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TematicheCina e Indo-PacificoDue nuovi missili per Kim?

Due nuovi missili per Kim?

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In occasione della parata per il 75° anniversario della fondazione del Partito dei Lavoratori Coreano, il leader Kim Jong-Un ha voluto mettere in bella mostra quelli che sembrerebbero a tutti gli effetti un nuovo missile intercontinentale e un nuovo missile lanciato da sottomarino. Pyongyang ha, quindi, apparentemente compiuto un nuovo passo avanti nella costruzione di un arsenale nucleare, limitato ma funzionante.

La strada nord-coreana verso un deterrente nucleare si arricchisce di una nuova tappa. La parata del 10 ottobre 2020 per il 75° anniversario della fondazione del Partito dei Lavoratori Coreano (PLC) si è trasformato in una vetrina internazionale per le nuove capacità militari nord-coreane, tra cui nuovi missili guidati anti-carro, nuovi radar, veicoli corazzati e un probabile nuovo missile balistico lanciato da sottomarino (SLBM, il Pukguksong 4). Rispettando la oramai consolidata tradizione che vuole l’anniversario del PLC come un appuntamento cruciale per mostrare i nuovi vettori sviluppati (nel 2010 fu il turno del Hwasong-10 mentre nel 2015 del Hwasong-13 mod2), il 2020 ha visto anche un missile intercontinentale inedito sfilare lungo Piazza Kim Il-sung a Pyongyang. Non è ancora chiaro come debba essere chiamato ma gli analisti ne stanno già parlando come Hwasong-16. Il vettore si aggiunge alla lista di ICBM che Pyongyang ha sviluppato negli ultimi anni tra cui il Hwasong-14 (testato due volte nel 2017 e con un raggio di circa 10.000 km) e il Hwasong-15 (anch’esso testato nel 2017, con un raggio di 13.000 km), entrambi teoricamente in grado di colpire gli Stati Uniti continentali.

Con i precedenti ICBM, il nuovo vettore condivide il sistema di propulsione liquida, la configurazione a due stadi e il sistema di lancio mobile da Transporter erector launcher, molto probabilmente WS51200 cinesi modificati pesantemente o interamente riprogettati (e questo significherebbe capacità indigene di costruzione di TELs) per trasportare un ICBM così pesante. Tuttavia, alcune differenze preoccupano gli esperti.

a) Le dimensioni del missile sono notevoli. Sulla base di misurazioni OSINT, ovviamente non dati ufficiali condivisi, il missile avrebbe un diametro di circa 2 metri, e una lunghezza di circa 19,9-20 metri. Progettato come un missile a due stadi, il primo segmento del missile misura circa 11 metri mentre il secondo 2,3 metri. La dimensione del missile testimonierebbe un aumentata capacità di trasporto e quindi payload più pesanti e sofisticati, soprattutto considerando la bassa capacità di miniaturizzazione dei nord-coreani.

b) Ancora più preoccupante, il missile potrebbe essere in grado di ospitare un maggior numero di testate. Il secondo stadio del vettore potrebbe quindi essere un MRV (improbabile un MIRV), e contenere testate nucleari su veicoli a rientro non indipendente. Se ciò fosse vero, ma non ci sono dati a conferma, testimonierebbe un salto qualitativo notevole nelle capacità ingegneristiche nord-coreane.

Senza un test specifico, è impossibile valutare l’effettivo raggio del nuovo vettore nord-coreano per cui però si aspettano prestazioni simili o maggiori di quelle dei predecessori 14 e 15. Visto lo sfoggio durante la parata, è logico aspettarsi il test nei prossimi mesi o durante il 2021.

L’ICBM non è, però, l’unico elemento che suscita preoccupazione. Il SLBM Pukguksong 4, infatti, mostra un design più largo e più lungo dei predecessori. Se il Pukguksong 3 misurava 1,4-1,5 metri di diametro e 7,8-8,3 di lunghezza con un raggio stimato attorno ai 1,900 km a partire dal test dell’ottobre 2019, il modello 4 invece sembra misurare quasi 10 metri e avere un diametro di 2,15 metri.

Questo lo rende il vettore a propulsione solida più grande in dotazione ai nord-coreani e desta apprensione su quanto Pyongyang sia in grado di aumentare il peso e la dimensione dei propri vettori a propulsione solida. Nello scenario peggiore, infatti, la Corea del Nord potrebbe sviluppare nei prossimi anni anche un ICBM a propulsione solida riducendo enormemente i tempi di preparazione e lancio (e quindi i rischi di essere disarmata da un first strike nemico) e dunque aumentare la propria capacità di deterrenza.

Quanto siano minacciose o effettive le nuove capacità mostrate il 10 ottobre è ancora da dimostrare e si attenderanno i test effettivi, tuttavia quello che risulta chiaro è che la Corea del Nord sta continuando nella sua corsa verso un arsenale nucleare, limitato ma funzionante. In barba agli sforzi di contro-proliferazione e disarmo messi in campo dalle grandi potenze negli ultimi anni.

Lorenzo Termine,
Sapienza Università di Roma – Centro Studi Geopolitica.info

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