Il recente avvicendamento tra il mercantile turco Roseline-A e la fregata tedesca Hamburg rischia di essere una se non la goccia che fa traboccare il vaso delle relazioni tra Unione Europea e Turchia. Questo caso si aggiunge alla lunga lista di incidenti più e meno fisici con Ankara, dalle ricerca di materie prime non autorizzate a largo di Cipro, al vero e proprio scontro navale tra Turchia e Grecia dello scorso ottobre, il Mediterraneo sta diventando sempre più un mare in ebollizione.
La sfida geopolitica interessa il settore energetico, quello della pesca e della logistica, nonché il flusso di migranti, ora sotto controllo sia da sud che da est da parte di Erdogan. La Turchia ha dimostrato più di altre potenze di aver compreso l’importanza geostrategica della Libia, con l’asse Ankara-Tripoli strutturato in maniera tale da divenire il faro turco sul Mediterraneo centrale. Questo ponte è stato costruito nel corso degli ultimi anni grazie all’avvicinamento di Erdogan ad al Sarraj, procurando a quest’ultimo assetti, addestrando personale e costruendo basi militari. Non di meno, la Turchia ha preso il controllo sulla formazione della Guardia costiera libica, ruolo strappato di forza all’Italia e all’Unione, da cui ancora non si hanno risposte ufficiali in merito.
La controversia
La missione EUVAFOR MED Irini svolge operazioni di ricognizione e tracciamento nel Mediterraneo centrale al fine di individuare navi cargo aventi materiale illegale al loro interno, da armamenti a petrolio, diretti verso la Libia. La fregata Hamburg fa parte degli assetti a disposizione della missione, insieme ad altre navi francesi ed italiane. La ricognizione avviene sia attraverso radar che con l’uso di velivoli, Irini può infatti avvicinarsi alle imbarcazioni sospette chiedendo il permesso per l’ispezione con i cosiddetti “friendly approach”. Essendo il suolo navale parte del territorio nazionale dello Stato battente bandiera, è di prassi necessario avere un consenso esplicito da parte di quest’ultimo per eseguire l’ispezione, in altro modo è possibile avere quest’autorizzazione ex-post, mettendo però a rischio la validità dell’operazione. Il caso della Roselina-A è esattamente a metà tra questi due scenari, con l’Hamburg e il suo personale che richiedono il permesso ad Ankara senza ricevere una risposta in un primo momento, facendo sì che l’ispezione iniziasse senza un reale consenso della Turchia. Solo un’ora dopo si apprese la risposta dal Ministero della Difesa, dovendo così fermare l’ispezione e non rilevando alcun carico illecito, creando una spiacevole situazione diplomatica. Secondo Ankara, questa è stata una violazione del diritto internazionale e un atto di forza verso la nave che secondo fonti turche stava portando beni di prima necessità a Tripoli. Il Ministro della Difesa tedesco invece sostiene, sempre secondo la stessa fonte, che i suoi uomini abbiano rispettato i protocolli internazionali e che quindi non vi siano violazioni. La verità forse sta nel mezzo, con gli uomini della Haumburg che troppo ottimisticamente hanno pensato ad un consenso di Ankara ex-post mentre il Ministero turco prendeva tempo. I più mal pensanti ipotizzeranno sia stato fatto apposta per far cadere in errore la missione ma di queste speculazioni non è mio dovere occuparmi.
Il punto di ebollizione
Dall’acquisizione del sistema di difesa antiaereo russo S-400, alle vicende del Mediterraneo, la relazione tra la Turchia e l’Occidente, inteso sia in ambito NATO che UE, si fa sempre più tesa. Dato un lato, Erdogan potenzia sempre più il suo apparato difensivo e militare mentre nell’Unione si allontana sempre più la tanto desiderata autonomia strategica secondo l’ultima CARD (Coordinate Annual Review on Defense). Due posizioni, due idee di politica estera divergenti teoricamente e negli intenti ma che si incrociano inevitabilmente negli interessi con forze in campo sempre più dispari. La posizione di Ankara risulta ancora dominante, una bilancia che potrebbe invertirsi qualora la nuova amministrazione a stelle e strisce intervenisse per normalizzare i rapporti tra le parti. Con la Grecia da mesi innervosita e la passività della diplomazia europea che sanziona solo blandamente la Turchia, siamo arrivati ai ferri corti, come si è solito dire. L’ammiraglio turco in pensione Cem Gurdeniz definisce l’ispezione dell’Hamburg “un atto di pirateria” che “riflette l’approccio ostile dell’Europa” lasciando intendere che situazioni simili potrebbe avere ripercussioni in Tripolitania e sulla influenza europea in Libia. La missione Irini ne esce nuovamente ridimensionata, dopo i fatti di questo giugno, nonostante il completo dispiegamento dei suoi assetti.