Il 9 novembre, Day-1 dell’Internet Governance Forum (IGF) Italia 2021, Geopolitica.info ha discusso la crisi mondiale dei semiconduttori da una prospettiva intercontinentale che colloca l’Italia nel complesso contesto geostrategico e geoeconomico post-Covid.
La sessione “Crisi dei Semiconduttori. Una Questione Geopolitica” ha presentato il report di Geopolitica.info sul tema, spaziando poi su prospettive regionali (Asia e Africa). Dopo la presentazione del report da parte di Alessandro Vesprini, il moderatore Raffaele Ventura ha dato la parola a Riccardo Nanni, il quale ha affrontato la questione con un focus regionale sull’Asia in relazione all’interesse e al posizionamento italiano. È stato quindi il turno di Stephanie Arnold, che ha illustrato la situazione strategica africana nella catena del valore delle terre rare e dei materiali semiconduttori. A seguito di questi interventi, tutti da parte di analisti e analiste di Geopolitica.info, la sessione è proseguita con un confronto con il pubblico sul futuro della catena produttiva dei microchip.
In particolar modo, la sessione ha affrontato la reazione degli Stati alla crisi dei semiconduttori, le implicazioni per le catene produttive nonché il ruolo dell’Italia e dell’Unione europea. Se da una parte è visibile una corsa all’autonomia strategica e tecnologica a livello globale, accompagnata da un processo di accaparramento delle risorse, dall’altra è presente una forte e complessa interdipendenza tra paesi ed aree del mondo. La dipendenza europea dalle terre rare africane è un esempio di questo. Per contrastare tale tendenza molti paesi industrializzati hanno adottato diverse misure per ridurre la dipendenza strategica nei confronti degli stati produttori di semiconduttori. Queste misure hanno inciso in maniera significativa sulle catene produttive dall’estrazione delle terre rare alle nuove tecnologie alimentate da semiconduttori. Di conseguenza, è cominciata una corsa ai microchip partendo dall’approvvigionamento di materiali come il coltan, componente essenziale per i semiconduttori, e il cobalto, la materia prima usata nelle batterie al litio adoperate per cellulari, tablet, computer o altri dispositivi elettronici. Nei paesi di estrazione, in primis la Repubblica Democratica del Congo, la competizione globale per tali materie prime è causa di forte instabilità politica e sociale. In altri paesi africani sono ancora in fase di attivazione i progetti di estrazione di coltan e cobalto e resta da vedere se prevarrà il contributo allo sviluppo socio-economico oppure i costi ambientali e un possibile indebolimento delle istituzioni locali.
A livello di lavorazione l’interdipendenza economica tra la manifatturiera di microchip taiwanese TSMC e Huawei, che fa da contraltare alla dipendenza strategica di Taiwan dagli Stati Uniti, è un ulteriore paradosso nell’epoca della competizione tecnologica e commerciale tra USA e Cina. In questo quadro, l’Italia deve inserirsi in una strategia il più possibile europea. Se da una parte l’Italia resta presa tra lo schieramento strategico a Occidente e la volontà di rapporti economici proficui con la Cina, dall’altra il governo Draghi ha sancito l’avvento di una politica più riluttante nei confronti dell’interdipendenza con la Cina in settori strategici rispetto al governo Conte I. L’uso del “golden power” per impedire l’ingresso di capitale cinese nella manifatturiera di microchip Lpe, con sede a Branzate, è esemplare di questo.
In conclusione, la sessione ha fornito un quadro geopolitico comprensivo per spiegare le cause della crisi nella produzione dei semiconduttori e le sue implicazioni per la lavorazione degli stessi sia a livello mondiale sia per l’Italia e l’Unione europea.
È possibile rivedere l’evento qui!
Stephanie Arnold e Riccardo Nanni,
Università di Bologna – Geopolitica.info