte delle missioni precedentemente affidategli.
Il sistema d’intelligence USA tra specializzazione e duplicazione
Gli USA, forti delle loro diciannove agenzie d’informazione, dispongono della più numerosa ed articolata comunità d’intelligence al mondo. Oltre alla Central Intelligence Agency (che svolge attività di informazione e controspionaggio prevalentemente all’estero) e al Federal Bureau of Investigation (l’organismo investigativo interno), troviamo ad esempio la National Security Agency (il servizio preposto al controllo delle comunicazioni), la Drug Enforcement Administration (DEA) e la Defence Intelligence Agency (il servizio segreto militare). Giusto per fare un confronto, la communauté du renseignment francese è composta da sei agenzie, il sistema informativo italiano da due (coordinate dal Dipartimento Informazioni per la Sicurezza, il DIS), quello spagnolo da una sola.
Questo proliferare di strutture informative – trend accentuatosi in particolar modo tra il secondo dopoguerra ed il crollo del Muro di Berlino – è da attribuirsi a 2 fattori: l’evoluzione in senso multidimensionale delle minacce alla sicurezza nazionale (il terrorismo, i cyberattacchi, non da ultima l’information warfare in senso stretto…) e l’ingente disponibilità finanziaria degli USA. La combinazione di questi due elementi ha fatto sì che l’intero apparato andasse progressivamente espandendosi, incorporando un numero sempre maggiore di agenzie, ognuna delle quali specializzata nella raccolta informativa in un determinato campo. Allo stesso tempo, però, coordinare un sistema così complesso può portare ad inconvenienti di diversa natura. Nel caso dei servizi segreti italiani, ad esempio, sono innumerevoli gli esempi di “deviazioni”: basti pensare all’Operazione Gladio, rivelata da Giulio Andreotti nel 1990. Nello specifico caso considerato, quello americano, non mancano certo le fonti che documentano l’accesa rivalità tra Edgar Hoover, direttore dell’FBI, e l’Office of Strategic Services (OSS) diretto da William Donovan: proprio a causa di questa rivalità l’OSS sarà sciolto dal presidente Truman, salvo poi essere ribattezzato Central Intelligence Group (CIG) e, nel 1947, CIA.
Alcune di queste strutture, ovviamente, hanno competenze in comune relativamente ad un determinato ambito. Ad esprimere dubbi in merito all’effettiva utilità di una diciannovesima agenzia d’intelligence è, ad esempio, il maggiore Neill Perry, ufficiale della US Air Force Reserves. In particolare, Perry sottolinea come già nel 2016 sia stato istituito il Global Engagement Center (GEC), il cui compito è sostanzialmente quello di coordinare le politiche di contrasto informativo nei confronti della propaganda straniera sul territorio statunitense, in stretto contatto con il Dipartimento di Stato. Assistiamo, quindi, ad una sorta di “cacofonia” in materia d’intelligence: detto semplicemente, le risorse investite vengono disperse in una molteplicità di agenzie diverse tra loro, anziché essere coordinate in maniera maggiormente centralizzata (cosa che, se non portata all’estremo, garantisce un’efficienza complessiva superiore).
Conclusioni
Il Foreign Malign Influence Center rappresenta un’iniziativa estremamente rilevante per diversi motivi. Innanzitutto, ripropone nuovamente il tema della protezione dei dati sensibili, delle libertà fondamentali dei cittadini e della necessità di far si che gli apparati d’intelligence, nonostante per loro stessa natura possano fare ricorso ad azioni illecite, si trovino ad operare quanto più possibile all’interno di un framework legale ben definito: tutti temi particolarmente sentiti negli USA, specialmente in seguito a scandali come la scoperta del programma ECHELON (spyware globale di cui fanno parte i membri dei Five Eyes) e al cosiddetto Datagate (lo scandalo nato dalle rivelazioni di Edward Snowden). In secondo luogo, il FMIC riapre il dibattito relativo alla duplicazione dei servizi, che comporta spese evitabili andando ad ampliare le competenze di una determinata agenzia, anziché crearne una nuova. Storicamente l’accentramento di potere nelle mani di un singolo servizio, congiuntamente alla forte rivalità che esiste all’interno del variegato comparto informativo statunitense, ha portato a conseguenze altamente indesiderabili: ad esempio, il mancato coordinamento tra le varie agenzie informative USA è riconosciuto come uno dei motivi principali per cui non è stato possibile prevedere gli attentati dell’11 settembre. D’altra parte va sottolineato quanto i sostenitori dell’introduzione di una nuova agenzia d’intelligence (tra cui la celebre Amy Zegart) ritengono, al contrario, che ciò porterebbe diversi vantaggi ed opportunità. E’ ancora presto per valutare adeguatamente la nuova agenzia, tuttavia una cosa è certa: non appena è stata annunciata, nel bene e e nel male, ha già fatto molto parlare di sè.