Nelle Commissioni Esteri di Camera è Senato è in esame il Documento triennale di programmazione e di indirizzo della politica di Cooperazione allo sviluppo, ai sensi dell’art. 12, comma 2, della legge n. 125/2014 (Disciplina generale sulla cooperazione internazionale per lo sviluppo). Sul Documento, che definisce la visione strategica, gli obiettivi di azione, i criteri di intervento e la scelta delle priorità delle aree geografiche della cooperazione italiana, si è già espresso favorevolmente il 15 ottobre 2021 il Comitato Interministeriale per la Cooperazione allo Sviluppo (CICS). Le Commissioni parlamentari di merito devono redigere un parere per il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, ai sensi degli articoli 12 e 13, comma 1, della legge 125/2014.
La politica italiana di Cooperazione allo sviluppo si rivolge a 20 Paesi a noi “vicini”, scelti non solo sulla base di criteri geografici, ma anche in virtù di decisioni di politica estera: relazioni storiche, commerciali e culturali che rivestono particolare importanza per l’Italia. Le aree interessate sono il continente africano, il Medio Oriente, i Balcani, l’America latina e parte dell’Asia.
Ad indicare la rotta è il documento triennale 2021-2023 di programmazione e di indirizzo, esaminato il 9 novembre dalle Commissioni Esteri di Camera e Senato in seduta congiunta. Nelle pagine del dossier vengono illustrati gli obiettivi di azione, i criteri di intervento, la visione strategica, le priorità per ogni area geografica e singolo Paese, nonché i diversi settori nel cui ambito deve essere attuata la cooperazione allo sviluppo.
Le priorità tematiche della cooperazione italiana si reggono su 5 Pilastri dell’Agenda 2030 (le 5 “P”): persone, prosperità, pianeta, partenariati, pace. Per quanto riguarda le risorse destinate alla cooperazione, il Documento triennale in esame dà conto delle previsioni di bilancio 2021-2023, in particolare:
– stanziamenti per interventi della DGCS e AICS pari a 1042, 903, 791 milioni di euro rispettivamente per gli anni 2021, 2022, 2023 più 116 per il 2021 per AICS da delibera missioni;
– stanziamenti per interventi multilaterali del MEF per il triennio 2021-2023 ammontanti a 1.709,6 milioni di euro (di cui 548,7 milioni per il 2021 – 527,9 milioni per il 2022 – 633 milioni per il 2023);
– stanziamenti destinati al finanziamento di interventi a sostegno di politiche di cooperazione allo sviluppo complessivamente per tutti i ministeri, pari a 4748 milioni per il 2021, 4610 per il 2022, 4541 per il 2023
I 20 Paesi prioritari per l’Italia vengono classificati in Avanzati e meno Avanzati: di questi ultimi fanno parte Burkina Faso, Mali, Senegal, Niger, Etiopia, Somalia, Sudan e Mozambico in Africa; Afghanistan e Myanmar in Asia. Particolare attenzione viene rivolta proprio al continente africano, essendo un teatro di crisi e richiedendo azioni mirate al miglioramento dei sistemi di governance, al rafforzamento istituzionale e al sostegno dei processi di prevenzione, pacificazione e stabilizzazione post-conflitto.
Nell’area del Mediterraneo la priorità è attribuita al consolidamento del processo di transizione democratica in Tunisia e allo sviluppo socioeconomico in Egitto, con particolare enfasi sul sostegno alle piccole e medie imprese, sull’agricoltura, sulla creazione di lavoro, sul rafforzamento istituzionale in un quadro di promozione e tutela dei diritti umani.
Per quanto riguarda l’Africa orientale, regione estremamente fragile, tradizionalmente caratterizzata da conflitti e povertà diffusa, in Etiopia, Kenya, Somalia, Sudan, si interviene anche qui sull’agricoltura e sui servizi di base, con particolare riferimento alla sanità e al settore acqua e igiene.
Nell’Africa occidentale gli sforzi dell’Italia si concentrano sul Burkina Faso, Mali, Niger, Senegal, dove è necessario intervenire, da un lato, per prestare diretta assistenza a migranti, rifugiati, sfollati e popolazioni ospiti e, dall’altro, per creare opportunità di impiego per una popolazione giovanile in rapida crescita. In Mozambico, nell’Africa australe, i settori di intervento sono quelli del risanamento urbano, dello sviluppo rurale, dei servizi di base (educazione e sanità) e della tutela dell’ambiente, dove la Cooperazione italiana vanta una consolidata esperienza pluridecennale.
Altra area di crisi è il Medio Oriente: Giordania, Iraq, Libano e Territori Palestinesi dove si intende proseguire il tradizionale impegno dell’Italia sulla promozione dei diritti umani e delle libertà fondamentali. La priorità continua ad essere riconosciuta a Libano e Giordania per il ruolo chiave che hanno svolto attraverso una generosa politica di accoglienza del flusso di profughi in fuga dal conflitto siriano. Nei Territori Palestinesi, coerentemente con l’intervento europeo, l’obiettivo è la costruzione di un ambiente favorevole alla soluzione pacifica del conflitto con Israele. Nei Balcani, in particolare in Albania, si vuole rilanciare lo sviluppo economico della regione, creando opportunità lavorative, attraverso programmi di sostegno alle piccole e medie imprese, migliorare le condizioni di vita della popolazione attraverso il rafforzamento delle istituzioni e dei servizi sociali.

Passando poi all’America latina e ai Caraibi, il documento di programmazione cita Cuba e El Salvador. Particolare attenzione sarà dedicata al rafforzamento dello Stato di diritto e alla tutela dei diritti umani, alla prevenzione della violenza giovanile attraverso la creazione d’impiego, alla giustizia minorile, alla tutela dell’ambiente, al recupero del patrimonio culturale, allo sviluppo rurale attraverso la valorizzazione delle filiere tradizionali, quali cacao e caffè.
Quanto al continente asiatico, la cooperazione si rivolge all’Afghanistan e al Myanmar. Nel primo Paese, le mutate circostanze politiche hanno costretto a sospendere di fatto le attività di sviluppo finora in corso, essendo venuta meno la controparte di governo con la quale erano stati assunti gli impegni. Le condizioni politiche e di sicurezza effettive sul terreno verranno comunque valutate attentamente per determinare il livello e la realizzabilità degli impegni futuri. Viene quindi data particolare attenzione ad interventi a favore dei soggetti più vulnerabili della popolazione afgana, tra cui i rifugiati nei Paesi limitrofi e gli sfollati e, all’interno di queste categorie, le donne e i minori, ai settori della sicurezza alimentare, della salute e del contrasto alla violenza di genere.
Pur riservando ai Paesi prioritari maggiori risorse, la Cooperazione italiana si estende anche ad altre aree geografiche particolarmente sensibili a causa dei flussi migratori, ecosistemi fragili ed essendo maggiormente esposti agli effetti del surriscaldamento globale: Libia, Regione del Sahel, Siria, Yemen, Colombia, Venezuela.
Come si è detto, al centro della Cooperazione italiana rivolta a questi 20 Paesi vi è la Persona: il potenziamento dell’istruzione, l’uguaglianza di genere, l’inclusione sociale, economica e politica. A tal proposito lo scenario post-Covid conferma la necessità di accrescere piani per la tutela della salute. In tal senso la Cooperazione italiana sostiene le azioni delle OSC (organizzazioni della società civile) impegnate nel campo sanitario, nei centri ospedalieri e sul territorio, nella cura e nella prevenzione, e nella formazione del personale medico, infermieristico, tecnico. Oltre alla Persona, il programma di cooperazione incentra la sua attenzione sul Pianeta, in linea con l’azione italiana come Presidente di turno del G20 del 2021 e co-presidente della COP26 sul clima. Quindi, in questi territori, l’Italia mira a garantire l’accesso a sistemi di energia economici, affidabili, sostenibili e moderni, ad adottare misure urgenti per combattere il cambiamento climatico e le sue conseguenze, assicurare a tutti l’accesso a sistemi di energia economici, contrastare la desertificazione e promuovere la conservazione e l’uso sostenibile di biodiversità ed ecosistemi. Il Terzo pilastro è la Prosperità, nel cui quadro l’Italia si impegna a incentivare una crescita economica duratura, inclusiva e sostenibile, un’occupazione piena e produttiva e un lavoro dignitoso per tutti. Le priorità sono: rafforzare i servizi pubblici essenziali; sostenere le micro, piccole e medie imprese e l’economia sociale; investire nella formazione e creare opportunità di lavoro. Non meno importante il quarto obiettivo: la Pace, la costruzione di società più inclusive per uno sviluppo sostenibile. A tal fine nel triennio sarà avviato un programma del valore di 8 milioni di euro per interventi di sostegno alle popolazioni appartenenti a minoranze cristiane oggetto di persecuzioni nelle aree di crisi (in Paesi quali, ad esempio, Iraq, Siria, Nigeria). L’ultimo pilastro della politica di Cooperazione sono i Partenariati per lo sviluppo sostenibile. A questo proposito nel triennio il programma sostiene i Paesi in via di sviluppo affinché possano raggiungere la sostenibilità del debito a lungo termine attraverso politiche coordinate e volte a favorire il finanziamento, la riduzione e la ristrutturazione del debito. È questo il fine ultimo contenuto nel documento triennale di Cooperazione allo sviluppo, rivolto ai paesi in difficoltà per consentire loro uno sviluppo sostenibile, creando opportunità e valorizzando l’expertise dell’Italia in settori strategici per i Paesi partner e per il nostro Paese.