Il 25 Aprile si sono svolte le elezioni parlamentari in Albania, dove si è confermata per la terza volta consecutiva la vittoria del partito del primo ministro Edi Rama. Il Partito Socialista, infatti, guida la maggioranza parlamentare dal 2013 in maniera quasi del tutto indiscussa.
Il Partito socialista (PS) si è attestato la vittoria con il circa il 49% dei voti, dopo un testa a testa con il Partito Democratico (PD) di Lulzim Basha, fermatosi al 39% delle preferenze. Distaccati di molto gli altri partiti in lizza: il Movimento per l’Integrazione (LSI) di Monika Kryemadhi ha ottenuto poco meno del 7% dei voti, mentre il Partito Socialdemocratico (PSD) entra in Parlamento con il 2% delle preferenze e quindi, tre seggi.
Geografia del voto e del Parlamento
Secondo quanto riportato dalla Commissione Elettorale Centrale (KQZ), la divisione geografica dei votanti si assesta lungo la linea nord-sud. Nei quattro collegi elettorali di Diber, Kukes, Lezhe e Scutari ha vinto il Partito Democratico, mentre nella capitale Tirana e nelle altre grandi città del sud dell’Albania (Durazzo, Valona e Elbasan) ha avuto la maggioranza il Partito Socialista.
Se da un lato il PS ha trasformato il 48% delle preferenze in 74 dei 140 seggi totali dell’Assemblea nazionale, dall’altra il Partito Democratico ne ha guadagnati 59, oltre un terzo in più rispetto alle elezioni del 2017. Tuttavia, tale risultato sembra dovuto più allo spostamento di elettori dalla terza formazione in gara (il Movimento per l’Integrazione – LSI) piuttosto che alle proposte politiche del partito.
In questo contesto, il Movimento per l’Integrazione è il gruppo che ha subito la maggiore sconfitta in punti percentuali, passando dal 19% delle elezioni del 2017 al 7% di quelle attuali e quindi, solo 4 seggi. Alla luce di questi risultati, l’alleanza tra il PD e il LSI non sembra sortirà un particolare effetto sull’asse di governo e in sede legislativa, per il fatto che il PS è in grado di governare in autonomia, forte della sua maggioranza numerica. Inoltre, sembra che il Partito Socialdemocratico (PSD) sia incline a stringere un’alleanza con il PS, con il fine di guadagnare uno o più dicasteri e, nel contempo, rafforzare l’autonomia decisionale del partito di Edi Rama.
Scontri politici (e fisici) pre-elettorali
Gli scontri politici che hanno infiammato la campagna elettorale hanno coinvolto esponenti di tutti i partiti, con riferimenti espliciti a episodi di concussione e di associazione di carattere mafioso. Le accuse di Gazment Bardhi, segretario generale del Partito Democratico, hanno riguardato nello specifico la compravendita di voti e la corruzione degli ufficiali pubblici da parte di alcuni parlamentari del PS. Inoltre, il giorno precedente le elezioni, Bardhi aveva apostrofato il governo di Edi Rama come “Il peggiore e più corrotto nella storia del Paese”. I toni accesi hanno coinvolto anche il presidente Ilir Meta, poiché la candidata per il LSI, Monika Kryemadhi, è sua moglie. Tuttavia, non è questo aspetto “famigliare” della campagna elettorale ad aver innescato tensioni, quanto piuttosto le affermazioni di Meta sul Primo ministro Edi Rama e sull’eventualità di rassegnare le proprie dimissioni nel caso in cui il PS avesse nuovamente vinto le elezioni. Le accuse formulate dal presidente sono indicative dell’ostile e polarizzato clima politico della campagna elettorale.
Gli scontri, da politici sono sfociati nella violenza e hanno raggiunto l’apice circa una settimana prima delle elezioni. Dapprima nella città di Kavaje, dove il rappresentante locale del PD è stato ferito al ginocchio con un colpo d’arma da fuoco, e successivamente a Elbasan, dove un sostenitore del PS è morto durante una manifestazione che vedeva contrapposti attivisti del PS e del PD.
Il commento delle organizzazioni internazionali
Se da una parte l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE), attraverso la sua missione di osservazione elettorale (ODIHR) ha apprezzato il maggiore coinvolgimento della popolazione nella campagna elettorale, la riforma del sistema elettorale e l’introduzione di un riconoscimento elettronico per il voto, dall’altra ha sottolineato come le continue tensioni e accuse tra i candidati dei diversi partiti abbiano condizionato negativamente il processo elettorale.
La mancanza di un dialogo disteso e costruttivo tra le parti, per tutto il periodo di campagna elettorale, è stata confermata anche dalla missione European Network of Election Monitoring Organizations (ENEMO) in collaborazione con l’International Election Observation Mission (IEOM). La missione internazionale ha rilevato la presenza di manifesti elettorali in periodo di silenzio pre-elettorale.
Inoltre, sono stati registrati diversi atti di intimidazione e aggressioni nei confronti di giornalisti. Tali episodi sono stati ritenuti dall’OSCE e dalla missione ENEMO-IEOM come lesivi della libertà di stampa e di espressione, soprattutto in un contesto di elezioni parlamentari.
La particolare importanza di queste elezioni
Queste elezioni sono state considerate dagli esperti come particolarmente significative per il futuro del Paese. La vittoria del Partito Socialista ha di fatto riaffermato la presenza di Edi Rama a capo del governo, dopo aver superato una profonda crisi politica nel 2019, quando tutti i parlamentari del Partito Democratico avevano rassegnato le dimissioni per protesta contro il governo. Uno dei motivi principali di tale gesto era l’endemica corruzione dei funzionari pubblici, sia a livello statale che locale, tema tornato alla ribalta durante la campagna elettorale. I risultati finali delle elezioni hanno premiato Rama e la sua linea di governo che ha permesso l’avvio del processo di integrazione europea nel 2020.
Nonostante questo parziale risultato (è bene ricordare come l’apertura effettiva dei negoziati sia stata rimandata a causa del veto imposto da Francia e altri Paesi membri UE), l’alto tasso di criminalità organizzata, la mancanza di un sistema giuridico efficiente e la grave crisi economica derivata dalla pandemia COVID-19 ostacolano fortemente la ripresa finanziaria del Paese. L’apertura stessa dei negoziati con l’UE sembra allontanarsi, dal momento che sono state rilevate gravi lacune nel rispetto della Rule of Law, soprattutto nel campo giudiziario e della libertà di espressione.
Letizia Storchi
Geopolitica.info