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TematicheItalia ed EuropaIl Consiglio Nato-Russia: un dialogo ancora possibile

Il Consiglio Nato-Russia: un dialogo ancora possibile

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Le relazioni  NATO – Russia hanno attraversato, dopo la fine della Guerra Fredda, diverse fasi caratterizzate da scelte politico/strategiche spesso causa di scontri su questioni extraterritoriali.

L’allargamento dell’Alleanza Atlantica, percepito dai russi come incombente minaccia, è stato motivo di tensione tra i due attori internazionali fin dai negoziati che portarono Mosca ad aderire al Partnernship for Peace Programme. Questo programma, avviato nel 1994, definisce una cooperazione bilaterale pratica tra la NATO e Stati terzi incentrata sul mantenimento di stabilità politica e sicurezza in zona Euro-atlantica e non solo.

Notevoli negli anni sono stati gli sforzi da parte delle diplomazie dei Paesi NATO di trovare un punto di contatto con la Russia, gli attentati dell’11 settembre hanno sicuramente contribuito a creare un nemico comune verso cui rivolgere l’attenzione. Di qui l’esigenza da parte dell’Alleanza di ridefinire la propria immagine di sé nell’opinione pubblica russa.

Nel 2001 viene creato a Mosca il NATO Information Office, organo di natura civile, in un’ottica che possiamo definire di “marketing”. Si voleva far comprendere sia alla popolazione che alle autorità locali russe quali fossero le reali finalità della cooperazione utilizzando canali di comunicazione molto semplici: mass media, conferenze e seminari accademici. Tale operazione era (e forse è ancora) fondamentale dato il clima sociale in cui  si andava ad inserire un rafforzamento dei rapporti. In un articolo per la Nato Review (“Come la Nato è percepita dalla Russia”, 28 luglio 2011) Robert Pszczel, capo dell’Ufficio Informazioni della NATO a Mosca, parla di “un modo stereotipato di considerare la NATO” accusata di accerchiare progressivamente la Federazione Russa.

Nel maggio del 2002, in occasione del Vertice Nato Russia a Roma, viene istituito il NATO-Russia Council (NRC), organo in cui entrambe le parti, mostrando fiducia reciproca, si sono impegnate a discutere su tematiche di interesse comune. La base giuridica del Consiglio è costituita dal NATO Russia Founding Act firmato a Parigi nel 1997 che definisce gli obiettivi e il meccanismo di decision-making da utilizzare nei rapporti tra le due parti.

Peculiare caratteristica del NATO-Russia Council consiste nel fatto che nelle fasi di consultazione, cooperazione e decisione condivisa i due partner operano a “29” e non nella modalità NATO + 1.

I settori di reciproco interesse individuati nel Founding Act e poi riportati nel 2002 nella Dichiarazione di Roma NATO-Russia Relations: A New Quality riguardano la lotta al terrorismo, la non proliferazione nucleare, la gestione delle crisi, le misure di controllo degli armamenti e di rafforzamento della fiducia, la difesa missilistica, la logistica e la cooperazione scientifica per la pace e la sicurezza.

Le riunioni, presiedute dal Segretario Generale NATO sono previste su base mensile a livello diplomatico/ militare, due volte l’anno a livello ministeriale (e di capi di Stato maggiore) ed occasionalmente a livello di capi di Stato e di governo.

Si tratta, dunque, di uno strumento molto utile con un impatto concreto sulle operazioni militari avviate, basti pensare al supporto della Russia alla missione ISAF in Afghanistan, realtà vicina e di interesse cruciale.

Come accennato sopra, tuttavia, la convergenza di interessi si è dovuta combinare con una serie di non facili sfide come la politica di allargamento dell’Alleanza (vedi in ultimo le procedure per l’ingresso del Montenegro), la difesa missilistica europea, la guerra in Georgia e la crisi in Ucraina.

Entrambi gli attori internazionali seguono due diversi modi di intendere la sicurezza europea; analizzando l’ultimo decennio si può affermare che la Russia conservi una visione strettamente legata alla geopolitica e quindi alle concrete minacce regionali, e che la NATO si muova secondo una prospettiva più globale, legata ad un concetto di interdipendenza con realtà apparentemente distanti.

Tale diversità di percezioni ha influenzato notevolmente l’andamento della guerra in Georgia. Avvenuta nell’agosto 2008 ha provocato una forte tensione nelle relazioni tra l’Alleanza e Mosca, soprattutto in seguito all’attacco della città di Gori supportato dalla Russia non curante della richiesta di cessate il fuoco da parte di USA UE ed OSCE.

Il NRC non ha tuttavia sospeso le sue attività e le relazioni hanno ripreso il loro vigore nel 2010, quando la NATO ha invitato la Russia al Summit di Lisbona. Una sorta di precario equilibrio dei non facili rapporti tra Mosca e Washington accusata di aver sospeso nel 2013 il dialogo bilaterale congelando (come afferma lo stesso ministro degli esteri russo Lavrov in un’intervista all’agenzia Ria Novosti) l’attività della Commissione presidenziale. Questa fu creata nel 2009 per gestire i problemi della lotta al terrorismo e al traffico illegale di stupefacenti.

La battuta d’arresto tuttavia arriva nell’aprile del 2014 in cui i ministri degli esteri NATO stabiliscono di sospendere tutte le attività di cooperazione civile e militare in seno al NRC mantenendo solo il dialogo politico a livello di ambasciatori. Una decisione unilaterale, derivante dalle scelte seguite da Mosca in Crimea, che porta lo stesso Lavrov a definire la situazione come la più grave crisi dopo la fine della Guerra Fredda usando queste parole: “ Le azioni del genere contribuiscono certamente alla crescita della tensione e compromettono la stabilità della regione Euro-Atlantica”.

Tuttavia anche in un quadro di sospensione del dialogo, l’emergere di una minaccia comune e ben più aggressiva per entrambe le parti può, come è avvenuto nel 2001, permettere di superare ostacoli fino a poco tempo prima insormontabili.

La grave crisi in Siria e il pericolo derivante dall’Isis hanno portato l’Occidente a ritenere che il beneficio tratto da una nuova cooperazione con Mosca ne possa bilanciare l’eventuale minaccia derivante.

Per questo ai vertici della Nato si ritiene che rafforzare i meccanismi di comunicazione nello svolgimento delle operazioni militari sul territorio Siriano (intraprese sia dalla Coalizione occidentale che dalla Russia) sia prioritario per coordinare gli interventi ed evitare incidenti, reali e diplomatici (come l’abbattimento di un SU-24 russo da parte della Turchia).

A tal fine il Segretario Generale della NATO Stoltenberg ha più volte ipotizzato di riprendere un dialogo diretto con Mosca auspicando una nuova riunione del NRC. Una soluzione fortemente voluta dalla Germania, il cui ministro degli esteri Steinmeier invoca la necessità di incrementare il numero di canali di comunicazione con la Russia per evitare incomprensioni.

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