Sono ormai alcune settimane che vanno avanti le proteste in Nigeria contro la Special Anti-Robbery Squad (SARS), l’unità speciale della polizia nigeriana, accusata di atti violenti ed abuso di potere. I cittadini delle principali città nigeriane si sono riversati in piazza a seguito della pubblicazione di un video che mostra un agente dell’unità speciale aggredire e uccidere un uomo, sembrerebbe con l’intento di rubargli la macchina.
Il video, caricato lo scorso 7 ottobre, ha provocato l’ira dei manifestanti, che ad oggi chiedono giustizia e protezione. La risposta delle autorità è stata violenta: la polizia ha utilizzato idranti, manganelli e proiettili per disperdere la folla, causando la morte di almeno 15 persone.
A seguito delle proteste il presidente nigeriano Muhammadu Buhari ha ordinato la dissoluzione immediata del corpo speciale di polizia, ma i manifestanti credono che questa misura non basti.
La SARS, infatti, non è nuova a questo tipo di comportamento fuorilegge: il movimento #EndSARS che anima le proteste di oggi nasce in realtà nel 2017, a seguito di casi analoghi di violenza, e negli anni ha portato varie volte allo scioglimento dell’unità speciale – nel 2017, nel 2018 e nel 2019 – lasciando però una situazione pressocché immutata.
Stando al rapporto di Amnesty International, che da anni monitora la situazione nel Paese, tra gennaio 2017 e maggio 2020 sono almeno 82 le persone detenute nei centri SARS che hanno subito torture e sevizie di vario genere. Nel corso degli anni, la SARS è stata più volte accusata di abusi sessuali, arresti immotivati e vere e proprie esecuzioni extragiudiziali. Le vittime prese di mira dal corpo di polizia, sono generalmente giovani tra i 18 e i 35 anni, spesso appartenenti alle fasce più deboli della società.
La Storia
La Special Anti-Robbery Squad viene creata nel 1992 per far fronte al problema della criminalità violenta che stava dilagando a Lagos, soprattutto per contenere il fenomeno delle rapine a mano armata e dei rapimenti. Per essere più efficienti e mimetizzarsi con la popolazione, agli agenti della SARS veniva permesso di operare in borghese, spesso con il volto coperto o con uniformi a cui era stata tolta la targhetta con il nominativo. L’anonimato serviva loro per avvicinarsi più facilmente alle gang che tenevano sotto scacco il Paese, ma, con l’andare del tempo, si è trasformato in invulnerabilità ed impunità, portando le unità della SARS ad agire in maniera del tutto fuorilegge ed indisturbata, spesso derubando, molestando ed in alcuni casi compiendo delle vere e proprie esecuzioni.
Le proteste oggi
Nonostante lo scioglimento della SARS, le proteste non si sono placate. I cittadini temono che, una volta ricomposta l’unità speciale la situazione – come negli anni precedenti – non cambi nella sostanza e per questo richiedono una riforma strutturale del corpo di polizia.
A tal proposito, è stata resa nota una lista con le cinque richieste essenziali della popolazione: 1. il rilascio immediato dei manifestanti arrestati da inizio ottobre; 2. un risarcimento economico per le vittime e per le famiglie delle vittime di violenza da parte della polizia; 3. l’istituzione di un corpo indipendente all’apparato poliziesco che apra un’inchiesta sugli abusi compiuti ed analizzi le denunce a carico degli agenti; 4. una valutazione psicologica degli ormai ex agenti SARS che confermi la loro idoneità ad entrare a far parte di altri corpi di polizia; 5. un aumento degli stipendi per tutti i corpi di polizia.
Richieste, quindi, volte più che a destrutturare il corpo di polizia, a riformarlo e migliorarlo – tra queste la richiesta, che potrebbe sembrare insolita, di aumentare gli stipendi dei corpi di polizia, proprio nella speranza di dissuaderli dal compiere furti ed estorsioni.
Sabina De Silva,
Geopolitica.info