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TematicheRussia e Spazio Post-sovieticoI limiti della CSTO e di Mosca: il caso...

I limiti della CSTO e di Mosca: il caso armeno

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Il 23 gennaio l’Unione Europea ha disposto una missione di monitoraggio civile in Armenia, al confine con l’Azerbaigian. È in seno alla Politica di sicurezza e di difesa comune che è nata l’EUMA (European Union Mission in Armenia), il cui obiettivo sarà quello di contribuire alla stabilità della zona di frontiera tra i due Paesi, interessata da un conflitto lungo decenni. La proposta di una missione di monitoraggio era già stata paventata da parte armena in seguito ad un’escalation del conflitto lo scorso settembre, quando l’aggressione azera incontrò l’impassibilità di Mosca e dell’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (CSTO)

La mancata reazione della Federazione russa ha accresciuto sentimenti antirussi a Yerevan, la quale si sarebbe appellata all’articolo 4 del Trattato, secondo il quale un attacco verso uno Stato membro sarebbe stato trattato come un attacco verso l’intera Organizzazione. In occasione del summit della CSTO nella capitale armena, del 23 novembre 2022, alla proposta dell’Organizzazione di una missione di monitoraggio, sarebbe seguito il rifiuto dell’Armenia, la quale avrebbe chiesto alla stessa una condanna dell’aggressione azera di settembre, oltre ad un chiarimento riguardo i limiti d’azione dell’Organizzazione, rimasta impassibile di fronte agli scontri. Da parte russa, la mancata reazione è stata giustificata dalla questione dell’opacità della linea di demarcazione degli scontri ma il motivo principale potrebbe essere stato il timore di poter danneggiare i rapporti diplomatici ed economici con l’Azerbaigian, troppo vicino alla Turchia e sempre più legato al mercato energetico russo, come evidenziato da Gazprom a novembre, quando ha reso pubblico l’accordo raggiunto con la compagnia di Stato azera SOCAR

Quello che sembra essere sempre più un allontanamento di Yerevan da Mosca ha condotto alle dichiarazioni del Primo Ministro armeno, Nikol Pashinyan, del 10 gennaio scorso, quando ha manifestato l’impossibilità di ospitare l’esercitazione militare della CSTO, “Indestructible Brotherhood 2023”, temendo per la possibile reazione di Ankara e Baku, e chiedendo prima un chiarimento relativo alle responsabilità dell’Organizzazione in caso di conflitto. La scelta di Yerevan di appoggiarsi all’UE sembra sollevare dubbi sulle reali intenzioni dell’Armenia, che tutt’ora rimane all’interno della CSTO. L’annuncio dell’inizio della missione avrebbe incontrato la reazione negativa di Mosca, che si è subito opposta, vedendola come una possibile intromissione di Bruxelles in un territorio tradizionalmente sotto influenza russa. La Federazione russa nella stessa area aveva infatti già disposto circa tremila unità del Servizio Federale per la Sicurezza (FSB), e duemila truppe di peacekeeping su territorio azero. 

La reazione del Presidente azero Ilham Aliyev ha mostrato da subito i limiti ed i rischi che la missione porta con sé, quando l’ha definita “molto spiacevole”, dichiarando che avrebbe dissolto le possibilità di negoziazione tra i due Paesi. Allo stesso tempo, l’Azerbaigian ha tratto un vantaggio economico non indifferente a seguito dei rapporti sempre più stretti con l’Unione Europea, la quale è risultata essere la principale acquirente del gas azero nel 2022, crescendo del 23% rispetto all’anno precedente. Da quando ha iniziato a diversificare il proprio approvvigionamento energetico, troppo dipendente dal vicino russo, l’UE è diventata il principale mercato per Baku, e ciò impone all’Azerbaigian di decidere come comportarsi nei confronti di Bruxelles. Nonostante ciò, l’Azerbaigian ha chiarito che non permetterà un congelamento del conflitto, e ciò pone la possibilità di un’ulteriore escalation nel breve periodo. Da parte di Bruxelles la scelta di inviare una missione di monitoraggio non è stata presa con leggerezza, non solo per la dubbia alleanza che l’Armenia continua ad intrattenere con la Russia, ma soprattutto per la sempre maggiore dipendenza che l’Unione Europea sta ponendo sugli idrocarburi dell’Azerbaigian. 

Il dispiegamento dell’EUMA è già di per sé un successo dell’Unione, la quale è riuscita ad infiltrarsi in una regione in cui il Cremlino ha sempre mantenute salde le redini e ciò ha fatto sorgere alcuni interrogativi relativi ai limiti della CSTO e di Mosca nella regione. Nonostante fosse infatti indubbia la guida moscovita dell’Organizzazione, pare ora esplicito che le scelte della CSTO siano prese considerando innanzitutto la politica estera della Federazione russa e che la stessa sia più un’estensione e non semplicemente uno strumento del Ministero degli Esteri russo, e dunque non propriamente espressione della politica estera e di sicurezza comune degli Stati membri. È questa caratteristica della CSTO a farle perdere di legittimazione istituzionale agli occhi dei partner occidentali, che comunque hanno intrapreso rapporti di collaborazione con la stessa, come l’OSCE e l’ONU.

Nonostante, dunque, la sua strumentalità, gli Stati coinvolti nell’Organizzazione sono ancora strettamente legati a Mosca e, come evidenziato dal caso armeno, non sembrano intenzionati a lasciarla nel breve-medio periodo, forse anche a causa dell’incertezza relativa alla sicurezza che potrebbero incontrare se si dovessero ritirare dalla CSTO per decidere di avvicinarsi all’Occidente. Difatti, è in seno al Trattato di Sicurezza Collettiva (CST), all’origine della CSTO e siglato il 15 maggio 1992 a Tashkent, che la Russia si impegnò a non violare l’integrità territoriale degli Stati firmatari. Nel caso in cui un membro dovesse ritirarsi dall’Organizzazione, non vi sarebbero rassicurazioni riguardo la reazione che verrebbe da Mosca e risulta dunque improbabile che l’Armenia possa lasciarla, considerate le implicazioni che porterebbe questa scelta. 

La CSTO rimane una valida piattaforma anche per gli altri Stati membri, soprattutto centroasiatici, ma la direzione che le impone Mosca sembra poterla indebolire, rischiando di delegittimarla di fronte ai suoi Stati membri, oltre che alle altre organizzazioni internazionali.

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