Lo scorso 5 Settembre la Corte Suprema Israeliana ha rigettato l’appello contro la demolizione del villaggio beduino di Al Khan Al-Ahmar nel deserto ad Ovest di Gerusalemme dove vivono circa 180 persone tra uomini, donne e bambini. Il villaggio è particolarmente importante anche per il fatto di ospitare la scuola ecologica di gomme costruita con l’impegno della ONG “Vento Di Terra” che ospita circa 160 alunni offrendo istruzione e speranza.

Dopo L’approvazione della legge da parte del Parlamento israeliano che indica Israele come “Stato-Nazione degli Ebrei” continua anche il processo di colonizzazione dell’area C importante per il rafforzamento territoriale Israeliano che deve velocizzare la “pratica” Palestinese per poter fronteggiare le crescenti minacce provenienti dai paesi vicini tra cui l’Iran di Hassan Rouhani principale nemico nello scacchiere geopolitico Medio-orientale d’Israele.
Circa un mese ho visitato il villaggio beduino ad Al Khan Al-Ahmar ed ho incontrato il responsabile tecnico-amministrativo della comunità che mi ha detto che si aspettavano una sentenza negativa nei loro confronti e nei confronti di tutte le comunità beduine che abitano la zona, perché in contrasto con i piani del fiorente stato israeliano. Se dal punto di vista del diritto internazionale l’espropriazione di quelle terre va contro molti diritti della persona umana indicati nella Convenzione di Ginevra relativa allo statuto dei Rifugiati del 1951, secondo la corte suprema israeliana il villaggio è stato costruito in contrapposizione alle leggi interne esistenti e quindi dev’essere demolito, però da un punti di vista geopolitico il villaggio si trova proprio al centro di due insediamenti e la sua rimozione comporterebbe lo sblocco di un corridoio usufruibile per agevolare gli spostamenti israeliani così da rafforzare nel tempo la presenza nell’Area C fino ad un completo controllo della stessa.

Nell’ottica colonizzante la destra che si trova al governo d’Israele oggi ha offerto alla comunità beduina di stabilirsi temporaneamente in un sito vicino alla città palestinese di Abu-Dis, ma la sistemazione definitiva e con esse il destino di queste 180 persone nonché dell’intera comunità beduina Palestinese che oggi conta 18 villaggi rimane incerto. In futuro, solamente due possibili soluzioni sembrano prefigurarsi: una che consiste nell’intervento della comunità internazionale che per tutelare i diritti dei palestinesi spinga per la soluzione a due stati, attraverso presenza effettiva e monitoraggio fino ad una completa realizzazione dello stesso, oppure quel piccolo, diviso e debole Stato Palestinese che oggi ha due linee governative, quella più rigida e violenta di Hamas sulla striscia di Gaza e quella dell’Autorità Nazionale Palestinese che governa la West Bank con un approccio più diplomatico e garantista, è destinato a dissolversi sotto i colpi legislativi e militari di Israele.