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TematicheItalia ed EuropaCdu: vince il candidato (discretamente) sostenuto dalla Merkel

Cdu: vince il candidato (discretamente) sostenuto dalla Merkel

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Eric Langenbacher è stato a lungo considerato come uno dei più autorevoli osservatori dell’evoluzione politica della Germania contemporanea, ma nel 2017 è inciampato in un libro – Twilight of the Merkel Era – che ha totalmente mancato il segno.

Effettivamente a partire dal 2016 l’immagine e l’azione di governo della Cancelliera si erano appannati, ma oggi possiamo oggettivamente constatare che la Merkel non ha assolutamente perso il suo tocco: dalla brillante prova data nella gestione della crisi Covid-19, all’accordo in extremis sulla Brexit, passando per la capacità di piegare le resistenze degli ultra falchi rigoristi in Olanda, Finlandia e Austria e – allo stesso tempo – quelle degli euroscettici in Polonia e Ungheria per sbloccare i fondi del Recovery, nonché per l’accordo strategico con la Cina – il Bilateral Investment Agreement (Bit) – che potrebbe rappresentare uno dei pilastri dell’architettura del mondo post Trump.

Un ulteriore traguardo è stato tagliato proprio durante questo fine settimana: la vittoria del suo candidato Armin Laschet, che partiva tutt’altro che favorito, al XXXIII Congresso della CDU. Infatti, gli ultimi sondaggi descrivevano una corsa incerta: Friedrich Merz veniva accreditato di un nocciolo duro di 380 voti (su 1001) e al primo turno ne ha avuti effettivamente 385, il duo Laschet/Spahn veniva dato sotto a Norbert Röttgen (presidente della Commissione esteri della Camera) che comunque ha finito la sua corsa con 280 consensi personali. Questi, al secondo turno, sono in gran parte confluiti proprio sulla posizione che la Merkel aveva discretamente sostenuto: una vittoria del falco Merz avrebbe spostato il partito a destra compromettendo l’attuale alleanza di governo e ridato vigore agli sponsor dell’austerity. Inoltre, sul versante geopolitico, ci sarebbe stato un raffreddamento dei rapporti con la Russia (esemplificati dal raddoppio dell’infrastruttura energetica Nord Stream, messo comunque in sicurezza da eventuali sanzioni grazie allo schermo di una Fondazione) e con la Cina.

Laschet (che al secondo turno ha preso 521 voti, più di AKK nel precedente Congresso) – per la corsa alla Cancelleria – dovrà fare i conti con Söder, leader del partito gemello, la CSU.

Per l’esito finale è stato fondamentale il doppio turno che rivela ancora una delle sue più importanti virtù: al primo gli elettori votano più sinceramente, al secondo strategicamente. Il tempo a disposizione è stato così abilmente utilizzato dalla Merkel per ottenere un margine di manovra in cui dispiegare – tramite i propri emissari – le sue doti negoziali. La presa della cancelliera sul partito e sul Paese è ancora significativa e il fatto che – nel XXXIII congresso – i rapporti di forza fra l’area centrista e quella conservatrice si siano ribaltati a favore della prima (come si evince in particolare dopo il primo turno) è un altro capolavoro della Cancelliera.

Tutti i traguardi portano il peculiare segno della sua personale strategia negoziale: negoziare, negoziare e ancora negoziare, a oltranza, fino alla dead line e oltre se necessario, fino allo sfiancamento fisico e psicologico delle controparte, tutto per chiudere il miglior deal possibile.

Chi, a differenza di Langenbacher, aveva colto le potenzialità di questa nuova stagione merkeliana è stato certamente Claudio Landi, giornalista parlamentare di grande esperienza che nel 2019 aveva dato alle stampe Frau Merkel. Regina d’Europa (Passigli Editore; in primavera è prevista una edizione aggiornata dove ci sarà molto da commentare). In particolare, nel volume si sottolinea l’impostazione geopolitica “a più cerchi” che sta permettendo a Berlino di tenere rapporti positivi non solo in Europa ma anche in un mondo sempre più interconnesso e globale, da Est a Ovest. E la visione di Laschet è assolutamente in linea con questo approccio.

Salvatore Santangelo,
Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”

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