La scoperta di nuovi giacimenti di gas, una politica estera turca a tratti oltranzista, il conflitto in Siria, le primavere arabe: gli equilibri nel Mediterraneo orientale stanno cambiando e Cipro si propone come un leader per la regione. Grazie alla scoperta di immensi giacimenti sottomarini di gas naturale, l’isola è diventata un punto di riferimento economico e commerciale per tutta l’area mediterranea in un settore strategico per l’Europa. Ma per Nicosia la riunificazione e i rapporti con la Turchia rimangono una spina nel fianco, anche se la politica estera di Erdogan, diretta a mettere in sicurezza lo spazio geopolitico turco, rischia di fare terra bruciata intorno ad Ankara che da “zero problemi” è passata a “zero amici”. Diametralmente opposta la posizione di Cipro, che ha inaugurato la politica delle alleanze rafforzando il suo ruolo nel Mediterraneo orientale. Intanto l’incontro tra il presidente greco-cipriota Anastasiadis e il leader turco-cipriota Dervis Eroglu ha (ri)lanciato il negoziato per la riunificazione, ma questa volta la partita si gioca sul gas: potrebbe essere percepito da Ankara come uno strumento per ridimensionare definitivamente la Turchia e isolarla dall’Europa. Se così fosse, Ankara non impiegherebbe un minuto ad affossare il negoziato magari usando la carta dei coloni turchi che vivono nel nord dell’isola. È tuttavia vero che proprio il gas potrebbe essere lo strumento vincente per creare una base d’interesse comune e condivisa tra tutti gli attori del negoziato. Insomma, potrebbe essere la volta buona. Altrimenti tornerebbe la tensione e la divisione dell’isola potrebbe cristallizzarsi ancora di più.
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Ambasciatore Zenon, si può parlare di un nuovo corso della politica estera cipriota?
Da marzo scorso c’è stato un riorientamento della politica estera di Cipro, che ora sta cercando di assumere un ruolo che produca sicurezza e stabilità nella regione. Abbiamo buoni rapporti con tutti i nostri vicini e in particolare con l’Egitto, Israele e Libano, con la Turchia no perchè è ancora aperta la ferita dell’occupazione di parte del nostro territorio. La scoperta dei giacimenti di gas naturale hanno certamente cambiato il ruolo e il valore geostrategico di Cipro. Abbiamo adesso un accordo di collaborazione con l’Egitto sui giacimenti che sono sulla linea mediana, ne stiamo parlando anche con Israele. Ovviamente rispetteremo le scelte che Israele farà, ma l’importante è che Cipro potrà essere utile anche in questo senso.
Cipro e Italia: insieme possono sostenere gli interessi dell’area mediterranea. Anche con una cooperazione rafforzata. È quello che ha in mente Cipro?
Niente esclude che ci siano particolari collaborazioni bilaterali tra due partner della stessa area geostrategica. Con l’Italia Cipro ha avviato una partnership particolare già prima di entrare a far parte ufficialmente dell’Unione Europea o quando è iniziato il fenomeno dell’immigrazione clandestina. Una partnership che ha avuto grande successo e che continua ancora adesso. Nella nostra isola c’è l’Eni e questo è un forte elemento di collaborazione nel settore energetico, ma niente esclude una collaborazione rafforzata tra i nostri due paesi nell’area mediterranea dove ci sono una serie di problemi come l’immigrazione. Poi grazie all’iniziativa del ministro Kassoulides si è creato un gruppo informale che riunisce i paesi mediterranei dell’Ue: si chiama Med Group e ha l’obiettivo di scambiare idee, promuovere proposte etc. Insomma c’è sia la volontà che la possibilità di avviare collaborazioni rafforzate regionali sulle nuove sfide che dobbiamo affrontare; se lo facciamo insieme la risposta potrebbe essere comune e rafforzata.
Parliamo della questione di Cipro, l’occupazione del 37% del suo territorio: in proporzione al corpo umano un’amputazione pari alla perdita di un braccio… .
È vero, se non ci fosse l’occupazione, il potenziale di Cipro sarebbe moltiplicato. Tuttavia questo non ci impedisce, finche non ci sarà la riunificazione, di lavorare nel senso accennato prima. Ma è normale che una Cipro riunificata avrà un potenziale molto più forte e saremo promotori di una politica di sinergia con la Turchia che potrà essere un grande consumatore e anche membro a pieno dell’Ue.
È vero che alle prossime elezioni europee Cipro vuole offrire una rappresentanza alla comunità turco cipriota?
Sì, daremo ai turco ciprioti il diritto di eleggere e di essere eletti, parliamo di circa 90.000 persone; anzi, c’è già un giornalista che si vuole candidare.
Questo fa penare che i rapporti tra le due comunità sono buoni.
Il problema non sono mai stati i turco-ciprioti, ma è la Turchia, che considera Cipro come parte del suo territorio. Con l’ultimo premier qualcosa è cambiato, almeno Erdogan ha riconosciuto che lo status quo non è una soluzione, come al contrario veniva considerato dai militari. Quest’ultimi sono tornati nelle caserme, molte cose sono cambiate in meglio anche in Turchia, però per quanto riguarda Cipro non possiamo dire di aver visto lo stesso.
Il negoziato sembra essere ripreso ma la riunificazione rimane un problema da risolvere. Anche dal punto di vista dei diritti umani
È evidente che l’occupazione è una ferita anche in termini di diritti umani, per i cittadini e per i profughi. Sa quante cause abbiamo vinto alla corte di Strasburgo? Tutti noi sappiamo che il diritto internazionale è dalla nostra parte ma la realpolitik è un’altra cosa. La speranza ora è sulle nuove trattative: bisogna rispettare il risultato del referendum (del ’94, ndr) con il quale il 76% dei ciprioti ha bocciato il piano Onu, perche non rispettava gli interessi del popolo cipriota. Bisogna eliminare il più possibile le aree e i motivi di conflitto e dissidio tra le due comunità, solo cosi il piano potrà funzionare. Tra le due comunità non c’è rancore, la vera spina nel fianco sono i coloni (turchi, ndr) che sono diventati più numerosi degli indigeni. Questo aspetto rischia di diventare una bomba a orologeria.