Da giorni a Tbilisi, capitale della Georgia, i manifestanti si radunano di fronte alla sede del parlamento per protestare contro legge “sulla trasparenza dei finanziamenti esteri”.
Aggiornamento al 13 Marzo 2023: dopo la dichiarazione del governo, nella giornata del 9 marzo di ritirare la proposta di legge, migliaia di georgiani sono scesi di nuovo in piazza lo stesso giorno per continuare a manifestare la propria opposizione alla legge. Venerdì 10 marzo, il Parlamento si è quindi riunito in una sessione straordinaria per votare in seconda lettura la revoca della legge “sulla trasparenza dell’influenza straniera”. 112 parlamentari hanno partecipato alla sessione: 35 deputati non hanno sostenuto il disegno di legge in seconda lettura, mentre un deputato si è espresso a favore. In particolare, nessuno dei 76 deputati della maggioranza che hanno sostenuto la legge il 7 marzo ha votato contro il 10 marzo.
Perché migliaia di georgiani stanno manifestando
La legge, sostenuta dal partito al potere “Sogno georgiano”, richiederebbe alle organizzazioni che ricevono più del 20% dei loro finanziamenti dall’estero di registrarsi come “agenti stranieri”. L’obiettivo è quello di emarginare e screditare i gruppi e i media indipendenti, finanziati dall’estero. Infatti, se adottata, questa legge imporrebbe anche ulteriori onerosi obblighi di rendicontazione, ispezioni e responsabilità amministrative e penali, tra cui fino a cinque anni di carcere per le violazioni. Questa proposta di legge è incompatibile con la legge internazionale sui diritti umani e con gli standard che proteggono i diritti alla libertà di espressione e di associazione. La legge, quindi, se approvata, avrà un forte impatto sulle libertà in Georgia.
Martedì il parlamento ha approvato la prima versione del progetto di legge in prima lettura in Parlamento. La Presidente Salome Zurabishvili ha subito dichiarato il pieno sostegno ai manifestanti e che avrebbe posto il veto alla legge, anche se il Parlamento può annullare il suo veto.
Nella serata di martedì e di mercoledì migliaia di persone si sono riversate in viale Rustaveli, di fronte alla sede del Parlamento georgiano, per manifestare la propria opposizione. La maggior parte dei manifestanti è rimasta pacifica per tutto il tempo. Erano presenti un centinaio di poliziotti in tenuta antisommossa, che hanno disperso i manifestanti, colpendoli con gas lacrimogeni e rivolgendo contro di loro un cannone ad acqua. Nei gironi scorsi sono state arrestate 133 persone
Giovedì mattina, poche ore dopo che la manifestazione si fosse dispersa, il partito al governo Sogno Georgiano ha rilasciato una dichiarazione in cui annunciava che avrebbe ritirato “incondizionatamente” il progetto di legge. Tuttavia, gli esperti legali sottolineano che, poiché la legge “sulla trasparenza dei finanziamenti esteri” è stata adottata dal Parlamento in prima lettura, non può più essere ritirata dai deputati che l’hanno formalmente avviata. Per eliminare la legge dal processo legislativo, il Parlamento dovrebbe votarla in seconda lettura. In ogni caso, il parlamento non si riunirà fino a settimana prossima. Per questi motivi, viste le significative proteste dei gironi scorsi, molti vedono in questo gesto solo un tentativo per evitare ulteriori manifestazioni.
La società civile georgiana, già nelle scorse settimane aveva mostrato il proprio malcontento riguardo alla proposta di legge. Il mese scorso, più di 60 media e gruppi della società civile hanno giurato di non rispettare la legge se fosse stata approvata.
La legge viene anche chiamata “la legge russa” per la sua analogia con la legge sugli agenti stranieri approvata a Mosca nel 2012 che da allora che ha fortemente limitato il lavoro dei gruppi della società civile, delle ONG e delle organizzazioni dei media.
L’influenza russa è una questione delicata in Georgia. La Russia ha invaso la Georgia nel 2008, dopo che Mosca ha riconosciuto l’Ossezia del Sud e un’altra regione, l’Abkhazia, come Paesi indipendenti e ha dislocato migliaia di soldati in quelle aree.
La situazione politica in Georgia: un “Sogno Georgiano” solo di pochi
Con l’avvicinarsi delle elezioni del 2024, il partito in carica “Sogno georgiano” sta cercando di costruirsi la strada verso il successo elettorale attraverso misure sovraniste e populiste, alimentate alimentata da un sentimento anti-occidentale.
Il leader del partito Sogno georgiano, Irakli Kobakhidze, che sostiene la coalizione parlamentare al potere, ha dichiarato in un’intervista rilasciata alla TV governativa Imedi il 2 marzo che il disegno di legge avrà un “effetto preventivo” nei confronti dell'”opposizione radicale e delle organizzazioni della società civile ad essa affiliate”. La coalizione al potere considera “radicali” i gruppi che contestano le decisioni del governo e li accusa di alimentare unilateralmente la polarizzazione nel Paese. Dichiarazioni come queste inviano un messaggio problematico a coloro che sono critici nei confronti del governo che, quindi, potrebbero essere dissuasi dall’esprimere liberamente le proprie opinioni per paura di rappresaglie.
Per questi motivi, le proteste di questi giorni non riguardano solo la proposta di legge in sé ma la direzione politica che ha intrapreso il governo. Infatti, negli ultimi anni, e soprattutto negli ultimi 18 mesi, la coalizione al governo ha compiuto una serie di mosse che sembrano destinate ad allontanare il Paese dall’Occidente e a spostarlo gradualmente nella sfera di influenza della Russia.
Dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, la Georgia ha mostrato un ruolo abbastanza ambiguo. Nonostante il 20% del suo territorio sia occupato da facto dalle forze russe, il governo di Tbillisi non ha partecipato alle sanzioni occidentali contro la Russia in risposta ai fatti del 24 febbraio scorso. Se da una parte, è possibile che il governo di Tbilisi abbai assunto una posizione cauta in politica estera, cercando di scongiurare un’ulteriore aggressione russa ai Paesi vicini, e perseguendo il piano di “normalizzare le relazioni con Mosca”, dall’altra ciò non trova corrispondenza ai numerosi gesti e dichiarazioni che si allontanano dall’occidente e dall’UE, da ultimo la proposta di legge approvata in questi giorni.
Inoltre, c’è una significativa discrepanza tra la posizione più filo-russa del governo ed i sentimenti europeisti della società civile. Infatti, come mostra un sondaggio condotto nell’agosto 2022 il 47% dei georgiani ritiene che la politica estera del Paese debba essere “filo-occidentale”, mentre il 31% desidera una politica “filo-occidentale con buone relazioni con la Russia”; solo il 7% risponde “filo-russo con buone relazioni con l’UE/NATO” e il 2% “filo-russo”.
Queste tendenze sono ripecchiate anche nelle bandiere che sventolano i manifestanti nelle proteste di questi giorni: non solo quella georgiana, ma moltissime bandiere blu e gialle, sia dell’Unione Europea che dell’Ucraina. Attualmente la situazione rimane in costante evoluzione e i manifestanti non sembrano intenzionati a interrompere le proteste, previste anche questa sera.