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La Cina si prepara a sfidare l’Egemone benigno anche sui Mari

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È notizia di qualche giorno fa che il gruppo della task force della portaerei della marina cinese PLA Liaoning ha completato con successo il suo addestramento, durato più di 20 giorni, al combattimento in mare. Il Carrier Strike Group cinese ha operato in Mar Giallo e in Mar Cinese Orientale, entrando nelle acque del Pacifico occidentale attraverso lo stretto di Miyako e hanno condotto una serie di esercitazioni.

La Cina sa che per poter competere a livello internazionale ha bisogno di sviluppare una Marina da guerra idonea a poter tutelare i propri interessi nazionali. Seppur vi sia una linea strategica nazionale unica che lega i diversi comparti statuali, deve sicuramente lavorare affinché possa agire sia in maniera integrate con le altre Forze Armate e sia multi-livello e multi-dominio. Altra caratteristica che necessita di essere potenziata è quella relativa all’interoperabilità con i propri Alleati. Infatti, anche se vi sono state diverse esercitazioni congiunte con i gruppi Navali della Federazione Russa, ciò non significa che i loro assetti siano pienamente interoperabili sia in termini di mezzi e sia a livello dottrinale. Tali elementi potrebbero sembrare banali ma non lo sono affatto, basti pensare come possa essere difficile la condivisione delle informazioni e di determinati dati particolari.

Inoltre, per poter sviluppare delle procedure congiunte serve operare congiuntamente in mare molto tempo nonché avviare dei programmi di scambio. Quasi certamente, la Cina ha chiaro che per poter emergere deve necessariamente incrementare il proprio potere marittimo. Per fare ciò deve essere in grado di proiettare potenza che lo si raggiunge anche mediante l’impiego dei gruppi portaerei (costituiti sia di componente combattente, come cacciatorpediniere, sottomarini, fregate e Unità d’Assalto anfibio e sia quella logistica) che devono essere protetti in maniera adeguata a poter acquisire la padronanza del ruolo expeditionary, intrinseco alle Marine da guerra.

Altro fattore da tenere in considerazione è la professionalizzazione del personale che deve essere preparato ed addestrato nella gestione dei mezzi che impiegano che sono tecnologicamente avanzati e specialmente delle informazioni che ricevono e che devono essere elaborate velocemente e che non sono minimamente paragonabili a quelle del passato. L’industria di costruzioni navali cinese sta proseguendo la sua opera di espansione del naviglio combattente, ma di pari passo dovrà seguire la formazione del personale sia in termini di individui e sia di team. Quando si parla di sviluppo della dottrina, bisogna tenere a mente che bisogna creare anche un’organizzazione che sappia impiegare lo strumento aeronavale a disposizione, ovvero tirar su ed addestrare gli staff imbarcati a bordo delle Unità di bandiera (flagship) dalle quali si coordinano e vengono disseminati ordini al resto del gruppo navale.

Allo stato attuale, probabilmente, le marine occidentali hanno qualche punto in più rispetto alla Cina, che dovrà adoperarsi per colmare il gap. Il gap, quindi, non è riferito solo all’aspetto tecnologico ma si muove anche verso altro, come ad esempio al know-how che si deve ottenere per raggiungere determinati obiettivi. Molteplici sono i passi avanti fatti dalla Cina in campo navale, infatti negli ultimi anni sono stati diversi i dispiegamenti dei gruppi navali in Mediterraneo o in altre parti del Mondo (come golfo di Aden e Oceano Indiano), proprio a significare la volontà di emergere e divenire super-potenza. La Cina ha in corso un miglioramento che va dagli aspetti di warfighting a quelli di Maritime Security ed a quelli di defence engagement. Proprio il defence engagement, che si sviluppa mediante la naval diplomacy ed il capacity & confidence building, è stato portato avanti per intessere relazioni con Paesi lontani al fine di arrivare a creare delle basi logistiche da impiegare all’occorrenza (vedasi a Gibuti ed il progetto nel Golfo di Guinea, che li potrebbe vedere proiettati anche in Atlantico).

Ad oggi, la Cina è consapevole di non essere allo stesso livello degli statunitensi ed in generale della coalizione occidentale, e quindi porta avanti anche progetti di A2AD (anti access/area denial) proprio al fine di contrastare il vantaggio della coalizione occidentale che non è riferito al solo livello tecnologico. In conclusione, la Cina ha compreso appieno come la capacità navale sia da considerarsi come un’arma efficace a propria disposizione sia in campo diplomatico e sia per azioni più incisive, che possono variare dalla semplice deterrenza ad azioni coercitive vere e proprie. Per poter portare avanti tale progetto avrà la necessità di sviluppare proprie dottrine e procedure che siano congiunte con i propri alleati per non rimanere sola a contrastare i Paesi Occidentali.

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