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TematicheItalia ed EuropaLa diplomazia parlamentare italiana riparte da Vienna

La diplomazia parlamentare italiana riparte da Vienna

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Il ruolo dei Parlamenti in politica estera è spesso sottovalutato, o meglio trascurato. Il loro compito nelle democrazie è quello di fornire atti di indirizzo ai governi, ma esiste anche l’ampio strumento della cosiddetta diplomazia parlamentare. Un esempio recente e rumoroso è quello dell’ormai ex speaker della Camera dei rappresentanti statunitense Nancy Pelosi. 

La democratica californiana, politica di grande esperienza, è stata protagonista di tante iniziative, sia in politica interna che estera. Per ultimo il suo viaggio a Taiwan, forse l’episodio più conflittuale nelle relazioni fra Stati Uniti e Cina degli ultimi anni.

A svolgere significative attività di politica estera non sono però solo gli speaker d’Oltreoceano: sta avendo un ruolo chiave in questi mesi Ruslan Stefanchuk, presidente della Verkhovna Rada, ovvero il Parlamento monocamerale ucraino. Stefanchuk, oltre a essere lo speaker, è uno dei principali ideologi del partito di Volodimir Zelensky e in questi mesi si sono moltiplicate le sue ambasciate europee. Ultima in ordine di tempo quella a Parigi dall’omologa Yael Braun-Pivet. Non possiamo poi dimenticare che lo stesso presidente ucraino è stato protagonista di interventi in diverse sedi parlamentari, fra cui anche quella italiana, nelle settimane immediatamente successive allo scoppio del conflitto.

Le sedi di cooperazione

Nel quadro della diplomazia parlamentare sono in particolare le Camere basse a svolgere un ruolo importante. Come dimostra l’esistenza di un G7 parlamentare composto dai presidenti delle Camere basse dei Paesi appartenenti all’organizzazione. L’ultimo G7 è stato ospitato a metà settembre dai tedeschi a Berlino, in simmetria con quello governativo; padrone di casa la socialista Barbel Bas, presidente del Bundestag. Il prossimo sarà in autunno in Giappone: primo G7 per due neo presidenti, lo speaker statunitense Kevin McCarthy e il presidente della Camera dei deputati Lorenzo Fontana.

Fra Roma e Vienna

I presidenti delle due Camere italiane sono in carica da pochi mesi ma hanno già partecipato a un primo evento internazionale: si tratta dell’inaugurazione della sede del Nationalrat austriaco, dopo un lungo restauro concluso nelle scorse settimane. Lorenzo Fontana e Ignazio La Russa sono stati nei giorni scorsi a Vienna, ospiti di Wolfgang Sobotka

Il presidente della Camera bassa austriaca è una figura interessante: esponente popolare, presiede il Consiglio nazionale dal dicembre 2017. Uomo di fiducia del cancelliere Sebastian Kurz, dunque protagonista prima della stagione di centrodestra frutto dell’accordo fra il Partito popolare e il partito di estrema destra FPO; quindi del governo bianco-verde, in seguito all’intesa dell’allora premier con i Verdi. Dopo l’addio di Kurz alla politica a causa agli scandali che lo hanno toccato, ad assumere l’incarico di cancelliere è stato Karl Nehammer, altro esponente dell’OVP – il partito popolare austriaco. In queste stagioni la presenza di Sobotka è stata una costante. Spia evidente di una solidità politica dell’esponente popolare, che peraltro ha un rapporto stretto con il nostro Paese e che negli scorsi mesi era stato ricevuto anche dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Camera e Senato: i profili internazionali dei due presidenti

Lorenzo Fontana è l’uomo delle relazioni internazionali della Lega, per storia e percorso, già molto prima di diventare presidente di Montecitorio. Per lui Bruxelles è una seconda casa, dopo la sua Verona. È stato fino al 2018 parlamentare europeo del gruppo ENF, genitore dell’attuale Identità e Democrazia. Ignazio La Russa è fra i fondatori di Fratelli d’Italia, già ministro della Difesa fra il 2008 e il 2011. Non ha mai avuto incarichi europei ma la sua leader di partito nonché premier Giorgia Meloni è presidente dei Conservatori europei. Entrambi hanno per il momento scelto di non avere un consigliere diplomatico. E non hanno ancora pianificato missioni internazionali. Sarà però interessante vedere come si comporteranno nei rapporti con i Parlamenti con i quali esistono protocolli di collaborazione. Come nel caso dell’Assemblea nazionale francese.

Gli altri appuntamenti parlamentari

Nei giorni scorsi invece il vicepresidente di Montecitorio Giorgio Mulè ha partecipato – su delega dello stesso Fontana – alla cerimonia per l’inaugurazione del semestre di presidenza svedese dell’Unione in chiave parlamentare. Dopo aver illustrato le priorità del semestre lo speaker scandinavo Andreas Norlén ha dato la parola ai rappresentanti degli altri Parlamenti. E con il suo intervento il vicepresidente forzista (dunque appartenente alla stessa famiglia europea del popolare Norlén) ha evidenziato i temi mancanti nell’agenda svedese. Due fra tutti: i rapporti col Mediterraneo e la gestione dei flussi migratori. Un segnale chiaro della postura che vuole assumere il nostro Paese, a tutti i livelli.

Un altro indizio sui prossimi passi che percorreranno le istituzioni parlamentari lo si rintraccia nelle dichiarazioni del presidente della commissione Esteri di Montecitorio, l’ex ministro Giulio Tremonti. Intervistato da Federico Fubini sul Corriere della Sera ha sottolineato l’importanza delle relazioni con i vicini d’Oltralpe: «La commissione Esteri – ha detto – sta aprendo canali di diplomazia parlamentare con la Francia e la Germania. Personalmente sono ottimista. È questo che va fatto: in questo nuovo mondo in cui anche i governi decidono il futuro dell’industria e della tecnologia, sono per l’apertura di rapporti più stretti con Francia e Germania». 

Non ha mancato di illustrare le proprie linee guida anche Stefania Craxi, presidente della commissione Esteri e Difesa del Senato, proprio su Geopolitica.info poche settimane fa. In cima alle sue priorità ci sono sicuramente Africa e Mediterraneo. Ma Craxi ha parlato anche del nodo Iran, e ha annunciato di aver inviato una lettera al suo omologo Vahid Jalalzadeh, «con particolare riferimento al tema del rispetto dei diritti umani». Aggiungendo che «la diplomazia è lo strumento principe per far sentire la nostra voce».

Nei prossimi mesi si comprenderà come i vari soggetti titolati muoveranno i prossimi passi. Una lente la meriteranno di certo anche le delegazioni presso le organizzazioni internazionali, per il momento ancora in fase di composizione.

Le prossime riunioni multilaterali

Chiudiamo con una road map di quelli che saranno i prossimi appuntamenti multilaterali in agenda. Il primo è in Bahrein a marzo per l’assemblea dell’Unione interparlamentare. Difficile siano presenti i due presidenti, più probabile scelgano di delegare un vicepresidente o un esponente della commissione Esteri. Non dovrebbero invece mancare a Praga a fine aprile per la conferenza dei Presidenti di Parlamenti Ue: occasione importante non solo per gli indirizzi finali che possono essere approvati, ma per i molti incontri bilaterali che di consueto si organizzano. Le altre date da fissare in agenda sono invece in autunno: il già citato G7 in Giappone, il G20 in India e la Cop28 sul clima negli Emirati arabi.

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