Lo stretto di Taiwan rappresenta ancora oggi una delle aree più pericolose al mondo.
Questo braccio di mare ampio circa 180 km separa infatti la Repubblica Popolare Cinese dalla Repubblica di Cina, meglio nota come Taiwan. La difficile coesistenza di due nazioni ambedue aventi il nome “Cina”, ognuna delle quali si considera l’unico legittimo governo cinese, rappresenta uno dei principali nodi irrisolti sorti durante la Guerra Fredda. Di fronte alla progressiva assunzione di una politica estera revisionista da parte di Pechino, Taipei si è dotata di una nuova strategia difensiva volta a contrastare un’eventuale invasione cinese . Il presente contributo è finalizzato ad analizzare tale concetto strategico e il relativo impatto sulla politica di difesa di Taiwan.
La strategia
L’Overall Defense Concept, meglio noto come ODC, viene redatto nel 2017 dall’ex Ammiraglio Lee Hsi-min. La necessità di adottare una nuova strategia di difesa sorge a causa della forte crescita della disparità militare tra Pechino e Taipei, perfettamente rappresentata dall’abnorme differenza tra i rispettivi budget per la difesa, nel 2018 il bilancio per la difesa cinese era arrivato a 232 miliardi di dollari contro i circa 10 di Taiwan. L’ODC introduce quindi una strategia difensiva basata sulla guerra asimmetrica, il cui focus si basa su quattro punti: acquisizione di capacità di resistenza alla minaccia esistenziale rappresentata dalla Cina, allocazione efficace delle limitate risorse di Taiwan, sviluppo di capacità che consentano di affrontare al meglio una crisi nel breve termine e mantenimento del morale della popolazione. In base all’ODC il concetto di “vittoria” è rappresentato dalla creazione delle condizioni atte a portare al fallimento l’obbiettivo cinese di occupazione dell’isola.
Il primo concetto operativo è rappresentato dall’abbandono della visione di una guerra d’attrito in favore di una guerra asimmetrica. Esso mira a porre in essere una strategia difensiva in linea con le limitate risorse militari taiwanesi: una guerra asimmetrica pare infatti maggiormente atta a risparmiare risorse infliggendo contestualmente un elevato costo al proprio avversario.
Il secondo concetto si fonda invece sull’impiego di tattiche finalizzate ad allocare al meglio le limitate risorse taiwanesi infliggendo il massimo danno possibile alle forze cinesi, così da rendere impossibile un’invasione dell’isola. Nello specifico, elementi fondanti di tale concetto sono: l’adozione del concetto di “denial” invece di controllo del territorio, la concentrazione degli attacchi verso il centro di gravità nemico piuttosto che sulla distruzione delle sue forze, l’ingaggio del nemico nei momenti di massima vulnerabilità e la prevenzione dello sbarco e della creazione di teste di ponte.
Il terzo concetto si fonda invece sulla creazione di condizioni volte a favorire un’insurrezione come ultima linea di difesa in caso di sbarco cinese, così da impedire un controllo dell’Isola da parte di Pechino.
Applicazione concreta
L’applicazione concreta dell’ODC viene adottata attraverso due pilastri denominati “capability buildup” e “concept of operation”. La capability buildup viene implementata attraverso il raggiungimento di tre obbiettivi fondamentali: la massimizzazione delle capacità di sopravvivenza delle forze taiwanese, l’acquisizione di capacità di guerra asimmetrica e una saggia gestione delle capacità militari convenzionali. La massimizzazione delle capacità di sopravvivenza delle Forze Armate di Taiwan prevede che queste ultime debbano essere in grado di reggere all’iniziale fase di massicci attacchi a lungo raggio da parte delle forze cinesi preservando il proprio equipaggiamento e le proprie capacità C4ISR (Command, Control, Communication, Computer, Intelligence, Surveillance, Reconnaissance) e ISTAR (Intelligence, Surveillance, Target Acquisition and Reconnaissance), al fine di operare adeguatamente e porre in essere un possente contrattacco durante la seconda fase dell’operazione.
L’acquisizione di capacità di guerra asimmetrica viene conseguita attraverso un massiccio accumulo di armi piccole, leggere e altamente resistenti. Tali armi vanno disperse e nascoste attraverso l’ambiente naturale e impiegate per colpire i punti vulnerabili del nemico. I sistemi rientranti in tale categoria includono: mine marittime, aeromobili a pilotaggio remoto (UAV), droni marittimi da superficie (USV) e droni sottomarini (UUVS) , corvette stealth, batterie costiere, lanciarazzi multipli, sistemi antiaerei spalleggiabili (MANPADS) e sistemi da ricognizione mobili. Riguardo le capacità convenzionali, queste ultime sono fondamentali per il mantenimento del morale della popolazione ma ne viene scoraggiato un investimento eccessivo, in quanto le capacità principali da sviluppare sono quelle da guerra asimmetrica. Il Concept of Operation viene invece applicato attraverso quattro fasi. Di queste, le prime due verrebbero attivate immediatamente nella parte iniziale di un’eventuale invasione cinese, mentre le altre sarebbero funzionali ad affrontare uno scenario bellico nel quale le forze cinesi riescano a sbarcare.
Le prime due fasi sono: protezione della forza taiwanesi e battaglia del litorale. La prima prevede che le forze armate taiwanesi si assicurino di mantenere intatte le proprie capacità dopo l’assalto iniziale dell’esercito cinese, al fine di impiegare tali capacità al meglio nella fase successiva delle operazioni. Al fine di minimizzare la quantità di personale ed equipaggiamento perso durante l’assalto iniziale, l’esercito taiwanese deve massimizzare la propria mobilità tattica e disperdere le proprie risorse. Viene inoltre raccomandato il miglioramento delle capacità di camuffamento delle forze di difesa dell’Isola attraverso l’installazione di falsi bersagli nonché delle capacità di riparazione rapida, così da reimpiegare rapidamente le unità danneggiate.
La seconda fase è studiata per contrastare al meglio le forze cinesi nel momento in cui queste si trovino vicino alle coste. L’obbiettivo delle forze armate taiwanesi sarebbe quello di colpire attraverso attacchi integrati condotti tramite batterie costiere e aeronautica i centri di gravità dell’esercito cinese, quali grosse navi da sbarco e altri obbiettivi altamente importanti per il prosieguo dell’operazione di Pechino.
La terza fase viene invece denominata battaglia delle teste di ponte. In questo scenario le forze cinesi avrebbero già superato la battaglia del litorale, l’obbiettivo dell’esercito taiwanese sarebbe quindi la distruzione delle forze nemiche sulle teste di ponte sfruttando i tre importanti vantaggi di Taipei: alta urbanizzazione, morfologia territoriale di Taiwan, vulnerabilità cinese durante la fase di sbarco. Il primo vantaggio consiste da un lato nella possibilità di impantanare il nemico in devastanti battaglie urbane, dall’altro nella presenza di pochi luoghi idonei allo sbarco in tutta l’isola, i quali possono essere ben fortificati. Il secondo vantaggio consiste nella possibilità di approfittare della fase di sbarco delle forze cinesi, il momento nel quale il nemico si dispiega a seguito dello sbarco rappresenta infatti il momento di massima vulnerabilità. Infine è in questo scenario che possono entrare in azione tutte le capacità di guerra asimmetrica volte a danneggiare il nemico.
La quarta fase viene definita all out defense, si tratta dell’ultima linea di difesa e scatta in caso di fallimento nel rendere l’invasione impraticabile durante la battaglia delle teste di ponte. La raccomandazione fondamentale per creare le condizioni idonee all’all out defense consiste nel trasformare l’attuale forza di riserva di Taiwan (organizzata come un esercito regolare) in una forza di difesa formata da volontari, coscritti e da ogni corpo militare e civile. Le Special Operation Forces (i corpi speciali) avrebbero il compito di organizzare e addestrare una resistenza urbana/rurale, tale forza andrebbe equipaggiata con armi leggere quali MANPADS, missili anticarro ed ordigni esplosivi improvvisati (IED). Tali armi vanno stoccate in stazioni della polizia e della guardia costiera, in caso di guerra, la forza di difesa dovrebbe mobilitarsi rapidamente e prelevare le armi dai luoghi indicati.
Conclusioni
A partire dagli anni Novanta il boom economico cinese ha generato un fortissimo aumento delle spese militari da parte di Pechino. La differenza militare tra le due Cine è cresciuta ad un ritmo esponenziale negli ultimi anni, il che ha determinato la necessità per Taiwan di adattarsi adottando una strategia difensiva consona a questa nuova realtà strategica. La vittoria della nazionalista Tsai Ing Wen in occasione delle elezioni presidenziali del 2016 ha determinato un possente incremento del budget della difesa di Taipei, passato dai circa 10 miliardi del 2018 ai 17 del 2022. Ciò che si evince dal rafforzamento militare taiwanese è la sua rispondenza con gli obbiettivi indicati dall’ODC, Taipei ha infatti recentemente ottenuto la prima corvetta classe Tuo Chiang, una nave leggera e veloce, dotata di un design innovativo che la rende poco visibile ai radar nemici. Tali imbarcazioni risultano perfette per le operazioni mordi e fuggi da applicare contro la marina cinese descritte dall’ODC, le corvette verranno equipaggiati con i moderni missili Hsiung Feng III, armi a lunga gittata idonee ad essere impiegate contro grosse imbarcazioni e contro le concentrazioni militari cinesi poste sulla costa, la cui produzione di massa è stata accelerata dalla Presidente Tsai nel 2019. Anche i recenti acquisti di armi dagli Stati Uniti rispondono perfettamente agli obbiettivi della nuova strategia, tra i maggiori esempi possiamo citare: 250 FIM-92F Stinger (MANPADS), 11 lanciarazzi multipli HIMARS e 100 batterie costiere Harpoon. In conclusione, l’Overall Defense Concept ha rappresentato una vera e propria rivoluzione per Taiwan, impattando pesantemente tanto sulla dottrina militare dell’Isola, è ragionevole supporre alla luce di quanto affermato che nei prossimi anni i bilanci della difesa di Taipei saranno focalizzati ad adattare ulteriormente le forze di difesa dell’Isola ai precetti dell’ODC.