Nel contesto del IX Summit of the Americas, è stata annunciata la prima edizione del Cities Summit of the Americas. Sarà un evento che riunirà delegazioni provenienti da città di tutto l’emisfero occidentale e sottolinea una volta di più l’importanza che la city diplomacy sta acquistando negli Stati Uniti e nel mondo.
City diplomacy: definizione ed importanza
La city diplomacy, definita come l’insieme di istituzioni e processi attraverso i quali le città si relazionano con altri attori sul piano politico internazionale per rappresentare i propri interessi, è un argomento sempre più in voga negli Stati Uniti e in generale nel mondo accademico. Questo è ovviamente dovuto a vari aspetti socioeconomici: secondo la Banca Mondiale, circa il 56% della popolazione del pianeta vive in aree urbane, quota destinata a crescere in futuro (si stima che 7 abitanti della terra su 10 vivranno in città entro il 2050); a questo si aggiunge il fatto che più dell’80% del PIL mondiale è generato negli agglomerati urbani.
Inoltre, le città sono anche al centro delle problematiche più attuali. Infatti, metropoli e megalopoli producono circa l’80% delle emissioni globali di CO2, sono spesso i luoghi da cui hanno origine proteste e tumulti, sono l’ambiente adatto per la diffusione delle pandemie e l’obiettivo principale del terrorismo internazionale. D’altra parte, i sindaci e gli organi di governo locali spesso possono fornire soluzioni più efficienti dei governi nazionali, in quanto più a stretto contatto coi cittadini e avendo strumenti legislativi più diretti. Infine, proprio la vicinanza ai cittadini, che tendono ad avere un sentimento di fiducia maggiore verso i loro politici locali, può rappresentare un argine alla crescente disaffezione dalla politica e la democrazia.
Così negli anni, le città hanno sviluppato vari meccanismi per unire le proprie forze con loro omologhe di altri paesi e cercare di portare avanti le loro soluzioni. Una prima modalità è la stipula di accordi (economici, commerciali, culturali, ecc.) tra due municipi, detto diplomazia city-to-city. Tra questi accordi sono famosi i cosiddetti “gemellaggi” tra città o i programmi di “città sorelle”, dove due aree urbane, anche molto distanti tra loro, stringono stretti legami per raggiungere determinati obiettivi. Un altro metodo, sviluppato più di recente, sono i network di città: conferenze ed eventi dove più amministrazioni locali si incontrano per condividere soluzioni e politiche pubbliche e per fare fronte comune per influenzare le scelte dei governi nazionali (secondo uno studio del Truman Center esistono più di 200 organizzazioni di questo tipo).
Il primo Cities Summit of the Americas
A sottolineare l’importanza del tema, il Segretario di Stato Antony Blinken, in un recente intervento presso l’Inter-American Dialogue, ha dichiarato che le città sono il laboratorio d’innovazione da cui i governi nazionali prendono spunto. Così, alla vigilia del IX Summit of the Americas, proprio Blinken ha annunciato la creazione della Cities Forward Initiative e che si terrà la prima edizione del Cities Summit of the Americas. Dal 26 al 28 aprile 2023, a Denver in Colorado, si riuniranno sindaci e delegazioni, pubbliche e private, provenienti da tutto l’emisfero occidentale per creare un nuovo network di città che servirà a rilanciare i rapporti diplomatici tra le aree urbane delle Americhe.
Questi due progetti puntano a creare collaborazioni a livello economico, sociale e di sviluppo tecnologico con l’obiettivo di: generare un’economia più equa, proteggere la democrazia, promuovere uno sviluppo sostenibile, assicurare a tutti un ambiente più pulito e stimolare l’innovazione in tutto l’emisfero. Per ottenere tutto questo, l’organizzazione statunitense del Summit ha già annunciato che ci saranno tre componenti chiave. Il primo evento principale sarà la Mayors Plenary, dove i sindaci potranno confrontarsi con i propri omologhi sulle sfide e opportunità che i loro municipi vedono all’orizzonte. Il secondo componente sarà il Commercial Expo, che riunirà città e compagnie private piccole, medie e grandi per discutere di opportunità economiche e commerciali e di IDE (Investimenti Diretti Esteri). Infine, verranno organizzati degli Stakeholder and Community Programs, dove il focus sarà sugli individui, con scambi culturali, mostre e dimostrazioni tecnologiche e d’innovazione.
Perché l’Amministrazione Biden punta sulle città?
La decisione di puntare su questo tipo di evento viene da lontano; gli USA hanno optato per la cooperazione tra città per riavvicinare la regione latino-americana grazie a rapporti già avviati dalle proprie amministrazioni locali, ad esempi positivi regionali e globali e in risposta alla strategia cinese degli ultimi decenni.
Partendo dai City Networks già esistenti, che come scritto sopra sono oltre 200, i due migliori esempi per spiegare la formazione e funzione di questo tipo di organizzazioni sono il C40, a livello globale, e il MERCOCIUDADES, a livello regionale. Il primo è un gruppo, fondato nel 2005 e che oggi comprende 97 città, formatosi per contrastare il problema dei cambiamenti climatici e allo stesso tempo migliorare la vita e le opportunità economiche dei propri cittadini. Ma C40 non si limita a regolare le emissioni di gas serra; per esempio, durante la pandemia i membri del gruppo, sotto la presidenza del sindaco di Los Angeles Eric Garcetti, hanno creato un piano per rispondere allo shock economico causato dal COVID-19. MERCOCIUDADES è stato, invece, fondato nel 1995 per dare un’ulteriore spinta all’integrazione del MERCOSUR e permettere alle città di avere un ruolo attivo all’interno dell’organizzazione, senza dover dipendere dalle scelte dei governi nazionali.
In America Latina poi, c’è stato un altro attore che fin dai primi anni 2000 ha dato grande importanza ai rapporti tra amministrazioni locali: la Cina. Mentre è noto che il Dragone è diventato un attore sempre più importante nella regione, essendo ormai il primo partner commerciale di quasi tutti gli stati latinoamericani, si conosce meno l’importanza che la City Diplomacy ha rivestito in questo processo. Molte città cinesi hanno tenuto conferenze, sviluppato accordi commerciali e di gemellaggio o “città sorelle” con le loro omologhe in Centro e Sud America, seguendo una strategia ideata direttamente dal Ministero degli Affari Esteri. Infatti, il ministero, nel 2008 e nel 2016, ha pubblicato due “China’s Policy Paper on Latin America and the Caribbean” dove venivano invitate le amministrazioni locali ad aumentare gli scambi e le cooperazioni con le città latinoamericane, creando anche il China-LAC Local Governments Cooperation Forum nel contesto del China – Celac Forum del 2016. Un caso recente di utilizzo di questi accordi si è registrato durante le prime fasi della pandemia di COVID-19, quando varie città cinesi hanno inviato aiuti economici e sanitari alla regione, ad esempio la città di Nanchino che ad aprile 2020 ha inviato oltre 30’000 mascherine a Barranquilla in Colombia.
Mentre la Cina stipulava questo tipo di accordi, come strategia per guadagnare popolarità nella regione, le amministrazioni statunitensi che si sono susseguite negli anni hanno ignorato questo campo della diplomazia. I sindaci e i funzionari dei municipi USA, però, non sono rimasti a guardare. La prima metropoli degli Stati Uniti a firmare un accordo city-to-city, che andasse al di là di un semplice gemellaggio è stata Chicago che, nel 2013, ha creato la Global Cities Economic Partnership con Città del Messico. Gli obiettivi di questa partnership sono la cooperazione nei temi del commercio, innovazione e educazione per aumentare l’impiego, espandere le rispettive industrie e rafforzare la loro competitività globale. Tra i risultati che questo accordo ha portato, si può citare la cooperazione tra l’incubatrice dell’Illinois 1871 e quella della capitale messicana Startup Mexico (SUM) che ha avuto grandi risultati nel campo dell’innovazione. Un’altra protagonista della City Diplomacy è la città di Phoenix, che ha intrecciato rapporti con varie città messicane, tra cui Città del Messico, Hermosillo, Zapopan, Culiacan e Monterrey. Da una parte, l’accordo con la capitale è molto simile a quello stipulato da Chicago; invece, ad Hermosillo, nello stato di Sonora, Phoenix ha aperto un ufficio commerciale che ha portato in Arizona IDE come quello della Etiquetas e Impresiones de Mexico, che ha investito 2.2 milioni di dollari per aprire una propria succursale negli Stati Uniti.
Le opportunità da cogliere
Gli esempi di iniziative diplomatiche tra città portate avanti dalle metropoli USA non si fermano a quelli fin qui menzionati. Anche megalopoli come New York City e Los Angeles hanno network molto sviluppati. Quindi, una delle scommesse lanciate nell’ambito del IX Summit of the Americas è stata quella di istituzionalizzare questi rapporti, creando una rete unica in tutto l’emisfero occidentale.
Il successo di questa iniziativa permetterebbe di slegare i rapporti commerciali dalle tensioni che sempre più spesso nascono a livello nazionale. Ad esempio, durante la presidenza Trump, quando i governi di Messico e USA si dividevano sulla rinegoziazione del NAFTA, le città sopracitate rafforzavano i loro legami, a dimostrazione del fatto che i rapporti tra amministrazioni locali puntano più alla pragmaticità che all’ideologia. Si riuscirebbe inoltre ad avere una piattaforma utile a rilanciare i fenomeni del nearshoring e friendshoring, su cui l’Amministrazione Biden sta puntando dopo le difficoltà incontrate tra pandemia e guerra in Ucraina. Il primo riguarda il riavvicinare le catene produttive e di approvvigionamento nei Paesi della regione, mentre il secondo punta a concentrare le catene produttive e di approvvigionamento solo in Paesi alleati, e gli accordi stipulati tra aree urbane li realizzerebbero in modo più snello, rispetto ai complicati trattati interstatali, dati anche i molti rapporti incrinati all’interno dell’emisfero.
Se la scelta di puntare su questo network di città verrà annoverato tra le luci o le ombre del Summit lo potrà dire solo il futuro, ma sicuramente questa scelta rappresenta un cambio importante nella strategia USA per la regione.