Un’ora circa di discorso dove è stato tracciato il bilancio dell’anno trascorso e gli obiettivi futuri. I punti centrali sono stati la guerra in Ucraina, il sostegno a Kiev e la crisi energetica.
Il 14 settembre la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha pronunciato, davanti al Parlamento europeo riunito a Strasburgo, il Discorso sullo stato dell’Unione. Un discorso servito a elencare i risultati conseguiti nell’ultimo anno e a presentare le priorità per l’anno successivo. Quello di pochi giorni fa però, è il primo con una guerra sul suolo europeo: per questo motivo la Presidente ha voluto iniziare parlando del conflitto in Ucraina. Ha elogiato la grande solidarietà dell’UE, che ha portato ad una rapida risposta europea, sottolineando come siano già stati messi a disposizione di Kiev 19 miliardi di euro, senza contare il sostegno militare.
Davanti alla first lady ucraina Olena Zelenska, ha rinnovato il supporto al governo ucraino con alcune proposte, tra cui lo stanziamento di 100 milioni di euro per la ricostruzione delle scuole, l’inclusione del paese nello spazio europeo del roaming gratuito e l’accesso al mercato unico senza soluzione di continuità. Si è notata però l’assenza di un accenno sui tempi di esame della domanda del governo ucraino riguardo all’adesione all’UE. Von der Leyen ha inserito nel suo discorso anche l’altra parte coinvolta in questa guerra. Ha inizialmente alzato il livello di questo conflitto, che non riguarda solo l’Ucraina, ma coinvolge anche gli europei, i loro valori e i loro futuro. È una sfida tra autocrazia e democrazia ma alla fine sarà l’Europa ad avere la meglio, secondo la Presidente. Si è poi concentrata sulle dure sanzioni che hanno colpito la Russia, che hanno messo in ginocchio il suo sistema finanziario e danneggiato gravemente la sua economia e la sua industria. E ha confermato che queste sanzioni rimarranno in vigore, perché è “il momento della risolutezza, non delle concessioni”.
Von der Leyen è passata successivamente alle questioni economiche, in particolare quelle legate al tema dell’energia. Riguardo al gas, sono stati elogiati gli sforzi che hanno portato a un accordo sullo stoccaggio comune (attualmente all’84%, non ancora sufficiente purtroppo) e alla diversificazione dell’approvvigionamento, con l’abbandono della Russia in favore di altri paesi (USA, Norvegia, Algeria etc.). È stato ricordato che lo scorso anno il gas russo rappresentava il 40% delle nostre importazioni di gas. Oggi la percentuale è scesa al 9%. La Commissione, dato l’aumento dei prezzi del gas che hanno messo in difficoltà molte famiglie e imprese, ha deciso di proporre un massimale per le entrate delle imprese che producono energia elettrica, una proposta che raccoglierà più di 140 miliardi di euro per gli Stati membri per attutire il colpo direttamente per mitigare la situazione. Nello specifico, questa somma dovrebbe essere composta da 117 miliardi di euro da ottenere fissando un tetto massimo a 180€/MWh ai prezzi dei generatori di elettricità non da gas tra dicembre 2022 e marzo 2023. I restanti 23 miliardi andranno prelevati dai profitti in eccesso degli estrattori di combustibili fossili europei per l’anno fiscale in corso. Il tutto accompagnato da una riforma complessiva del mercato dell’elettricità. Il tetto al prezzo del gas, misura tuttora in discussione, è stato invece solo accennato.
Riguardo alle risorse rinnovabili, la Presidente ha sottolineato l’importanza dell’energia eolica e solare ma soprattutto dell’idrogeno, con la volontà della Commissione di istituire una nuova Banca europea dell’idrogeno che potrà erogare fino a 3 miliardi di euro. Ha poi confermato l’impegno dell’UE riguardo al raggiungimento di un accordo a livello mondiale in occasione della conferenza delle Nazioni Unite sulla biodiversità di Montreal e della COP27 di Sharm el-Sheikh.
Menzione anche per il NextGenerationEU, il quale, secondo la Presidente, garantirà un flusso costante di investimenti per sostenere l’occupazione e la crescita. Finora sono stati erogati agli Stati membri 100 miliardi di euro, ma il percorso di questo strumento è appena iniziato, un percorso che porterà sollievo alle economie europee, ma soprattutto innovazione. Secondo von der Leyen, nell’immediato futuro sarà necessario finanziare la transizione verso un’economia digitale e a emissioni zero ma soprattutto prendere atto della nuova realtà di un debito pubblico complessivamente più elevato. A questo andranno affiancate però nuove idee di governance economica: agli Stati membri è necessaria una maggior flessibilità nel loro percorso di gestione del debito, accompagnata però da una maggiore responsabilità nell’attuare quanto concordato. È stata inoltre confermata la presentazione di un pacchetto di aiuti per le PMI, con all’interno proposta riguardante un corpus unico di norme fiscali per l’attività imprenditoriale in Europa (il quadro BEFIT).
Nella parte finale del suo discorso la Presidente ha voluto ricordare la Regina Elisabetta II e David Sassoli, scomparsi entrambi quest’anno, e si è dichiarata favorevole a una revisione dei Trattati. Ha sottolineato l’impegno della Commissione al supporto e alla protezione della democrazia, con la volontà di presentare un Defence of Democracy package, sulla lotta alla corruzione e sulla necessità di migliorare il lavoro volto ad affrontare le crisi migratorie. Infine, dovranno proseguire gli sforzi per difendere l’indipendenza della magistratura, per creare iniziative sul diritto alla salute mentale e per mettere al centro dei lavori i giovani, i loro problemi e il loro futuro. Il discorso di von der Leyen è stato definito molto politico, di ampio respiro, con poche novità di rilievo e anche pochi dettagli sulle prossime iniziative della Commissione. Pesa sicuramente l’assenza di indicazioni in materia di politica estera comune e di difesa europea. Tramite questo discorso la Presidente ha voluto evidenziare la forza e l’importanza delle decisioni prese nell’ultimo anno. È servito anche a dimostrare l’unità dell’UE non solo nel sostegno all’Ucraina ma anche nella gestione di tutte le sfide che ha davanti l’Europa. La risposta a queste sfide però passa inesorabilmente attraverso le decisioni e la volontà dei singoli Stati membri.