Nella giornata di ieri sono arrivati i risultati ufficiali dei caucus in Nevada e ancora una volta Bernie Sanders ha portato a casa una vittoria, questa volta però molto più netta rispetto a quella del New Hampshire. Il senatore del Vermont ha ottenuto il 46,8% dei voti corrispondenti a poco più del doppio dei voti ottenuti da Joe Biden.
Lo sbarco in Nevada era cominciato male per Bernie Sanders. Dopo la vittoria in New Hampshire, la Culinary Union – potente sindacato di circa 60.000 lavoratori tra hotel e ristoranti – aveva attaccato il senatore del Vermont con il timore che avrebbe potuto cancellare la loro assistenza sanitaria. Nonostante ciò, alla vigilia dei caucus in Nevada i sondaggi davano Sanders davanti a tutti e, difatti, le previsioni sono risultate corrette. Il senatore 78enne ha vinto con il 46,8% ottenendo 24 delegati che, sommati ai 21 conquistati tra l’Iowa e il New Hampshire, è saldamente al primo posto della corsa con 45 delegati totali. Oltre ad essere una vittoria schiacciante, con più di 26 punti di differenza su Biden, arrivato secondo, è una vittoria importante che potrebbe segnare il futuro delle primarie democratiche. Sono numeri ancora piccoli rispetto alla soglia di 1991 delegati necessaria per ottenere la nomination, ma dal Nevada è arrivato un segnale fortissimo: Sanders si è imposto tra gli ispanici raccogliendo, secondo gli exit poll di CNN, il 54% dei consensi contro il 14% di Biden. Il voto delle minoranze – che gli è mancato nel 2016 – potrà essere sicuramente un’arma in più per il senatore del Vermont che sembra, stando agli ultimi sondaggi in vista delle primarie in South Carolina, colmare sempre di più il gap con Biden in termini di voti afro-americani.
Probabilmente l’entrata in scena di Michael Bloomberg, anche se soltanto al dibattito pre-Nevada, ha aiutato Sanders a staccare il gruppo. Dietro al senatore del Vermont il campo rimane frammentato e diviso. Biden, che nelle prime due uscite aveva deluso moltissimo, ha ottenuto il 20,2% vincendo tra gli afro-americani e gli over 65, tutte le altre categorie invece hanno dato maggioranza a Sanders. Ora l’ultima speranza dell’ex vicepresidente rimane il South Carolina dove i sondaggi lo vedono al primo posto grazie proprio ad una forte presenza di afro-americani.
Per quanto riguarda gli altri candidati, Buttigieg ha superato le aspettative perché il terzo posto con il 14,3% e 3 delegati è più di quanto gli attribuissero i sondaggi alla vigilia, ma i suoi elettori rimangono essenzialmente bianchi e questo gli lascia poco margine per il futuro. Male invece la Warren e la Klobuchar che hanno ottenuto rispettivamente il 9,7% e il 4,2%. Il buon risultato nel dibattito tv di Las Vegas non ha giovato alla senatrice del Massachusetts, anche perché metà degli elettori aveva già votato prima dell’andata in onda. Mentre la senatrice del Minnesota, dopo l’endorsement del New York Times e la buona prestazione in New Hampshire, è scesa al 4% a causa anche di una serie di gaffes, una tra tutte quella di non conoscere il nome del presidente del Messico nel dibattito pre-Nevada, che in uno stato composto al 30% da ispanici non è sicuramente una bella mossa.
Nonostante i magri risultati dei due moderati e della Warren, nessuno di loro ha ancora deciso di abbandonare la contesa rimanendo in corsa almeno fino al Super Tuesday. Una scelta che senza dubbio avvantaggia Sanders. Le indicazioni che arrivano dal Nevada sono importanti perché si tratta del primo stato rappresentativo del resto del paese dove i bianchi non sono più la maggioranza assoluta, gli ispanici sono la minoranza più numerosa, e gli immigrati rappresentano una parte molto significativa della popolazione.
Oltre al risultato del South Carolina, che ci dirà quanto margine Sanders sta recuperando su Biden in termini di minoranza afro-americana, l’evento più importante è il Super Tuesday del 3 marzo, che – probabilmente – ci consentirà di capire se l’ala moderata del Partito Democratico sarà in grado di esprimere un’alternativa valida a Sanders e se effettivamente l’ex sindaco di New York, Michael Bloomberg, potrà ricoprire il ruolo di primo sfidante del senatore del Vermont, come scritto nel memo pubblicato dal suo staff lo scorso 19 febbraio.