Tra i 35 astenuti al voto dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite (UNGA) contro l’invasione della Russia in Ucraina si è registrata anche l’ambiguità dell’Algeria. Nel suo intervento durante la sessione plenaria, il rappresentante del Paese nordafricano presso l’Onu, Mohamed Ennadir Larbaoui, ha voluto sottolineare come l’Algeria “segue da vicino l’evolversi della situazione e l’escalation in Ucraina”, e che il suo Paese “si impegna a rispettare i principi e gli obiettivi delle Nazioni Unite, unendosi agli sforzi e appelli diplomatici volti a ridurre l’escalation della situazione attuale e ad adottare il dialogo al fine di promuovere la coesistenza pacifica tra le nazioni per salvaguardare la pace e la sicurezza internazionale”. Tuttavia, l’astensione segna una chiara mancata presa di posizione (insieme a quella del Marocco, assente durante la sessione), anche in virtù del voto espresso dai suoi vicini regionali che hanno tutti condannato l’aggressione di Mosca.
Se la cooperazione militare è centrale nelle relazioni tra Mosca e Algeri – e lo dimostra anche l’incontro tra il direttore del servizio federale russo di cooperazione tecnico-militare, Dimitri Shugaev, e il capo di Stato maggiore dell’esercito algerino, Said Shengriha, nel settembre del 2020 –, mentre le relazioni economiche si sono sviluppate in modo abbastanza discreto, i due Paesi condividono priorità e interessi comuni nel settore energetico e nel contesto geopolitico regionale.
Negli anni ’70 e ’80 le relazioni tra Algeria e Unione Sovietica erano da considerarsi buone. Con il fallimento dell’Urss e la conseguente crisi politica ed economica, i rapporti tra i due Paesi hanno registrato una frenata, per poi riprendere vigore a partire dagli anni 2000. La Federazione Russa ha concluso diversi accordi di vendita di armi con l’Algeria e nel marzo 2006 il presidente russo Vladimir Putin ha visitato Algeri – 30 anni dopo l’ultima visita di un leader sovietico – col fine di aumentare la propria influenza nella regione mediterranea e portare dalla sua parte un player importante come il Paese nordafricano, in tal senso si è intesa l’allora liquidazione del debito (4,7 miliardi di dollari) algerino risalente all’era sovietica. Mosca ha accettato di condonare il debito in cambio di un accordo per l’acquisto di una certa quantità di beni industriali russi. La cooperazione bilaterale si è approfondita, inoltre, con la firma nello stesso periodo di un Memorandum d’intesa tra Gazprom e Sonatrach, rispettivamente la società russa e algerina leader nel settore energetico.
Quando si parla di petrolio, le relazioni tra Russia e Algeria si rispecchiano nell’Opec. Mosca ha partecipato alle discussioni dell’Opec dal 1993 mentre affermava la sua indipendenza; ma la fiducia essenziale necessaria per un vero partenariato non è mai stata un elemento caratteristico di tale relazione. Tuttavia, pare che l’accordo tra i produttori di petrolio dell’Opec+ (inclusa la Russia) stia reggendo, nonostante l’invasione russa dell’Ucraina. L’Opec+ ha riconfermato per aprile 2022 il piano di aumenti graduali della produzione pari a solo 400mila barili al giorno. Lo comunica la stessa organizzazione al termine della riunione del 2 marzo scorso in cui si è deciso di mantenere inalterato il piano che prevede modesti incrementi, nonostante la crisi internazionale e la relativa impennata delle quotazioni del greggio.
Quanto al gas, i rapporti tra Mosca e Algeri sono ancora da chiarire e appaiono ambigui. Intuitivamente si impone l’ipotesi di concorrenza tra i due Paesi, in particolar modo in questa fase storica: per sfuggire a un’eccessiva dipendenza dalla Russia, i clienti europei tenteranno di incoraggiare un aumento delle importazioni dall’Algeria. Tuttavia, attualmente l’ex colonia francese non è in grado di colmare l’eventuale stop di forniture russe, in quanto il settore degli idrocarburi algerina necessità di politiche di ristrutturazione del sistema di gestione e di diversificazione dell’intero settore energetico. Al di là del contesto attuale, tra una domanda interna in aumento e una produzione che resta limitata, l’Algeria sembra attratta dallo shale gas, anche nell’ambito di partnership con società americane. Ma in un contesto socio-politico già segnato dalla sfiducia della popolazione algerina, lo sfruttamento dello shale gas potrebbe esacerbare l’attuale malcontento popolare. Al contempo, si notano varie forme di collaborazione tra i due attori. Nel maggio 2020, Sonatrach ha firmato un Memorandum d’intesa con la russa Lukoil per una partnership nella produzione ed esplorazione nel Paese nordafricano. Ancora, il colosso energetico russo Gazprom lo scorso settembre ha promesso di collaborare con la controparte algerina alla produzione e al trasporto di gas. Il quotidiano statale algerino El Moudjahid ha intitolato l’incontro come “Una partnership tra due giganti”. Inoltre, Sonatrach ha annunciato che il giacimento di gas di El Assel, in joint venture con Gazprom, inizierà la produzione nel 2025.
Nel campo del nucleare civile, i rapporti sono meno ambigui. La Russia non fa mistero della sua intenzione di esportare la sua esperienza in questo campo in tutto il mondo arabo. Nel settembre del 2014 è stato firmato un accordo algerino-russo: assistenza dell’agenzia russa Rosatom al Ministero dell’Energia algerino nello sviluppo di un’industria nucleare civile in Algeria. Nel 2016 Rosatom e la Commissione algerina per l’energia atomica hanno firmato una dichiarazione di intenti per costruire centrali nucleari di progettazione russa in Algeria. Questa cooperazione bilaterale, che è destinata a svilupparsi, è stata discussa anche al Forum internazionale sull’energia nucleare di Sochi nel 2018. La costruzione di questi impianti è prevista per il 2025-2030.
Per quanto riguarda il commercio bilaterale, questo è particolarmente sbilanciato verso Mosca. Nel 2019, prima della pandemia di Covid-19, il valore delle esportazioni russe verso il Paese nordafricano ammontava a 1,58 miliardi di dollari. I principali prodotti rientrano nel settore petrolifero (465 milioni), apparecchiature di navigazione (212 milioni) e veicoli specializzati (170 milioni). Negli ultimi venti anni le esportazioni della Russia in Algeria sono aumentate a un tasso annuo del 13,5%, da 75,7 milioni di dollari nel 1995 a 1,58 miliardi di dollari nel 2019. Viceversa, nello stesso periodo di riferimento, il valore delle esportazioni algerine equivaleva a 8,42 milioni di dollari. I principali prodotti che l’ Algeria ha esportato in Russia sono stati frutti tropicali (6,04 milioni), idrogeno (763.000) e carrube, alghe, barbabietola da zucchero, canna, per uso alimentare (477.000). nell’ultimo ventennio, le esportazioni dell’Algeria in Russia sono diminuite a un tasso annuo del 10,8%, da 132 milioni di dollari nel 1995 a 8,42 milioni di dollari nel 2019.
Il settore delle armi vede una forte cooperazione. Ad oggi, il mercato mondiale delle armi rimane ancora dominato da Washington e Mosca, nonostante la svolta francese negli ultimi anni. Il mondo arabo è sovrarappresentato tra i paesi importatori. Dei dieci principali paesi importatori di armi, sei sono arabi, con l’Arabia Saudita al primo posto. L’Algeria è il sesto importatore al mondo con il 4,3% sul mercato mondiale. L’aumento delle importazioni algerine si spiega con un espresso desiderio di modernizzazione dell’esercito in un contesto regionale sempre più instabile e caratterizzato da forti tensioni. Come accennato in precedenza, l’Algeria è un prezioso cliente dell’industria militare russa. Dopo l’India (25% delle esportazioni russe) e la Cina (16%), l’Algeria è il terzo cliente più grande di Mosca (14%). L’Algeria da sola acquista circa la metà delle armi russe esportate nel continente africano. Con il 69% delle importazioni algerine, la Russia è di gran lunga il principale fornitore dell’Algeria. Secondo alcuni media russi, tra il 2006 e il 2018 l’Algeria avrebbe speso più di 13,5 miliardi di dollari in armi russe. Tra il 2000 e il 2019, Algeri ha acquistato circa 200 velivoli militari (compresi i MiG-29), 500 carri armati e sistemi di difesa antiaerea.
Infine, il contesto geopolitico. In un Medio Oriente che negli ultimi anni ha visto la formazione di tre subsistemi con una serie di alleanze eterogenee (l’asse delle monarchie del Golfo, quello islamo-riformista guidato dalla Turchia e quella della resistenza iraniana), Russia e Algeria condividono la stessa flessibilità. Da una parte, Mosca, che rifiuta alleanze e logiche di blocco, ha saputo sfruttare i suoi successi militari in Siria, presentandosi come un partner imprescindibile per il dossier del Paese levantino. Il Cremlino ha lo scopo di mantenere buone relazioni con la maggior parte dei Paesi dell’area Mena: ha allacciato ottimi rapporti con gli Emirati Arabi Uniti, dialoga sistematicamente con la Turchia e prosegue la cooperazione con Teheran. Dall’altra, l’Algeria segue l’esempio russo e cerca di mantenere buone relazioni con quasi tutti: dagli EAU alla Libia, dall’Arabia Saudita alla Turchia, per finire all’Iran. Tuttavia, laddove la Russia ritiene che una maggiore flessibilità in politica estera sia uno strumento di potere e un vettore di opportunità economiche, l’ex colonia francese la inquadra semplicemente come un meccanismo di protezione.
Per concludere, sebbene i timori europei su una collaborazione più profonda tra Russia e Algeria siano comprensibili, le prospettive in tal senso sono limitate. Nel breve-medio termine, l’Europa ha necessita di diversificare le sue forniture di gas naturale e l’affidabilità sarà la considerazione più importante nella scelta dei fornitori di gas naturale. Da questo punto di vista, l’Algeria ad oggi è un partner credibile e sicuro. Algeri è un fornitore stabile per l’Europa da decenni. Per tale motivo, nonostante i buoni rapporti con Mosca, l’Algeria non rappresenta un “pericolo” nell’attuale scenario. L’astensione algerina all’UNGA potrebbe anche essere stato guidata dalla necessità di ripagare Mosca del favore della sua posizione sulle risoluzioni dell’Onu che hanno coinvolto in passato l’Algeria, in particolar modo sul conflitto nel Sahara occidentale. La Russia spesso si è astenuta dal votare sulle risoluzioni del Sahara occidentale che mostrano sostegno alla posizione del Marocco e al suo piano di autonomia. Tuttavia, appare chiaro come tale posizione sia da ritenersi contrastante con il rispetto di principi quali l’integrità territoriale, la sovranità dei Paesi e il diritto all’autodeterminazione dei popoli che l’Algeria ha più volte affermato.
Mario Savina