Moon Jae-in è stato il primo leader straniero a visitare l’Australia dall’inizio della pandemia. Stando a quanto riporta Nikkei Asia, i due Paesi dell’Indo-Pacifico hanno siglato, il 13 dicembre 2021, un accordo dal valore di 930$ per la costruzione di una fabbrica di obici nello Stato australiano di Victoria; inoltre, si sono impegnati a stabilire uno scambio stabile di materie prime tra le due nazioni, tra cui litio, cobalto e terre rare. Che sia una presa di posizione della Corea del Sud nei confronti della Cina?
Questo articolo fa parte di una serie dedicata all’ultimo anno di mandato del Presidente sudcoreano Moon Jae-in.
La politica estera dell’amministrazione coreana
I 5 anni dell’attuale inquilino della Casa Blu sono stati in effetti scanditi da momenti ed incontri – e non incontri – di portata storica per la penisola coreana; a cominciare infatti dalla dichiarazione congiunta tra Nord e Sud avvenuta in occasione del terzo summit intercoreano del 2018, quando, per la prima volta dalla firma dell’armistizio del ‘53, un Leader Supremo nordcoreano ha varcato il confine tra le due Coree. L’amministrazione Moon, se da un lato ha spinto fortemente per un riavvicinamento con la Repubblica Popolare Democratica, dall’altra è stata caratterizzata da un forte allontanamento dal Giappone. Il poco entusiasmo mostrato da Tokyo al dialogo è evidente se pensiamo al mancato incontro bilaterale durante il G7 di giugno 2021, incontro apparentemente richiesto da Seul, e prontamente rifiutato da Tokyo.
Inoltre, la menzionata politica di avvicinamento nei confronti di Pyeongyang mal si coniuga con una strategia di contenimento militare del Dragone, che nell’Indo-Pacifico ha assunto la duplice forma di AUKUS e Quad, dal momento che dal punto di vista sudcoreano Pechino rappresenta un attore imprescindibile nel processo di pacificazione della penisola. Fatto sta che il Presidente Moon Jae-in ha stretto un accordo per la costruzione di una fabbrica di sistemi d’artiglieria con un Paese, l’Australia, che si trova coinvolto in entrambe le organizzazioni. Se da una parte questo gesto necessariamente non può essere letto come una promessa di intenti da parte del Paese del Calmo Mattino, dall’altra fa certamente riflettere se letto in relazione con le limitazioni imposte dalla Cina al sistema missilistico THAAD in Corea ad inizio mandato Moon.
Gli attori e gli elementi coinvolti nell’accordo
Alla firma erano anche presenti rappresentanti dell’Hanwa Group, il più grande chaebol, uno dei conglomerati sudcoreani a gestione prevalentemente familiare, nel settore della Difesa; dal 2019 ha stabilito una sussidiaria in Australia che si occupa prevalentemente della menzionata artiglieria e veicoli anti-fanteria. Sebbene la stampa asiatica e di settore, per quel che è possibile sapere da fonti di lingua inglese, non ne faccia menzione, è abbastanza improbabile che l’accordo giunga totalmente inaspettato. Inoltre, l’Hanwa Group possiede fabbriche e laboratori di ricerca in tutto il mondo, compresi Stati Uniti e Cina; un dato che fa riflettere sulla intercapillarità di questo accordo nelle dinamiche non solamente regionali, ma anche mondiali.
Durante gli accordi, in realtà, non si è parlato solamente dei fondi dedicati alla costruzione di una fabbrica di obici in Australia, bensì della possibilità di istituire una supply chain di terre rare, cobalto, litio e altri minerali. Perché forse è quasi più rilevante porre l’attenzione su questo aspetto, piuttosto che su quello militare? Anzitutto, la crisi dei microchip è stata di una portata talmente ampia, da condurre gli Stati ad una vera e propria lotta per accaparrarsi imprese che fossero intenzionate a costruire fabbriche sul proprio territorio. L’approvvigionamento di materie prime, quindi, rappresenta un aspetto non indifferente nella produzione di queste componenti elettroniche.
Se la competizione sino-americana è sotto la luce dei riflettori, decisamente meno lo sono gli effetti che questa produce sugli Stati che vi si trovano, volenti o nolenti, coinvolti. Il CHIPS for America Act, per fare un esempio, produce degli effetti sulle imprese degli Stati alleati nell’Indo-Pacifico verso i quali il decisore pubblico di Washington potrebbe essere totalmente indifferente. La Corea del Sud potrebbe essere affetta dalle politiche fiscali statunitensi non solamente per quel che concerne i microchip, ma anche per le batterie elettriche. Mentre la giapponese Sony e la taiwanese TSMC stringono accordi per la rivitalizzazione della Silicon Valley nipponica e mentre la statunitense Intel stringe accordi con l’Unione Europea per la costruzione di fabbriche nel Vecchio Continente, a maggior ragione il rafforzamento di rapporti con l’Australia sembrerebbe una scelta quasi obbligata, considerando anche che quest’ultima è parte al contempo della RCEP e della CPTPP.
Le elezioni presidenziali di marzo 2022
In conclusione, la Repubblica di Corea si trova in una posizione di ambiguità strategica ed economica che non è necessariamente incompatibile con la competizione sino-americana; lo stesso Presidente americano Joe Biden, durante l’incontro con la controparte sudcoreana, ha ammesso come l’approccio migliore alla penisola sia quello “diplomatico e bilanciato”, uno degli elementi di contrapposizione nei confronti del predecessore Donald Trump.
Tuttavia, così come la non partecipazione coreana alla FOIP, la strategia nippo-americana per un Indo-Pacifico Libero e Aperto, non è un elemento scontato, dal momento che il futuro inquilino – il maschile è d’obbligo, dal momento che attualmente vi sono solo candidati uomini – della Casa Blu potrebbe prendere seriamente in considerazione quanto meno un’adesione informale alla strategia nella forma un incontro trilaterale Washington-Tokyo-Seul, incontro che sotto l’amministrazione Moon non è mai avvenuto.Tuttavia, anche nel caso di un eventuale cambio di leadership coreana non è detto che si tramuti automaticamente in una presa di posizione netta contro la Cina: infatti, i conservatori sudcoreani sono storicamente vicini ai chaebol più di quanto non lo siano tendenzialmente i democratici, di cui fa parte l’attuale Capo di Stato. Quindi, il futuro delle relazioni securitarie ed economiche è ancora fortemente incerto.