Il 19 gennaio, il Dipartimento del Tesoro statunitense ha ufficialmente designato il movimento yemenita Houthi, conosciuto formalmente come Ansar Allah, come un’organizzazione terroristica. Il gruppo è accusato di essere il responsabile degli attentati commessi nel corso del conflitto yemenita, tra cui vanno inclusi gli attacchi transfrontalieri, in particolare quelli diretti contro l’Arabia Saudita, e le operazioni che minano la vita della popolazione civile, le infrastrutture e le rotte marittime del commercio internazionale.
La mossa statunitense
Una decisione, questa, che era già stata vagliata dall’amministrazione americana nel 2018, ma non finalizzata poiché l’Inviato Speciale ONU in Yemen aveva avvisato che una tale scelta avrebbe reso impossibile l’arrivo degli aiuti umanitari e avrebbe reso molto complicata la partecipazione del movimento Houthi ai negoziati politici necessari per porre fine alla guerra.
Oltre all’organizzazione in sé, l’amministrazione Trump ha designato tre leader del movimento, Abdullah Yahya al-Hakim, Abd al-Khaliq Badr al-Din al-Houthi e Abdul Malik al-Houthi, come Specially Designated Global Terrorists.La decisione è entrata in vigore il 19 gennaio sebbene il Dipartimento del Tesoro statunitense abbia concesso licenze ad alcune organizzazioni, tra cui le Nazioni Unite e il Comitato Internazionale della Croce Rossa, esentandole dalle restrizioni connesse alla designazione del gruppo sciita come terrorista. Allo stesso tempo, saranno consentite alcune attività ufficiali condotte dal governo statunitense e l’esportazione di beni agricoli, medicinali e dispositivi medici.
Mark Lowcock, Sottosegretario Generale delle Nazioni Unite per gli Affari Umanitari, nella riunione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, ha attaccato la decisione statunitense, affermando che “queste deroghe non sono abbastanza per evitare un disastro umanitario in Yemen e che lo Stato yemenita deve essere messo nelle condizioni di importare forniture di base come cibo e medicine”. Secondo il Segretario “designare gli Houthi come organizzazione terroristica allontanerà numerosi fornitori, banche, spedizionieri e assicuratori dal fare affari in Yemen per paura delle sanzioni di Washington”, rendendo la situazione delle famiglie yemenite ancora più tragica.
Chi sono gli Houthi?
Il movimento degli Houthi, il cui nome deriva dal cognome del suo fondatore Husayn al-Houthi, è un gruppo fondato nel Governatorato di Sa’da nel 1992, come risposta all’emarginazione da parte del governo centrale nei confronti della corrente a cui appartengono, gli sciiti zayditi. I membri del gruppo sciita, all’epoca, volevano preservare la propria identità ed evitare la “sunnizzazione” dell’Islam yemenita. Le critiche della leadership degli Houthi nei confronti del regime di Ali Abdullah Saleh hanno portato il movimento a un conflitto diretto con il governo di Sana’a. Tra il 2004 e il 2010, infatti, il Governatorato di Saada è stato teatro di numerosi conflitti, grazie ai quali gli Houthi, da piccolo movimento di opposizione al sistema, sono diventati una vera e propria milizia armata capace di combattere contro le forze del regime e sconfiggerle.
Il movimento degli Houthi è stato protagonista delle rivolte popolari del 2011 e ha approfittato della caotica situazione per rafforzare il proprio controllo nel Nord del Paese e spostarsi verso la capitale. Nel 2014, vista l’incapacità del governo centrale nella risoluzione dei profondi problemi economici e politici dello Stato mediorientale, gli Houthi hanno preso il controllo di Sana’a. La presa della capitale è stata resa possibile dal sostegno dell’ex Presidente Saleh e dalle sue forze che erano uscite sconfitte dalle rivolte di 3 anni prima. L’alleanza con Saleh si è rivelata fondamentale per riuscire a impossessarsi delle istituzioni statali e accedere alle risorse militari (carri armati, artiglieria e armi antiaree). Il movimento sciita, oltre all’appoggio dell’ex Presidente Saleh, ha ricevuto sostegno economico e militare dall’Iran, avvicinandosi sia ideologicamente che operativamente al network transnazionale sciita che fa capo proprio all’Iran. L’avanzata degli Houthi ha causato l’intervento delle potenze regionali: Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti, intervenuti principalmente perché intimoriti dall’espansionismo iraniano, da allora sono in guerra contro il movimento sciita che, comunque, continua a mantenere il controllo della capitale e, dal 2018, ha iniziato ad attaccare la monarchia saudita con missili e droni.
Nonostante il chiaro appoggio iraniano, pensare che gli Houthi rappresentino dei proxy iraniani è completamente errato. A tal riguardo, sono pochissime le prove che dimostrano che dietro le mosse degli Houthi ci sia il controllo iraniano: gli esperti, infatti, affermano che gli Houthi abbiano ignorato il consiglio dell’Iran di non impadronirsi della capitale e, inoltre, sembra che l’Iran spenda solo qualche milione all’anno per il conflitto nello Yemen, contro i miliardi spesi dalla coalizione araba.
Concepire, quindi, il conflitto nello Yemen come una guerra per procura significa non tener conto delle complessità delle cause che lo hanno generato. L’espansione degli Houthi è stata, infatti, resa possibile dal sostegno di diversi gruppi tribali, spesso emarginati dal governo centrale, dalle carenze emerse nella fase di transizione politica dopo le rivolte del 2011 e dall’incapacità del governo di attuare importanti riforme politiche.
Lo scopo della mossa statunitense
Sembra che la designazione di Ansar Allah come organizzazione terroristica sia stato il capitolo finale della campagna della massima pressione portata avanti dall’amministrazione Trump sull’Iran. La scelta statunitense risulta, inoltre, essere in linea con le altre recenti designazioni di diverse milizie filo-iraniane in Iraq come organizzazioni terroristiche e fa sì che il livello di scontro con l’Iran rimanga alto anche dopo la fine della presidenza repubblicana.
Lo scopo finale di queste decisioni potrebbe essere quello di indebolire tutti gli alleati proxies iraniani nella regione così da ridurre il peso dell’Iran nell’area MENA e preservare, in particolare, gli interessi di Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, due Stati impegnati nella guerra in Yemen e nello scontro con l’Iran. A tal proposito, il governo legittimo yemenita ha accolto con favore la mossa del Segretario Pompeo, sostenendo che l’inclusione degli Houthi tra le organizzazioni terroristiche internazionali potrebbe limitare l’influenza dell’Iran, contribuendo così a una maggiore stabilità nella regione. Secondo il governo yemenita, porre fine al legame tra la teocrazia iraniana e gli Houthi obbligherebbe i ribelli ad arrendersi e sedersi al tavolo dei negoziati di pace.
Gli analisti, comunque, sono molto scettici sulla possibilità che questa mossa possa indebolire i legami che collegano gli Houthi all’Iran o che addirittura possa cambiare il corso della guerra a favore della monarchia saudita. Il conflitto in Yemen, probabilmente, seguirà il suo corso e gli Houthi continueranno ad avere accesso agli aiuti finanziari e militari provenienti dall’Iran, continuando a scontrarsi con la coalizione internazionale a guida saudita.
Le conseguenze della scelta statunitense
Nonostante le deroghe e le licenze consentite dalla legge, la mossa statunitense potrebbe rendere più complicato il lavoro delle ONG, le quali rischierebbero di non avere più accesso ai finanziamenti statunitensi necessari per fornire aiuti umanitari nelle aree settentrionali dello Yemen, ossia quelle controllate dagli Houthi. Uno scenario del genere sarebbe disastroso visto che quasi l’80% degli yemeniti vive nelle aree controllate dagli Houthi, compresa la capitale Sana’a e il porto di Hodeidah. Circa l’80% della popolazione, inoltre, necessita di assistenza umanitaria e la decisione dell’amministrazione Trump rischia di rendere più complicato di quanto già sia il lavoro delle Nazioni Unite. Oltre alle difficoltà riguardanti l’assistenza umanitaria, la mossa statunitense impedirà a diversi individui ed entità di attuare transazioni, trasferimenti bancari o di acquistare cibo e benzina. Inoltre, in seguito a questa decisione, i combattenti yemeniti saranno esclusi dalle operazioni di sostegno finanziario e di risorse materiali inviate attraverso banche o istituzioni statunitensi, mentre gli yemeniti all’estero potrebbero non essere più in grado di trasferire denaro alle proprie famiglie.
Le azioni di Pompeo potrebbero complicare gli sforzi promessi dal Presidente Biden in campagna elettorale, riguardanti la riduzione delle tensioni con l’Iran e la fine del conflitto in Yemen. L’amministrazione Trump, nel periodo post-elettorale, ha attuato la cosiddetta well poisoning strategy, una strategia volta ad ostacolare la nuova amministrazione democratica e rendere il passaggio di consegne ancora più complicato. A causa di ciò, risulta difficile immaginare un cambio nella strategia statunitense nel breve termine, anche se Anthony Blinken, nel corso dell’udienza di conferma della sua nomina a Segretario di Stato, ha dichiarato che avrebbe riconsiderato la decisione dell’amministrazione precedente, riservando non poche critiche anche nei confronti della coalizione saudita, anch’essa, secondo Blinken, responsabile dell’attuale crisi umanitaria. Inoltre, qualora Biden volesse rimuovere Ansar Allah dalla lista delle organizzazioni terroristiche, si andrebbe incontro a un lungo processo burocratico che potrebbe durare mesi.