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TematicheAmbiente, Infrastrutture ed EnergiaAzerbaigian, Turchia, Balcani, Russia: da dove arriva il gas...

Azerbaigian, Turchia, Balcani, Russia: da dove arriva il gas europeo

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La scarsità di risorse europee per soddisfare la propria domanda e la produzione industriale, seppur in calo nel breve periodo, rende necessario importazioni di materie prime. In tale contesto, la Russia assume un ruolo chiave essendo la fonte primaria di approvvigionamenti destinati al vecchio continente. Nel 2010, infatti, la Russia è stata il primo partner commerciale per l’importazione nell’Unione Europea di varie materie prime e non solo di gas naturale: 27.1% di carbone (in aumento rispetto al 13.1% del 2002) il 34.5% di greggio (2002 29.9%,) e il 31.8% di gas naturale.

Va tuttavia precisato che la dipendenza dal gas russo è andata diminuendo negli ultimi anni, dovuta sia ad una contrazione della domanda, e della produzione industriale, sia all’incremento dell’importazione dal Qatar, che da un marginale 0.9% nel 2002 ha raggiunto l’8.6% nel 2010. La ricerca di una valida alternativa per la sicurezza e la diversificazione degli approvvigionamenti di gas in Europa ha portato la Commissione Europea ad individuare il Corridoio Meridionale del gas quale progetto strategico per gli approvvigionamenti europei, che dovrebbe trasportare il gas proveniente dai ricchi giacimenti off shore dell’Azerbaigian, nel Mar Caspio, passando per la Turchia e i Balcani.

Allo stesso tempo, la Russia sta ha progettato un nuovo gasdotto, il South Stream, destinato alle importazioni in Europa che ha la finalità di di bypassando l’Ucraina, considerata la crisi del 2006 tra i due paesi e i suoi riflessi propagati sul vecchio continente. Gli aspetti prettamente economici ed energetici, che certamente condizionano lo sviluppo e la futura realizzazione dei progetti, si intrinsecano con una complessa gestione di delicati equilibri geopolitici tra i paesi in questione, tra loro profondamente diversi per contesto storico, economico, religioso e culturale.
Ruolo dell’Azerbaijan

L’intero progetto europeo Corridoio Meridionale è legato indissolubilmente all’Azerbaijan, che ha assunto un rilevante ruolo a livello non solo economico ed energetico, ma anche geopolitico. La firma della Dichiarazione congiunta sulla fornitura di gas all’Europa, siglata dal Presidente della Commissione Europea Barroso e il Presidente azerbaigiano Aliyev, a Baku nel gennaio 2011, ha rappresentato un passo decisivo verso la realizzazione dell’intero progetto Corridoio Meridionale.
L’Unione Europea dunque pianifica di attingere il proprio approvvigionamento di gas dal principale giacimento dello Shah Deniz, a 70 km da Baku, operato da un consorzio che raggruppa BP, Total e l’azerbaigiana SOCAR. La produzione della fase 1 del consorzio ha avuto inizio nel 2006 e da allora l’Azerbaigian, in precedenza dipendente dall’importazione del gas russo, ha triplicato la produzione di gas naturale, diventandone un esportatore netto, principalmente verso la Georgia e la Turchia. È attualmente in corso lo sviluppo e la realizzazione della fase 2 dello Shah Deniz, parte integrante del progetto europeo, Corridoio Meridionale, che attraverso la costruzione di vari segmenti di gasdotti porterà in Europa il gas dal Mar Caspio. Indipendente dall’Unione Sovietica dal 1991, l’Azebaijan è un media potenza regionale del Caucaso, circondata da influenti vicini, che ha adottato una strategia di politica estera, fondata sui rapporti di buon vicinato con la Federazione Russa, a Nord, e con l’Iran, a Sud, mentre ha rafforzato i tradizionali ottimi rapporti con la Turchia e la Georgia; rimangono, infine, ancora tesi i rapporti con la confinante Armenia.
Dopo un cinquantennio di regime sovietico, l’Azerbaijan tende a mantenere buone relazioni con Mosca, sebbene si stia ritagliando un interessante ruolo geopolitico sempre più indipendente dalla Russia, sia da un punto di vista energetico che militare. Pertanto, raggiunta l’indipendenza dall’importazione di gas russo, la strategia energetica di Baku è volta a porsi nel prossimo futuro come un hub strategico di gas verso l’Europa, alternativo alla Russia. Oltre al consolidamento dei rapporti con l’Unione Europea, l’Azerbaigian ha instaurato buone relazioni anche con gli Stati Uniti, come dimostrato innanzitutto dalla cooperazione e dall’aspirazione di Baku a diventare membro a pieno titolo della NATO. Tali indirizzi di politica estera azerbaigiana dimostrano, dunque, il tentativo della sua leadership di ancorarsi sempre di più all’occidente, attraverso la costruzione di solidi rapporti euro atlantici.
Le aspirazioni e la strategia di politica estera azerbaigiana rendono complessi e altalenanti i rapporti con l’Iran, con il quale Baku condivide circa 1000 km di confine ed anche la gestione di delicati equilibri della minoranza azera in Iran, circa il 16%. Un paese a maggioranza musulmana (circa 93%) dimostra il suo distacco da un vicino quale è Teheran, anche con gli ottimi rapporti che intrattiene con Israele, suggellati dalla recente visita di aprile a Tel Aviv del ministro degli Esteri azero Mammadyarov, occasione per incontrare le massime autorità israeliane e per ribadite le intenzioni dei due paesi di stringere ancora di più le relazioni bilaterali.

Turchia snodo strategico per l’approvvigionamento europeo

Il primo tratto del lungo tragitto del Corridoio Meridionale è il Trans Anatolian Pipeline (TANAP) che, a partire dall’Azerbaigian, attraversa la Turchia fino a sbarcare sul continente europeo. L’accordo sul TANAP è stato firmato, e successivamente ratificato, sia dall’Azerbaigian che dalla Turchia, segnando così un decisivo passo per lo sviluppo dell’intero progetto e rafforzando le già ottime relazioni tra i due paesi.

Anche la Turchia, in forte espansione economica, è interessata a diversificare i propri approvvigionamenti di gas per poter soddisfare la crescente domanda interna ed essendo anche essa fortemente dipendente dalle importazioni dalla Russia, che nel 2011 sono state del 58% (EIA) . Al di là degli aspetti prettamente legati a politiche energetiche interne, lo sviluppo del progetto TANAP assume un respito più ampio e rappresenta per Ankara la possibilità di svolgere un ruolo strategico a livello internazionale nell’intero progetto, nel quale si inserisce come snodo centrale di gasdotti verso l’Europa, andando a rafforzare ulteriormente il suo peso a livello internazionale.
Progetti in concorrenza

Attualmente le opzioni sul tragitto del gasdotto che dalla Turchia dovrebbe arrivare in Europa sono ancora aperte. Il consorzio Shah Deniz II (SOCAR, BP e Total) dovrebbe prendere un decisione entro il mese di giugno circa l’assegnazione del tragitto che si collegherà al TANAP per proseguire il proprio percorso fino al cuore del vecchio continente.  Le opzioni per la diramazione del TANAP dalla Turchia verso l’Europa sono due: 
o rotta nord – Nabucco West (versione ridotta del originale gasdotto Nabucco) che coinvolge la Bulgaria, la Romania, l’Ungheria per giungere in Austria o rotta sud – TAP Trans Adriatic Pipeline, che dalla Turchia passa per la Grecia, poi attraverso l’Albania, dovrebbe raggiungere l’Italia.
In vista della tanto attesa decisione finale sul tragitto del gas dalla Turchia all’Europa, lo sviluppo dei due progetti da un punto di vista di relazioni internazionali è stato intenso negli ultimi mesi. Il TAP e il Nabucco West hanno recentemente firmato con il TANAP due Memorandum of Understanding and Cooperation ed entrambi i progetti sono stati riconosciuti dal Parlamento e dal Consiglio dell’Unione Europea “progetti di interesse comune” (PCI) essendo volti a diversificare e garantire l’approvvigionamento energetico europeo. Inoltre, il consorzio Shah Deniz ha firmato nel mese di gennaio accordi (Shareholder Agreement) attraverso i quali si è riservato il diritto di esercitare l’opzione del 50% delle azioni per entrambi i progetti. Di notevole importanza per lo sviluppo del TAP è stata la firma dell’Accordo Intergovernativo tra Italia, Grecia e Albania avvenuta ad Atene lo scorso febbraio.

Nel mese di marzo, invece, il TAP e il Nabucco West hanno rispettivamente presentato al consorzio Shah Deniz il cosiddetto Pipeline Decision Support Package, documentazione sulla base della quale verrà presa la decisione finale sul percorso del gasdotto.

La lettera scritta dai ministri degli Esteri di Ungheria, Romania, Austria e Bulgaria e indirizzata ai leader dell’Unione europea (José Manuel Barroso, Catherine Ashton, Guenther Oettinger) per chiedere il sostegno europeo al progetto Nabucco West, sta ad indicare quale è l’importanza assunta dai tragitti nello scacchiere geopolitico dei paesi interessati.

Il progetto russo: South Stream

Nel frattempo procede anche lo sviluppo del South Stream, detto anche Gasdotto Ortodosso, certamente alternativo al Corridoio Meridionale. Parte proprio da paesi di religione ortodossa e dunque dalla Russia, attraversando il Mar Nero e la Bulgaria e la Serbia per sbarcare in territorio occidentale, in Ungheria, Slovenia e Italia. Nell’ambito dei Balcani Occidentali, la Serbia, storicamente legata alla Russia, ha un ruolo strategico nello sviluppo del progetto South Stream e ne è un convinto sostenitore. È evidente che alla base di ciò vi è un profondo legame, che trova le sue radici nell’appartenenza a quel mondo slavo che ha influenzato nei secoli il senso di appartenenza culturale, religiosa e linguistica.

Alla fine di marzo, infatti, alla presenza del premier serbo, Gazprom e SrbijaGas hanno firmato un contratto di rifornimento gas a lungo termine fino al 2021, a prezzi preferenziali e dunque a circa il 13% in meno rispetto ai contratti annuali. Sono interessanti le dichiarazioni del premier Dacic sulla Russia che definisce “il più importante partner nella politica estera della Serbia” mentre “le relazioni e la cooperazione con la Gazprom sono di importanza vitale”. Gli altri paesi dei Balcani occidentali, sia quelli in “transizione” che non, sono saldamente aggrappati alle integrazioni euro atlantiche (NATO: Croazia, Albania, Grecia; in corso di adesione all’UE: Montenegro) e dunque cercano di consolidare ulteriormente la possibilità di avere un ruolo, diretto o indiretto, all’interno del progetto promosso dall’Unione Europea ed in particolare al TAP.
Trans Adriatic Pipeline e South Stream: incrocio di interessi nei Balcani Occidentali 

Certamente se la scelta del consorzio Shah Deniz II dovesse ricadere sulla rotta sud, l’Italia avrebbe l’opportunità di avere un ruolo strategico di snodo del gas europeo. Va tuttavia ricordato che l’Italia, come pure la Croazia, è coinvolta direttamente anche nello sviluppo del South Stream. Negli ultimi mesi il governo e la diplomazia italiana hanno svolto un ruolo da protagonista nella promozione e nel sostegno al progetto TAP; inoltre in una recente nota, l’Autorità per l’Elettricità e il Gas sottolinea che “il gasdotto TAP rappresenta per l’Italia un’importante opportunità per la sicurezza degli approvvigionamenti, per la diversificazione delle fonti e per un ulteriore sviluppo della concorrenza, contribuendo all’affermazione del nostro Paese come un hub del gas. Il nuovo collegamento con la Grecia e l’Albania, e quindi con i Balcani, aprirà inoltre l’accesso a nuovi ed emergenti mercati”.
Come già ricordato, oltre ai paesi direttamente interessati dal tragitto del TAP (Italia, Albania e Grecia), tra i sostenitori della rotta sud vi sono anche alcuni dei paesi balcanici, ed in particolare Montenegro e Croazia e Bosnia Erzegovina. È importante ricordare che, mentre per l’Europa le importazioni di gas dalla Russia sono notevoli, ma in ogni caso non rappresentano l’unica fonte di approvvigionamento, nei Balcani la dipendenza dal gas russo è quasi totale; la Bosnia e la Macedonia importano il 100% di gas russo, la Serbia l’88%, la Croazia il 39%, mentre Albania, Kosovo e Montenegro non sono ancora connessi ad una rete gas.
Negli scorsi mesi, si sono susseguite dichiarazioni, visite bilaterali, firme di accordi, che possono far presupporre su quanto questi mesi siano stati intensi a livello di trattative e rapporti internazionali tra i diversi stati della regione, tutti riconducibili allo sviluppo del progetto TAP e alla sua ramificazione con il Gasdotto Adriatico Ionico. Tale dinamico susseguirsi di relazioni ha portato nel mese di maggio alla firma, a Tirana, di un Protocollo d’Intesa a sostegno della realizzazione del progetto del gasdotto TAP (Trans Adriatic Pipeline), tra Bosnia, Croazia, Montenegro e Albania. Con ogni probabilità non è un caso che negli ultimi mesi si sia verificata un’intensificazione di rapporti istituzionali e diplomatici tra l’Azerbaigian e la Croazia e il Montenegro, entrambi sostenitori del TAP e fortemente interessati alla sua diramazione, con il Gasdotto Ionico-Adriatico (IAP), promosso anch’esso dall’Unione Europea e il cui tragitto dovrebbe attraversare proprio l’Albania, il Montenegro, un brevissimo tratto della Bosnia Erzegovina e la Croazia.
Nel mese di marzo il presidente azerbaigiano si è recato in visita ufficiale prima in Croazia, e poi in Montenegro.
In Croazia il presidente Aliyev ha firmato una serie di accordi di cooperazione tra i due paese, tra cui di particolare rilievo è Memorandum of Understanding tra Plinacro (Croatian gas transmission system operator) e SOCAR. Già nel febbraio del 2011 era stato firmato un primo Memorandum of Understanding tra la TAP e la stessa Plinacro circa il sostegno dello sviluppo del progetto nel Sud Est Europeo. 
Da Zagabria la visita è proseguita in Montenegro, dove il presidente Aliyev ha incontrato le più alte cariche dello stato. È stata anche l’occasione per firmare vari accordi bilaterali, volti al rafforzamento della cooperazione tra i due paesi in diversi settori: infrastrutture, finanza, turismo. Il presidente azerbaigiano ha partecipato alla presentazione ai vertici montenegrini del progetto turistico di SOCAR, a Kumbor, nelle Bocche di Cattaro.
Circa un anno fa, SOCAR (insieme a BP e Total, membro del consorzio Shah Deniz) si è aggiudicata un bando internazionale per il progetto Orijen Battalion barracks, un’ex base militare di Kumbor che verrà trasformata in un complesso turistico, con un investimento di circa 260 milioni di euro. Numerosi osservatori hanno correttamente notato che Socar non ha esperienza nel settore turistico e che la vittoria a questo tender può essere collegata ad eventuali interessi del Montenegro di entrare in qualche modo, seppur con un ruolo marginale, nel progetto TAP, attraverso il suo eventuale collegamento al Gasdotto Adriatico Ionico. È in ogni caso evidente che a partire dalla fine del 2010 è in corso una notevole intensificazione di rapporti diplomatici ed istituzionali tra Azerbaijan e Montenegro.
Balcani contesi

Come avvenuto tante volte nel corso della storia, i Balcani appaiono divisi tra l’appartenenza al mondo occidentale ed europeo e quello orientale, in passato bizantino e russo. I Balcani sono stati divisi già nel 395 d.C, tra l’Impero romano d’Occidente e l’Impero romano d’Oriente, che ha segnato lo sviluppo dei secoli a venire dell’intera regione. A questo limes è seguito, nel 1054, lo Scisma d’Oriente, detto anche Grande Scisma, che ha diviso i cristiani d’Occidente e i cristiani d’Oriente. È da qui che ha avuto inizio l’influenza della russa, radicata ancora oggi nella regione.
Inoltre a partire dal XIV secolo hanno coabitato nella stessa regione influenze tra loro così diverse, da una parte l’Impero Ottomano e dall’altra la Serenissima, e successivamente l’Impero Austro Ungarico. Oggi i Balcani, snodo di futuri gasdotti, sono contesi rispetto a tragitti tra loro ancora alternativi del progetto europeo (rotta nord e rotta sud) che a sua volta è in concorrenza al mega progetto russo. Il Ciò rispecchia anche i diversi interessi geopolitici che, in alcuni casi, si riflettono nelle diverse posizioni assunte dai paesi della regione nei confronti di un progetto rispetto ad un altro.

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