Al di là della guerra e di tutti gli aspetti legati all’assistenza finanziaria, militare e per la ricostruzione dell’Ucraina, il tema centrale sia per l’Italia che per l’Unione Europea sarà senza alcun dubbio quello della diversificazione nell’approvvigionamento energetico. L’eccessiva sottovalutazione nella ricerca di forniture alternative e nello sviluppo di infrastrutture e delle tecnologie necessarie al perseguimento dell’autonomia strategica annunciata dalla Presidente Ursula von der Leyen al momento del suo insediamento alla guida della Commissione Europea, hanno reso ineludibile la predisposizione di un piano energetico che potrebbe vedere nell’Italia, il nuovo baricentro di un assetto che va riposizionandosi verso il Mediterraneo.
Il presente articolo riproduce parzialmente i contenuti di un contributo dell’autore per l’edizione del 3 giugno di “Scenari”, inserto di geopolitica del quotidiano “Domani”
Problema infrastrutture
La lezione dei tragici fatti di questi mesi impone perciò di recuperare un obiettivo primario: la sicurezza energetica. Oggi quindi risulta opportuno diversificare il mix energetico pianificando e sfruttando altre forniture, investendo nel progressivo sviluppo della filiera legata alle fonti di energia rinnovabile. In aggiunta ad una massimizzazione dell’utilizzo di tutti gli impianti esistenti, sfruttando ogni risorsa disponibile, che si tratti di biofuels, biometano o biogas. Per ciò che attiene il gas, appare oramai inevitabile la momentanea rinuncia agli ambiziosi obiettivi di uscita dalle fonti fossili prevista dal pacchetto Fit For 55 a vantaggio di un approccio che conduca al pieno utilizzo delle risorse presenti nel bacino mediterraneo. Se partissimo dal Nord Adriatico, l’Italia potrebbe senz’altro contare, stando alle stime, su 50-70 miliardi di metri cubi sparsi fra vari giacimenti che non sono stati mai messi in produzione. Senza contare il Canale di Sicilia dove i giacimenti Argo e Cassiopea potrebbero fornire altri 15 miliardi di metri cubi. Anche L’Algeria, che già fornisce attraverso Transmed circa il 30% di gas per il nostro fabbisogno e con cui in aprile è stato firmato dal Presidente del Consiglio Draghi un’intesa per aumentare le forniture, presenta dei giacimenti sia a terra che in mare ancora inesplorati con capacità stimata di 159 miliardi di metri cubi (undicesimo posto nella classifica mondiale delle riserve). Allo stesso modo in Libia, che ci rifornisce attraverso il GreenSteam per il 5% del fabbisogno nazionale, le stime parlano di 53 miliardi di metri cubi che potrebbero essere utilizzati. Spostandosi più ad est i giacimenti non ancora sfruttati di Zohr in Egitto e Leviathan in Israele potrebbero effettivamente rappresentare in futuro una fonte dall’altissima valenza strategica, non solo per il nostro paese ma per l’Europa nel suo complesso.
Idrogeno e nucleare
Nell’ottica dell’autonomia strategica europea due direttrici di sviluppo possono avere esiti molto interessanti anche se che attualmente presentano ancora delle criticità che ne limitano la possibilità d’impiego nell’immediato; queste sono senz’altro rappresentate dall’idrogeno e dal nucleare. Rispetto all’idrogeno la Commissione Europea già a dicembre dello scorso anno ha indicato alcuni progetti e corridoi chiave per promuovere le interconnessioni e l’interoperabilità tra i diversi stati membri, permettendo così l’emergere di una rete integrata in grado di collegare i paesi dell’UE al fine di contribuire alla sostenibilità dei sistemi energetici europei, sfruttando le infrastrutture tradizionalmente dedicate al trasporto esclusivo del gas anche per una miscela gas-idrogeno. Per quanto riguarda invece il nucleare, stante la chiusura che si registra nel nostro paese e la generalizzata diffidenza nei confronti dell’atomo, si deve tuttavia evidenziare il potenziale illimitato e le caratteristiche di maggior sostenibilità ambientale delle centrali di quarta generazione.
Italia possibile hub energetico euromediterraneo
Se dunque l’evento bellico ha ridimensionato l’assetto energetico che poggiava decisamente sul rapporto tra Germania e Russia, attraverso il completamento del North Stream II, è altrettanto plausibile che vi sia un riposizionamento verso sud di tale baricentro con un ruolo importante che potrebbe spettare soprattutto all’Italia nel trasporto del gas naturale. Per cogliere una simile opportunità dovremo contribuire ad allentare la dipendenza dalle forniture russe (oggi al 40%) rafforzando il progetto di hub del mediterraneo attraverso:
1) il potenziamento del TAP dall’Azerbaijan, che si è rilevato fondamentale in questa fase critica e che fu osteggiato in maniera poco lungimirante;
2) il rilancio del progetto dell’EastMed, frettolosamente accantonato, con approdo previsto ad Otranto che, permetterebbe di canalizzare il gas proveniente dai nuovi e significativi giacimenti di Israele, Cipro ed Egitto, aggiungendosi così ai gasdotti già operativi Transmed e GreenStream.