Il Sudafrica, principale economia dell’Africa australe, si trova in una situazione di instabilità politica e crisi economica che poggia le basi su decenni di corruzione e malgoverno peggiorando negli anni a causa dell’inflazione legata allo scoppio del conflitto russo-ucraino e del piano di gestione e di ripresa dal COVID-19 poco efficace. In questo articolo si cercherà di comprendere il ruolo giocato dall’epidemia da COVID-19 nell’acuire questo insieme di instabilità politiche, economiche e sociali. Le dimensioni toccate saranno quella economica, quella sociosanitaria e quella politica. Analizzarle insieme permetterà di meglio definire le sfide interne che Pretoria dovrà contrastare per ricominciare a crescere dopo un decennio di sostanziale ristagno economico e per poter rilanciare il suo ruolo all’esterno. Questa debolezza interna del Sudafrica ha, infatti, conseguenze geoeconomico e geopolitico in Africa australe e non solo.
La gestione della pandemia e l’impatto sull’economia del Paese
Nell’ultimo anno una disoccupazione di oltre il 30%, una crescita del PIL intorno allo zero, inflazione vicina all’8% e costanti carenze di energia hanno portato in piazza migliaia di sudafricani. Le proteste, periodiche e diffuse in tutto il Paese, sono talvolta sfociate in episodi di violenza tra le forze dell’ordine sudafricane e i manifestanti. Il Paese che ha goduto di circa un decennio di rapida crescita economica a partire dall’inizio del millennio, tanto da essere incluso tra i BRICS, ha vissuto nell’ultimo decennio una situazione di periodiche contrazioni e riprese dell’economia. Questo sostanziale ristagno dell’economica è coinciso con un costante aumento delle disuguaglianze interne al Paese, che figura da anni ai primi posti per indice di GINI. Nel 2020, questo contesto macroeconomico già poco prospero è stato colpito dagli effetti nefasti del COVID-19 tanto sul piano sanitario che quello economico. Il mercato del lavoro sudafricano, caratterizzato da una disoccupazione strutturalmente elevata, che da vent’anni non è mai scesa sotto il 20%, dispone anche di pochi strumenti di salvaguardia per i lavoratori. Questa particolare struttura del mercato del lavoro e le elevate disuguaglianze economiche interne al Paese sono ancora eredità del regime di Apartheid. Mentre la separazione politica è stata pienamente smantellata, il privilegio economico della popolazione bianca non è mai stato del tutto riformato, lasciando le condizioni per perpetuare disuguaglianze economiche.
I lockdown e le restrizioni alla circolazione e alle attività economiche non fondamentali hanno causato un immediato aumento della disoccupazione, della povertà e, di conseguenza, delle disuguaglianze. Infatti, i lavoratori maggiormente colpiti sono stati quelli autonomi e quelli impiegati in mercati informali. L’assenza di sufficienti misure di aiuto alla popolazione durante e dopo le maggiori restrizioni volte a contenere la diffusione del COVID-19 ha reso il reintegro dei lavoratori più lento. Sul piano teorico e retorico il compito di rilanciare l’economia sudafricana era stato assegnato all’ Economic Recontruction and Recovery Plan (ERRP), lanciato a ottobre 2020 dal Presidente Cyril Ramaphosa. L’ERRP aveva tra i suoi principali obiettivi quello di contrastare la dilagante disoccupazione, sostenuta da uno sviluppo industriale ed energetico sostenibili. Tuttavia, le misure adottate per raggiungere tali obiettivi stentano a portare i frutti promessi, anche a causa delle conseguenze economiche ed energetiche del conflitto russo-ucraino. Il Sudafrica, infatti, è un Paese particolarmente insicuro sul piano energetico e ha risentito più di altri Paesi africani, produttori ed esportatori di idrocarburi, dell’aumento dei prezzi delle commodities energetiche. A questo si aggiunge l’effetto spillover sull’economia regionale. Il Sudafrica è di gran lunga l’economia più grande dell’Africa australe e l’instabilità economica e politica di Pretoria ha risvolti negativi anche sui Paesi limitrofi. Da qui la rilevanza geopolitica e geoeconomica delle dinamiche interne al Paese.
Le conseguenze sociosanitarie amplificano delle disuguaglianze
Andando più nello specifico dell’impatto della gestione della pandemia in Sudafrica bisogna considerare come gli effetti delle misure di contenimento e le strutture sociosanitarie hanno colpito la popolazione. Se, come visto, le misure di contenimento hanno colpito i lavoratori meno tutelati, sul piano sociosanitario l’epidemia da COVID-19 ha contribuito ad aumentare le disuguaglianze, colpendo maggiormente quelle stesse fasce più povere della popolazione. Sul piano sanitario le aree rurali hanno risentito particolarmente gli effetti della pandemia. Si sono registrati tassi di mortalità molto più elevati rispetto a quelli registrati nei grandi centri urbani e tra i più alti al mondo. La causa è stata l’incapacità delle infrastrutture sanitarie di adattarsi all’emergenza su larga scala.
A questo tipo di pressioni economiche e sanitarie si aggiungono quelle sociali dovute alle disposizioni governative in merito alle pratiche funerarie. Le comunità rurali gestiscono direttamente le cerimonie funerarie senza intermediazione di autorità, disponendo di relativa libertà per luoghi di sepoltura dei defunti. Lo Stato ha disposto severe restrizioni a queste pratiche, trattandosi di contesti sociali che potevano facilitare la diffusione del COVID. L’implementazione da parte dello Stato di tali misure nelle aree rurali, dove queste cerimonie tradizionali che coinvolgono intere comunità e dove minore era il sostegno da parte del personale e delle strutture sanitarie statali, è avvenuta con severità. In alcuni casi, l’implementazione di queste misure ha visto l’intervento duro delle forze dell’ordine, creando una percezione nelle aree rurali di uno stato che stava “combattendo con le tradizioni locali”
La debolezza dell’ANC inizia da prima del COVID
Alle sfide economiche portate dall’impatto del COVID-19 che si inseriscono nelle problematiche strutturali, si aggiungono quelle politiche che si svolgono, intrecciandosi, a livello del partito di maggioranza e su quello della leadership del presidente. Da una parte vi sono quelle che hanno un’origine altrettanto di lungo periodo e che coinvolgono l’African National Congress (ANC), dall’altra quelle che coinvolgono direttamente l’attuale presidente, Cyril Ramaphosa. L’ANC ha sempre vinto le elezioni da quando, nel 1994, queste si tengono a suffragio universale senza discriminazioni razziali. Tuttavia, la diffusa corruzione e gli scarsi risultati economici ottenuti dall’ANC hanno progressivamente eroso la grande fiducia che godeva nel Paese. Per la prima volta nel 2021 il partito ha ricevuto meno del 50% dei voti nell’occasione delle elezioni municipali.
Cyril Ramaphosa, invece, ha evitato l’impeachment in parlamento ed è stato riconfermato presidente dell’ANC dall’assemblea del partito e candidato per le elezioni generali del 2024, in quanto considerata la persona più adatta a invertire l’andamento negativo del partito. La sua credibilità politica, però, rimane condizionata dal “farmgate”, visto anche il peso che aveva posto sulla lotta alla corruzione durante la corsa elettorale al suo primo mandato. Nel 2019, Ramaphosa aveva vinto le elezioni presentandosi come una figura profondamente diversa dal suo predecessore, Jacob Zuma, promettendo di combattere la corruzione interna al partito e al Paese e di rilanciare l’economia. A distanza di quattro anni, Ramaphosa si ritrova a gestire una situazione economica ed energetica disastrosa che deriva da un insieme di debolezze strutturali e dalla combinazione degli shock esterni dovuti alla pandemia e al conflitto in Ucraina. Allo stesso tempo deve anche ricostruire una credibilità politica intaccata, quantomeno al livello mediatico, dal farmgate, per poter ambire a risollevare il consenso popolare personale e del partito.
Conclusioni
La pandemia da COVID-19 ha fatto emergere una serie di debolezze strutturali di natura economica, sanitaria, sociale e politica del Sudafrica. Un mercato del lavoro affetto da disoccupazione strutturale che contribuisce alle profonde disuguaglianze economiche del Paese eredità di questioni mai affrontate nel processo di smantellamento del regime di Apartheid. Contrastare queste dinamiche così incardinate nel sistema politico, economico e sociale del Sudafrica necessita riforme radicali e grandi investimenti, alla cui base, però, serve credibilità e sostegno politico. In conclusione, osservare gli sviluppi interni dell’instabilità che sta vivendo il Sudafrica aiuta a comprendere anche le evoluzioni degli equilibri geopolitici e geoeconomici, in primo luogo, dell’Africa australe e in estensione dell’Africa subsahariana, in quanto si tratta di una delle più grandi economie del continente e la più industrializzata tra i Paesi a sud del Sahara. A questo si aggiunge che gli interessi italiani all’interno del Paese, soprattutto quelli sul piano energetico, devono essere al corrente delle discusse dinamiche politico-economiche che permeano il Sudafrica al fine di meglio perseguire i propri interessi.