Lo scorso 19 gennaio si è svolta nella capitale tedesca la Conferenza sulla Libia, con l’obiettivo di disinnescare lo scontro politico e militare tra Tripoli e Bengasi. All’incontro hanno partecipato dodici tra nazioni e organizzazioni, erano presenti anche il Premier libico Fayez al Sarraj e il Generale Khalifa Haftar che hanno avuto un colloquio con la cancelliera tedesca Angela Merkel prima dell’inizio del vertice a Berlino.
La Conferenza, convocata su invito della Cancelliera Merkel ha riunito quindi i governi di Algeria, Cina, Egitto, Francia, Germania, Italia, Russia, Turchia, Repubblica del Congo, Emirati Arabi Uniti, Regno Unito e Stati Uniti d’America, insieme agli Alti Rappresentanti delle Nazioni Unite, l’Unione Africana, l’Unione Europea e la Lega degli Stati Arabi.
Gli Stati hanno voluto riaffermare il forte impegno per la sovranità, l’indipendenza, l’integrità territoriale e l’unità nazionale della Libia, sottolineando che “soltanto un processo politico guidato dai libici può porre fine al conflitto e portare a una pace duratura”.
Secondo il documento conclusivo della Conferenza, il conflitto in Libia, l’instabilità nel Paese, le interferenze esterne, le divisioni istituzionali, la proliferazione di una grande quantità di armi non controllate e un’economia predatoria continuano a costituire una minaccia per la pace e la sicurezza internazionale, fornendo terreno fertile per trafficanti, gruppi armati e organizzazioni terroristiche. Sarebbe stato, secondo i partecipanti al meeting, questo quadro di instabilità a permettere ad Al Qaeda e all’Isis, di prosperare in territorio libico e di avviare operazioni in Libia e nei Paesi limitrofi, generando un’ondata destabilizzante di immigrazione illegale nella regione, con un importante deterioramento della situazione umanitaria.
Gli Stati presenti si sono detti pronti a sostenere i libici nell’affrontare le questioni di governance strutturale e di sicurezza.
Il “Processo di Berlino” (una iniziativa diplomatica legata all’allargamento dell’Unione europea ai paesi dei Balcani occidentali, avviata nell’agosto 2014), nel quale le nazioni si sono impegnate per sostenere il piano in tre punti presentato dal Rappresentante Speciale del Segretario generale delle Nazioni Unite (SRSG) Ghassan Salamé al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite (UNSC), ha avuto l’unico obiettivo di supportare le Nazioni Unite nell’unificare la comunità internazionale nel suo sostegno ad una soluzione pacifica alla crisi libica.
Di certo appare evidente, da quanto concluso durante il vertice, che non potrà esserci alcuna soluzione militare in Libia, ragione per la quale gli Stati si sono impegnati ad evitare interferenze nel conflitto armato o nelle questioni interne al Paese, esortando tutti gli attori internazionali a fare altrettanto.
Uno degli elementi importanti sollevati a Berlino, è stato il riconoscimento del ruolo centrale delle Nazioni Unite, nel facilitare un processo politico e di riconciliazione intra-libico inclusivo basato sull’Accordo Politico Libico del 2015, sulla Risoluzione 2259 dell’UNSC (2015), su altre Risoluzioni pertinenti dell’UNSC e sui principi di cui agli accordi di Parigi, Palermo e Abu Dhabi. Inoltre, è stata confermata l’organizzazione del “Forum per la Riconciliazione” che verrà organizzato dall’Unione Africana nella primavera del 2020. Durante la Conferenza, oltre alla fase introduttiva, sono state oggetto di analisi e discussione le posizioni dei membri riguardo:
1. Il cessato il fuoco;
2. L’embargo delle armi;
3. La ripresa del processo politico;
4. La riforma del settore della sicurezza;
5. Il rispetto del diritto internazionale umanitario e dei diritti umani.
Cessate il fuoco
In riferimento al cessato il fuoco, i presenti hanno accolto con favore la marcata riduzione della violenza riscontrata dal 12 gennaio e i negoziati avviati a Mosca il 13 gennaio, come pure tutte le altre iniziative internazionali miranti ad aprire la strada a un accordo sul cessate il fuoco. Gli Stati e le organizzazioni hanno inoltre chiesto a tutte le fazioni coinvolte di raddoppiare i loro sforzi per una sospensione duratura delle ostilità e l’allentamento della tensione, riaffermando il compito fondamentale del Rappresentante Speciale del Segretario Generale delle Nazioni Unite in tal senso.
È stato chiesto, in aggiunta, dei passi credibili, verificabili, sequenziati e reciproci verso lo smantellamento dei gruppi armati e delle milizie da parte di tutte le fazioni, in conformità all’art. 34 del LPA e di cui alle Risoluzioni 2420 and 2486 dell’UNSC.
Sono state esortate le parti all’istituzione di misure volte al rafforzamento della fiducia, come lo scambio di prigionieri e di resti mortali, chiedendo l’avvio di un processo comprensivo di smobilitazione e disarmo di gruppi armati e milizie in Libia e la successiva integrazione di personale appropriato nelle istituzioni statali civili, di sicurezza e militari, basato su un censimento del personale dei gruppi armati e una verifica professionale. In tale processo sarà fondamentale il sostegno e la verifica delle Nazioni Unite. La necessità primaria a livello internazionale è stata riaffermato essere quella di combattere il terrorismo in Libia con tutti i mezzi, in conformità con la Carta dell’ONU e il diritto internazionale, riconoscendo che sviluppo, sicurezza e diritti umani hanno un ruolo di reciproco rafforzamento e sono essenziali per contrastare il terrorismo in modo efficace e comprensivo.
Le Nazioni Unite avranno quindi il compito di facilitare i negoziati per il cessate il fuoco tra le fazioni, anche mediante l’istituzione immediata di comitati tecnici per monitorare e verificare l’implementazione del cessate il fuoco.
Embargo delle armi
I membri della Conferenza si sono impegnati al rispetto inequivocabile e pieno dell’implementazione dell’embargo sulle armi disposto dalla Risoluzione 1970 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite (2011), come pure le successive Risoluzioni del Consiglio, compresa la proliferazione delle armi dalla Libia, e chiedendo agli attori internazionali di fare altrettanto. Sono stati esortati tutti gli attori ad astenersi da ogni attività che possa rafforzare il conflitto o che sia incompatibile con l’embargo delle armi o il cessate il fuoco disposti dall’UNSC, compresi il finanziamento di capacità militari o l’arruolamento di mercenari. I presenti si sono quindi impegnati a realizzare sforzi per rafforzare gli attuali meccanismi di monitoraggio dell’ONU e delle autorità competenti a livello nazionale e internazionale.
Ripresa del processo politico
Durante i lavori della Conferenza, l’Accordo Politico Libico è stato ritenuto un quadro praticabile per una soluzione politica efficace, è stato chiesto, però, dagli Stati presenti, l’istituzione di un Consiglio di Presidenza e la formazione di un unico governo libico unificato, inclusivo ed efficiente, approvato dalla Camera dei Rappresentanti. È stato richiesto inoltre, a tutte le fazioni libiche di riprendere un processo politico guidato dai libici, sotto gli auspici dell’UNSMIL, con un coinvolgimento costruttivo, aprendo quindi la strada alla conclusione del periodo di transizione mediante elezioni parlamentari e presidenziali libere, eque, inclusive e credibili, organizzate dall’Alta Commissione Elettorale Nazionale.
Il vertice ha voluto rimarcare la promozione della partecipazione piena, effettiva e significativa di donne e giovani in tutte le attività relative alla transizione democratica libica, la risoluzione del conflitto e la costruzione della pace, e il supporto agli sforzi del SRSG Salamé, per facilitare un coinvolgimento più ampio e la partecipazione di donne e giovani provenienti da ogni settore della società libica nel processo politico e nelle istituzioni pubbliche. È stata richiesta la distribuzione trasparente, responsabile, giusta ed equa del patrimonio e delle risorse pubbliche tra le diverse aree geografiche libiche, anche attraverso la decentralizzazione e il supporto ai municipi, eliminando in tal modo un essenziale reclamo e motivo di recriminazioni.
Riforma del settore della sicurezza
Riguardo la riforma del settore della sicurezza, è stato evidente il sostegno di tutti i partecipanti al ripristino del monopolio dello Stato nell’uso legittimo della forza, supportando l’istituzione di forze di sicurezza nazionali, di polizia e militari libiche unificate sotto l’autorità centrale e civile, in conformità al dialogo del Cairo e relativi documenti.
Riforma economica e finanziaria
L’importanza del ripristino, del rispetto e della salvaguardia dell’integrità, unità e governance legittima di tutte le istituzioni sovrane libiche, in particolare la Banca Centrale della Libia (CBL), l’Autorità Libica per gli Investimenti (LIA), la National Oil Corporation (NOC) e l’Ufficio dell’Audit (AB) è stato uno dei temi centrali della Conferenza di Berlino, è stato sottolineato in quest’ambito come i comitati direttivi degli enti sopracitati debbano essere inclusivi, rappresentativi e attivi.
Gli Stati presenti alla Conferenza si sono impegnati a fornire, su richiesta delle autorità libiche e in piena conformità con i principi di titolarità nazionale, assistenza tecnica per aumentare la trasparenza, riconducendo queste istituzioni alla conformità con gli standard internazionali, anche attraverso processi di audit. Si sono impegnati, inoltre, a permettere un dialogo intra-libico con la partecipazione di rappresentanti di tutti i diversi gruppi di interesse sui reclami riguardanti la distribuzione delle risorse economiche libiche.
D’altra parte, è stato chiesto alle autorità libiche, un miglioramento della capacità delle istituzioni di controllo competenti, in particolare dell’Ufficio dell’Audit, dell’Autorità per il Controllo Amministrativo, dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, dell’Ufficio del Procuratore Generale, e delle commissioni parlamentari competenti, ai sensi dell’Accordo Politico Libico e delle leggi libiche pertinenti.
Rispetto del diritto internazionale umanitario e dei diritti umani
Gli Stati e le organizzazioni presenti hanno voluto sollecitare le fazioni libiche al pieno rispetto del diritto internazionale umanitario e delle leggi sui diritti umani, per proteggere i civili e le infrastrutture civili, compresi gli aeroporti, al fine di consentire l’accesso al personale medico, di monitoraggio dei diritti umani e umanitario, e intraprendere azioni volte a proteggere la popolazione civile, compresi gli sfollati, gli emigranti, i rifugiati, i richiedenti asilo e i prigionieri, anche mediante il coinvolgimento delle organizzazioni dell’ONU.
La mancanza di un processo equo nel funzionamento del sistema giudiziario nazionale, anche nelle carceri, rappresenta, infatti, uno dei fattori che contribuiscono alla volatilità e gravità della situazione dei diritti umani e umanitaria in Libia. Per tale ragione, sono state esortate tutte le fazioni a cessare la pratica della detenzione arbitraria e le autorità libiche a istituire procedure alternative alla detenzione, in particolare per coloro che si trovano in aree ad alto rischio di conflitto, e chiudere gradualmente i centri di detenzione per emigranti e richiedenti asilo, riformando nel contempo il quadro legislativo libico sull’emigrazione e l’asilo, al fine di allinearlo con il diritto internazionale e gli standard e principi riconosciuti a livello internazionale.
Al fine di avere un quadro completo e chiaro della situazione, le autorità internazionali si sono impegnate a supportare le attività delle istituzioni libiche per documentare violazioni del diritto internazionale umanitario e delle leggi sui diritti umani, incoraggiando le autorità libiche ad avanzare ulteriormente nel rafforzamento delle istituzioni giudiziarie di transizione.
La posizione dell’Italia
Al termine della Conferenza di Berlino i rappresentanti italiani si sono detti soddisfatti dei significativi passi in avanti fatti durante la riunione. La Conferenza, infatti, avrebbe confermato che l’Italia sarà in prima linea, qualora la comunità internazionale deciderà di lanciare una missione di interposizione sotto la guida dell’ONU al fine di monitorare il cessate il fuoco.
I 55 punti conclusivi, condivisi da tutti i partecipanti al vertice, sono stati di certo una base di grande significato per avviare i lavori del gruppo “5+5” che prenderà avvio e che raggrupperà i cinque rappresentanti del Governo di accordo nazionale libico e i cinque membri dell’autoproclamato Esercito nazionale libico.