La U.S. Nuclear Posture Review, pubblicata il 3 febbraio 2018, segue le orme della NSS 17 e della NDS 18 e conferma la Cina come principale competitor degli USA. Pechino starebbe, infatti, cercando di limitare la proiezione del potere americano nella regione Indo-Pacifica e, a tal fine, starebbe modernizzando la propria forza nucleare. Quale è la capacità nucleare oggi? Su quali punti di forza può contare? Quali le tendenze per il futuro?
Questo articolo integra quanto analizzato della dottrina nucleare cinese in “La Cina intende davvero utilizzare l’arma atomica?”. Si consiglia, quindi, di leggere i due articoli congiuntamente.
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La National Security Strategy 2017 e il Summary della National Defense Strategy 2018 individuano nella riemersione della competizione strategica tra gli Stati il principale elemento di minaccia per gli USA nel nuovo contesto globale. La Nuclear Posture Review 2018 aggiunge che, mentre gli USA avrebbero continuato a ridurre la potenza, il numero e la pericolosità delle proprie armi atomiche, la Cina si è mossa nella direzione opposta avviando una generale modernizzazione del proprio deterrente nucleare.
In questa sede si prenderà in considerazione solo la capacità intercontinentale della Repubblica Popolare Cinese (RPC) che potrebbe essere messe in campo in caso di strike nucleare contro il territorio statunitense, lasciando, quindi, fuori le capacità di teatro e di raggio corto, medio e intermedio che potrebbero, comunque, avere un ruolo nella deterrenza e nelle operazioni contro gli USA.
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→ […] IL POTERE NUCLEARE FUNGE NON SOLO DA “CARDINE DELLA DETERRENZA STRATEGICA” E, QUINDI, DELLA “SICUREZZA NAZIONALE” CINESE MA ANCHE DA SUPPORTO ALLO STATUS DI GRANDE POTENZA DEL PAESE […] →
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Per quanto riguarda le testate, l’arsenale nucleare dovrebbe contare tra le 180 e le 270 unità, a seconda delle diverse stime, registrando, quindi, una netta inferiorità all’arsenale degli USA e della Russia, in linea con l’obiettivo di “deterrenza esistenziale” e di “deterrente minimo”. La forza missilistica intercontinentale cinese sarebbe composta da circa 50-70 Intercontinental Balistic Missiles (ICBM) di cui, però, solo tra i 40 e i 50 in grado di colpire gli USA. Della forza balistica lanciata da sottomarino (Submarine-launched ballistic missile, SLBM) è difficile effettuare una stima mentre è facile conoscere il numero dei sottomarini (4 SSBN in servizio). I bombardieri strategici sono il vero punto debole della forza nucleare cinese, essendo in numero ridottissimo e in gran parte obsoleti (derivati dai Tupolev-16 ritirati dal servizio 25 anni fa in Russia).
Di fronte alla supremazia americana offensiva e difensiva, ci sarebbe da dubitare, quindi, della capacità cinese di un second strike. Infatti, la forza ICBM land-based, oltre ad essere di dimensioni contenute, è fissa (in silos) e a propellente liquido, il che la rende più vulnerabile ad un first strike o intercettabile in caso di lancio. La forza missilistica sottomarina, a sua volta, soffre un limite strutturale: i SLBM in servizio (JL-1) per raggiungere il territorio nord-americano dovrebbero essere lanciati da sottomarini inoltrati nel Pacifico, superando la prima e la seconda catena di isole che cingono la Cina, i numerosi alleati americani nell’area e avvicinandosi alle basi americane di Guam e delle Hawaii, in un’impresa che molti ritengono inverosimile. Il primato navale americano si sostanzia, infatti, in una presenza preponderante nel quadrante Pacifico contro la quale la Cina non ha strumenti nè per un attacco nè per una diversione, potendo contare su una minuscola flotta di portaerei (2 unità in servizio di cui 1 quasi-obsoleta, 1 in costruzione contro le 10 americane) e un minor numero di Large Surface Combatant. Anche per questo, la RPC considera una priorità di sicurezza nazionale assicurarsi l’esclusivo sfruttamento dei mari e degli arcipelaghi limitrofi. Come menzionato, la Cina non potrebbe neanche fare affidamento sulla propria forza aerea strategica.
Per eliminare questi limiti e assicurarsi una deterrenza efficace, la leadership cinese del XXI secolo ha avviato un processo di modernizzazione della forza nucleare nazionale. In questa sede si cercherà di illustrarne i caratteri essenziali:
Per quanto riguarda i vettori intercontinentali, il 2016 è stato l’anno di svolta con il test del Dongfeng-41, il nuovo ICBM Multiple Independently targetable Reentry Vehicle cinese a propellente solido, lanciabile da piattaforme mobili con una gittata plausibile di 12 mila km. Il missile dovrebbe entrare in servizio durante il 2018 e fungere da prototipo per i nuovi vettori intercontinentali di terza generazione. In merito alla capacità sottomarina, constatati i problemi che compromettono la deterrenza cinese in questo dominio, la modernizzazione in atto procede sia sul versante SSBN (sottomarini lanciamissili balistici) che su quello missilistico. Quattro nuovi sottomarini dovrebbero entrare in servizio nei prossimi anni, dotati di maggiore capacità missilistica per ospitare il nuovo JL-2 (~7000 km di raggio). In fase di sviluppo e test è entrato il successore del JL-2, il JL-3, di cui però non si hanno informazioni certe. Per completare la triade strategica, l’Esercito Popolare di Liberazione sta sviluppando il suo nuovo bombardiere H-20 che dovrà sostituire gli obsoleti sistemi in servizio, pur non sembrando il dominio aereo la preoccupazione principale di Pechino. Vale la pena menzionare il sistema di difesa missilistica mid-course che la Cina sta sviluppando e per cui ha già acquisito capacità hit-to-kill. Il compito di tale sistema sarebbe di difendere i silos missilistici, che in futuro saranno sempre meno, e, soprattutto, i comandi strategici cinesi.
In conclusione, l’opinione generalmente condivisa è che la modernizzazione nucleare cinese in corso, forte di una performance economica cinese che ha aumentato le risorse a disposizione, stia assicurando alla Cina la tanto agognata capacità di second strike. Ciò trasformerà necessariamente il contesto di sicurezza della regione asiatica e, perciò, USA e Repubblica Popolare dovranno elaborare nuovi framework bilaterali e, solo in seconda battuta, multilaterali per affrontare il nuovo scenario. Gli USA, in questo senso, dovranno accettare la Cina come attore strategico assertivo e negoziare con essa un quadro di regole che riduca gli attriti e le incomprensioni, e che sia in grado di promuovere gli esiti win-win, affrontando quei terreni scivolosi che appaiono tali perché lasciati alla percezione soggettiva. Lo status quo regionale è, effettivamente, altamente contestato e ciò non aiuta nel compito appena individuato, ma è importante sottolineare che Cina e USA, nonostante la competizione, non conoscono alti livelli di ostilità da circa mezzo secolo e, quindi, possono approfittare di un contesto ancora costruttivo di relazioni per sviluppare una relazione strategica salda e pacifica.