È in corso l’iter procedurale per portare a termine la fornitura verso l’Egitto di: 2 fregate Fremm della Marina Militare italiana, 20 pattugliatori, 24 caccia Euro-fighter e aerei addestratori M346. Il contesto in cui si inserisce la vicenda, post- emergenza coronavirus, è iscritta all’interno dei meccanismi dei trasferimenti di armamenti, utili al rinvigorimento dell’economia italiana in termini di entrate. Il background però, che sempre accompagna e alimenta polemiche e sentimenti di contrapposizione nei confronti della vendita delle forniture militari tra paesi, è questa volta aggravato dal contesto storico-politico del destinatario, il governo di Abdel Fattah al-Sisi, che viaggia di pari passo con l’insoluta sparizione e uccisione di Giulio Regeni.
Lo scenario politico egiziano e la vicenda di Giulio Regeni
Nell’agosto 2013 si ricorda il massacro di piazza Rabi-‘a al-Adawiyya (Rabaa) in cui avvenne il peggiore omicidio di massa nella storia moderna dell’Egitto ovvero una delle peggiori violazioni dei diritti umani della post-modernità. Da quell’episodio, il presidente al-Sisi ha governato in modo sempre più autoritario. La costituzione del 2014 non è stata soggetta ad aperto dibattito pubblico ed il referendum tramite cui è stata adottata, si è rivelato poco trasparente e scarsamente equo. Gli emendamenti costituzionali del 2019 permetterebbero al Presidente di rimanere in carica fino al 2030 e il processo elettorale è il risultato di intimidazione verso l’opposizione, irregolarità nelle votazioni e brogli (Partito della libertà e giustizia dei Fratelli Musulmani abolito nel 2013). Si registra ampia influenza dell’apparato militare, tipico dei paesi autoritari in cui si sono susseguiti colpi di stato e la corruzione pervade vari livelli del governo. Tale complessità insita nel contesto egiziano configura il paese come non libero, in cui anche il settore dei media è subordinato alla strumentalizzazione politica e si susseguono numerosi casi di arresti di reporter. Qui si inserisce la delicata questione che ha visto contrapposti Italia ed Egitto negli ultimi anni a causa della sparizione, tortura e uccisione del ricercatore italiano Giulio Regeni. Nessun contributo giudiziario-investigativo è pervenuto ai magistrati italiani. Il rischio della ripetizione di un evento simile è palpabile a causa della situazione in cui versano oppositori politici, giornalisti, sindacalisti e difensori dei diritti umani.
Trasferimento di armamenti in relazione al potenziale contratto verso l’Egitto
In Italia il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale è responsabile della definizione delle direttive per le politiche degli scambi nel settore della difesa, d’intesa con il Ministero degli interni e della Presidenza del Consiglio dei ministri e il Ministero dello sviluppo economico. Nello specifico, l’Autorità Nazionale per l’autorizzazione dei materiali di armamento è l’organismo competente al rilascio delle concessioni per l’interscambio e per la certificazione di tali equipaggiamenti. Detta Autorità, si avvale del parere di un comitato consultivo nominato dal Ministero della difesa al fine di concludere le operazioni. L’attività UAMA viene espletata sulla base delle valutazioni formulate dal continuo monitoraggio della situazione geo-politica internazionale e strategica dei paesi e delle aree interessate nella fornitura. A tal scopo vengono tenute in considerazione le regole, gli sviluppi e gli orientamenti stabiliti in sede sovranazionale negli organismi dell’ONU, UE e OSCE. La legge 185/1990 disciplina import ed export in conformità con gli articoli della Costituzione, della Carta delle Nazioni Uniti, dei principi del diritto internazionale umanitario e del rispetto dei diritti fondamentali dell’uomo. Nello specifico è vietato il trasferimento dei materiali verso Paesi i cui governi siano responsabili di gravi violazioni delle convenzioni internazionali in materia di diritti umani, accertate dagli organi delle Nazioni Unite, dell’Ue o del Consigli d’Europa. In merito, sono diverse le procedure speciali dell’Onu che hanno denunciato il peggioramento della situazione dei diritti umani in Egitto, numerosi reports da parte delle ONG come Amnesty International sono giunti al Consiglio dei diritti umani per le detenzioni arbitrarie, sparizioni forzate, torture, uccisioni. Il Paese è stato sottoposto alla valutazione secondo l’Universal periodic-review, strumento di monitoraggio e controllo del Human Rights Council, il quale ha formulato più di trecento raccomandazioni all’Assemblea generale. L’Egitto continua a far parte della coalizione nella questione libica a sostegno del generale Haftar in contrapposizione al governo riconosciuto dalla comunità internazionale di al-Sarraj ed inoltre è attivo nel conflitto in Yemen a sostegno dell’Arabia saudita, oltre all’aggravata situazione per causa della presenza degli estremisti islamici nel Sinai.
Due facce della stessa medaglia sulla fornitura.
Il Parlamento è spaccato sulla questione e il dibattito permea sull’illegittimità della vendita di armi ad un Paese che: non ha fatto chiarezza sull’uccisione di un proprio cittadino, è in un evidente status politico compromesso e partecipa a conflitti armati internazionalizzati. Sul caso si è espressa la Rete italiana per il disarmo e la pace, la quale ha definito oltraggiosa l’operazione di forniture alle forze armate di al-Sisi. È stata anche richiesta la pronuncia del Presidente del Consiglio da parte della Commissione d’inchiesta su Giulio Regeni. Sommariamente è possibile interpretare la questione presentata secondo un duplice aspetto: da un lato il Ministero degli Affari esteri e il Ministero della Difesa, in combinato disposto con le industrie armiere italiane portano avanti le operazioni improntate all’esportazione dei materiali, che rappresentano per l’Italia una grossa fetta in termini di capitali in entrata; dall’altro lato, però, questo settore strategico è spesso oggetto di discussioni per il rispetto delle disposizioni nazionali, dei trattati e delle convenzioni internazionali. L’esecutivo provvederà ad esprimere tutte le valutazioni giuridiche sul caso al fine condurre una legittima prosecuzione della trattativa posta in essere ribadendo l’interesse a supporto del rispetto dei diritti umani, oltre che per non cedere il passo sulla vicenda Giulio Regeni. L’Italia farà sentire una voce forte perché veste da sempre un ruolo di primaria importanza all’interno della comunità internazionale in cui è vivo il processo democratico finalizzato alla promozione dei diritti fondamentali di cui l’Onu si fa garante.