A causa del virus tutte le nostre abitudini sono state radicalmente cambiate: non si viaggia più; aziende chiuse; e l’intero scenario economico è stato scosso da questo fenomeno. Inoltre, c’è una minore domanda di energia e quindi una riduzione globale delle emissioni di gas ad effetto serra.
Le immagini pubblicate dalla NASA qualche tempo fa riportano la drastica differenza del livello di inquinamento da diossido di azoto (NO₂) nei cieli cinesi. Tutto ciò è dovuto al blocco delle attività a causa dell’epidemia del Covid-19.
La stessa diminuzione di emissioni di NO₂ è stata rilevata in diversi altri Paesi in seguito alla crisi economico-finanziaria del 2008-2009.
Anche la qualità dell’aria in Italia ha risentito degli effetti simili: le misure di contenimento per prevenire l’ulteriore diffusione del virus hanno portato ad una notevole diminuzione dell’inquinamento dell’aria e delle emissioni di gas ad effetto serra.
Nonostante il diossido di azoto non sia uno dei gas ad effetto serra legati al cambiamento climatico, esso fa da tramite per le emissioni degli altri gas che riscaldano l’atmosfera, rendendolo molto dannoso ed è, inoltre, un agente inquinante che aumenta il rischio di asma, infiammazione ai polmoni ed altre problematiche a livello respiratorio.
Effetti positivi sull’ambiente
Tutto ciò fa pensare che il Covid-19 stia avendo un ottimo effetto sull’ambiente: la Terra sta finalmente tornando a respirare.
Purtroppo però questi benefici – come quelli registrati nel post-crisi finanziaria 2008/09 – tendono ad essere temporanei e potrebbero portare a maggiori emissioni: non appena la crisi sarà finita si tornerà ad operare come prima, per bilanciare la perdita economica accumulata fino a quel momento, se non più.
I leader politici sono già alla ricerca di modi per rimediare a queste perdite ed i loro approcci mireranno al lungo periodo, per questo devono essere scelti cautamente. I governi di tutto il mondo dovrebbero cercare di non rispondere a questa crisi sanitaria esacerbandone un’altra – quella climatica.
Negli anni, cinque milioni di persone sono morte prematuramente a causa dell’inquinamento e di certo non si può pensare di tornare ai livelli precedenti alla crisi perché ciò contribuirebbe solo ad aumentare il rischio di morte prematura per le persone con problemi respiratori preesistenti.
Azioni per il post-pandemia
Dopo le precedenti crisi economiche, le soluzioni adottate dai governi riguardavano il restauro e il rinnovo di impianti di combustibili fossili, di strade, investimenti nell’industria pesante. Questa linea non risulta la più adeguata da seguire per il post-pandemia.
La giusta alternativa sarebbe combattere entrambe le battaglie: quella per una nuova crescita economica e quella al cambiamento climatico.
Investire in un’economia low-carbon e resiliente ed in infrastrutture sostenibili è la chiave anche per una crescita con benefici sociali duraturi: potrebbero aiutare sia la crescita economica che la qualità dell’aria. Di fatto, come riportato dal World Economic Forum, una azione climatica tale potrebbe apportare 26 trilioni di dollari di benefici economici generando circa 65 milioni posti di lavoro a livello globale.
Cosa fa l’Unione europea
Dopo pochi mesi dall’annuncio del lancio del Green Deal Europeo, l’Unione europea ha ammesso che sta affrontando dei ritardi in questo campo dovuti alla crisi sanitaria. Infatti, la Commissione europea si è trovata a riordinare le proprie priorità, il che ha posto delle iniziative tra la categoria delle “non essenziali” che verranno prese in considerazione con un ritardo di alcune settimane. Tra le iniziative connesse al Green Deal che rientrano in questa categoria vi sono: la strategia per la biodiversità, la strategia “farm-to-fork” e quella per le materie prime. Il portavoce della Commissione per il Green Deal ha però affermato che i lavori a lungo termine riguardanti il Green Deal andranno avanti in parallelo insieme alle misure per contrastare la crisi dovuto alla diffusione del Covid-19. Sono, inoltre, molteplici le voci all’interno del Parlamento europeo, che supportano l’idea di andare avanti con la lotta al cambiamento climatico perché non si possono negare gli effetti interdipendenti della pandemia su questo.
L’Agenzia europea per l’ambiente sta monitorando gli effetti del Covid-19 sull’ambiente ma ha anche affermato che, per ora, si possono vedere solo gli effetti a breve termine e che per avere una visione più a lungo raggio bisogna monitorare i dati provenienti da vari settori ed in diversi momenti successivi alla fine della crisi. Sottolinea anche che questi effetti sull’ambiente avvengono a caro costo per la società, che ha dovuto cambiare radicalmente ed in poco tempo le sue abitudini e stili di vita. Infatti, l’Unione europea stessa si era prefissata la meta della neutralità climatica tramite una graduale riduzione dei gas inquinanti.
Questa crisi ci mostra, dunque, quanto sia importante una transizione giusta che crei nuove possibilità e che supporti chi è più affetto dai problemi climatici.
Nonostante gli effetti positivi sull’ambiente, questo virus non può essere percepito come un qualcosa di positivo ma può essere preso come nuovo punto di partenza per le future politiche ambientali (ed economiche) a livello nazionale, sovranazionale ed internazionale. L’azione climatica – insieme agli investimenti green – è la chiave per la ripresa economica post-pandemia.
Abbiamo la possibilità di imparare da questo dramma qualcosa di veramente importante e potremmo trarne qualcosa di positivo: cambiare il nostro stile di vita, trasformarlo in maniera sostenibile, in modo da salvaguardare l’ambiente e raggiungere gli ambiziosi obiettivi climatici prefissati. Dunque, non si può perdere di vista l’emergenza climatica perché, nonostante il Covid-19 e le sue ripercussioni economiche siano al centro delle attenzioni, non si può non pensare anche e soprattutto al futuro.