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TematicheMedio Oriente e Nord AfricaIl punto di Erdogan su se stesso e sull’Italia: cosa resta dal vertice...

Il punto di Erdogan su se stesso e sull’Italia: cosa resta dal vertice intergovernativo di Ankara 

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Il terzo vertice intergovernativo fra Italia e Turchia era stato annunciato lo scorso 19 maggio, quando la questione dell’accesso di Finlandia e Svezia nella NATO, a causa proprio dell’opposizione turca, era ancora cosa incerta. Certo sin da allora, invece, era che nell’interesse del Premier italiano vi fosse esattamente il trattare della guerra in Ucraina, consegnata alle agenzie di stampa come principale argomento di discussione fra le parti, precedente anche la cooperazione bilaterale.

Trascorso il minacciato veto turco e assicurati i Nordici nell’Alleanza, e tralasciando in questa sede il contenuto dei diversi accordi conclusi, è l’atmosfera di grande apparente considerazione reciproca che caratterizza la resa del vertice. Se le dichiarazioni rese al margine degli eventi dalla Presidenza turca sottolineano grande vicinanza e senso di partenariato reciproco, con specifico riferimento alla questione energetica (che questo Centro Studi ha più volte sottolineato essere centrale nell’attuale vita politica turca, soprattutto in vista del centenario del 2023 e di quelle irrisolte questioni “identitarie” che coinvolgono le isole greche e Cipro), la controparte italiana per bocca del suo Premier esordisce proprio sottolineando l’allineamento italo-turco sulla condanna della guerra in Russia e sull’appoggio a Kiev (pur cercando una pace che, però, deve essere accettabile per l’Ucraina e per il suo Presidente, esplicitamente menzionato). In molti hanno percepito lo stridore fra questo “allineamento” e la cordialità reciproca con le parole di un anno fa, con le quali l’allora neopremier Draghi definiva il Presidente turco un “dittatore” col quale bisogna “cooperare”, sottolineando poi la grande differenza concettuale esistente fra “cooperazione” e “collaborazione” (ne parlammo qui: Draghi, Erdogan, i turchi e… i francesci. Il Sofagate la dice lunga su di noi – Geopolitica.info). Ricordiamo inoltre come, allora, il Premier abbia esplicitamente menzionato Spagna, Grecia, Malta, Cipro come quei Paesi di “sensibilità mediterranea” coi quali si doveva invece collaborare. Cipro è, evidentemente, un nome che non si può associare nella stessa frase con quello della Turchia.

Lo stridore fra i due momenti però sembra essere solo apparente, dato che il riallineamento turco alla NATO, con conseguente perdono statunitense avvenuto ai margini del meeting di Madrid (con il Presidente Biden che non si nega ad un incontro con il suo omologo di Ankara, riempito di elogi) segna quel giro di boa che rimette in carreggiata Ankara come “collaboratore” e non più “cooperatore”. La ricezione del messaggio da parte del più atlantista fra tutti i governi italiani mai esistiti è immediata, e torna il sereno. Ora «Italia e Turchia sono partner, amici, alleati. Abbiamo davanti grandi sfide, a partire dalla guerra in Ucraina, e vogliamo lavorare insieme per affrontarle» (parla Mario Draghi).

Quali i poteri veri di Ankara?

La Turchia ha condannato sin da subito l’invasione russa, e non ha mai riconosciuto la sovranità russa su Crimea e Donbass. Indipendentemente da tutto, la sua appartenenza alla NATO mai glielo avrebbe permesso, anche se Mosca aveva fatto intendere che un eventuale riconoscimento avrebbe potuto comportare il reciproco riconoscimento di Cipro Nord. La posizione che Ankara si è ritagliata di mediatore fra le due parti, come già anticipato su questi schermi, mai potrebbe portare ad una vera a propria risoluzione del conflitto che passi per il Bosforo, e solo per questo. Se infatti Ankara è capace di ritagliarsi una posizione di autonomia, è comunque da vedersi nell’ambito atlantico. Se pace sarà, e raggiunta ad un tavolo – ad esempio – ad Antalia, sarà per investitura statunitense. Col suo riallineamento alla linea atlantica, la Turchia non ottiene affatto maggiore indipendenza strategica ma ottiene vantaggi importantissimi, tutti spendibili in funzione interna:

  • La possibilità di vendere al suo elettorato la sconfitta di Finlandia e Svezia quali supposti tutori di ricercati appartenenti alle frange indipendentiste kurde e dell’universo gulenista, con grande rimonta sul partito di estrema destra nazionalista alleato di governo,
  • La possibilità di gestire, probabilmente, la distribuzione di grano proveniente dall’Ucraina e di prossima liberazione proprio attraverso il Bosforo, magari destinato (oltre che in Patria) in Nordafrica, con grande ritorno in termini di immagine nell’estero vicino e certo riconoscimento sempre dall’elettorato conservatore. Lo stesso Draghi ha sottolineato come il ruolo della Turchia in questo senso sia di assoluto rilievo nei piani elaborati dalle NN.UU.

Non dimentichiamo che il 2023 è l’anno del centenario, nel quale (secondo le più rosse previsioni degli anni più rosei del Governo Erdogan, del quale avevamo parlato qui: Turkish new government, what implications for Ankara’s foreign policy? – Geopolitica.info) dovrebbe realizzarsi pienamente la “nuova Turchia” e superarsi definitivamente il kemalismo. Compattezza interna e appoggio nella fascia nordafricana sono elementi necessari. Resta quindi il fatto che Ankara non potrà mai tagliare la sua appartenenza atlantica, pur anelando alla famosa autonomia della ormai datata “profondità strategica” e certamente avendo tutto l’interesse a mantenere comunque degli stretti rapporti con la Russia, tanto nella gestione siriana quanto in quella nucleare in atto fra i due Paesi. 

L’Italia in tutto questo

La Presidenza turca elogia l’Italia e porta a casa accordi forse interessanti in ambito difesa (il cui ambito è definito “molto importante”, vedi la protezione reciproca delle informazioni, vedi il progetto SAMP-T affrontato anche a Madrid col Presidente francese). La Presidenza turca asserisce compiaciuta che i rapporti economico-commerciali sono ogni giorno più sviluppati (23 miliardi di intercambio, ma potrebbe tendersi a 25) e che dovrebbe spingersi verso un business forum e l’Università Italo-Turca (della quale tanto si era parlato in passato ma il progetto della quale si era arenato dinnanzi al Parlamento italiano). 

Cosa incassa di positivo l’Italia? Certamente sarebbe cosa positiva un incremento negli scambi ed una collaborazione fattiva da parte turca nell’ambito del controllo all’emigrazione, ma su quest’ultimo punto ricordiamoci la competenza europea ed il fatto che fra Ankara e Roma, in senso davvero fisico, sta e sempre starà Atene, assetata di riconoscimento e di   considerazione da parte di Washington (che frettolosamente credeva di aver ottenuto durante l’ultima visita del suo Premier negli Stati Uniti).

La Presidenza turca ha menzionato il gasdotto di Sakarya, certo di potenziale importanza per Roma, e la Libia. 

Ecco un punto di vero interesse, peraltro sottolineato anche in fase di conferenza stampa dallo stesso Draghi su questo interrogato da un giornalista italiano: la pacificazione e la stabilizzazione della Libia sono di primaria importanza per entrambi i Paesi. Insieme, Roma ed Ankara avevano puntato sull’allora governo Serraj (riconosciuto dalle NN.UU.). Le forze di Ankara avevano poi assunto un peso specifico molto maggiore rispetto a quelle dell’indecisa Italia dei mille e mille caveat, e come troppo spesso accade, dei troppi timori e delle troppe indecisioni, opposte all’unità di intenti, alla compattezza di tutti gli apparati ed alla chiarezza operativa di Ankara.

Ora, con dall’altra parte una Russia che deve per ordine superiore vedersi nemica più che mai, può darsi che Ankara e Roma ricevano dall’alto, da oltreoceano, aiuti concreti.

E può darsi che chi in Libia ha messo piede da tempo, questo lo abbia inteso bene e da subito: è di oggi 7 luglio la notizia che, a causa della mancanza di forniture da fonti interne, la Libia taglierà del 25% le forniture di gas all’ENI. Si colpisce dove sa di far male. Potrà una collaborazione con la Turchia portare a qualcosa di buono su questo campo? Esecrando colonialismo a parte, quanto abbiamo bisogno della quarta sponda!  

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