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Il presidente Al-Sisi viene premiato: la COP27 si terrà in Egitto

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La notizia è arrivata alcuni giorni fa e ha subito suscitato grande scalpore. La comunità internazionale ha deciso di premiare il Presidente egiziano Abdel Fattah Al-Sisi accettando la sua candidatura ad ospitare la COP27 (United Nations Climate Change Conference) nel 2022; tale decisione è stata comunicata da John Kerry, l’Inviato speciale presidenziale degli Stati Uniti per il clima, durante l’evento Youth4Climate: Driving Ambition, tenutosi a Milano dal 28 al 30 settembre, il quale ha rappresentato il pre-vertice della vera e propria conferenza (COP26) che quest’anno si terrà a Glasgow dal 1 al 12 novembre.

Al-Sisi aveva annunciato la volontà di candidare il suo Paese per la Conferenza delle Parti già all’inizio del 2021, ufficializzando però la candidatura soltanto nel mese di luglio; in quell’occasione il Presidente aveva affermato che ospitare un evento di tale portata avrebbe rappresentato un grande passo in avanti per l’Egitto, impegnato, come gli altri Paesi, nella lotta globale contro il cambiamento climatico. Era già noto che, per il principio della rotazione delle sedi, la COP27 sarebbe stata organizzata in un Paese africano, ma quasi nessuno si aspettava la vittoria dell’Egitto, diverse volte finito sotto la luce della comunità internazionale per le sue numerose violazioni dei diritti umani e già sanzionato dall’Unione Europea.

I numerosi impegni dell’Egitto nella lotta al cambiamento climatico

Secondo una ricerca condotta dall‘Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN) ogni anno arrivano nel Mar Mediterraneo circa 230.000 tonnellate di plastica e i principali colpevoli sono l’Italia, la Turchia e l’Egitto, responsabili di oltre la metà della plastica smaltita incorrettamente. Prendendo in considerazione la situazione egiziana, l’inquinamento delle falde acquifere in un Paese fortemente insicuro dal punto di vista della sicurezza idrica rappresenta una minaccia alla sicurezza nazionale. Infatti, i cambiamenti climatici e l’inquinamento costituiscono seri rischi per l’ecosistema del Nilo, definito dagli abitanti locali “la linea della vita”, il quale oggi raccoglie circa il 25% degli scarti inquinanti; difatti, ampi tratti del fiume sono caratterizzati da veri e propri isolotti di spazzatura, i quali vengono rimossi grazie al lavoro di volontari, rifugiati e richiedenti asilo impiegati nella pulizia del fiume, come testimonia l’associazione VeryNile.

L’Egitto, inoltre, coopera da decenni con l’Italia al fine di attuare una transizione ecologica duratura ed efficace; dal 2004 sono stati realizzati diversi progetti, per un valore complessivo di 7 miliardi di euro, nei settori più disparati: gestione delle risorse idriche, educazione ambientale, energia rinnovabile, salvaguardia delle aree marine e così via. Entrando nello specifico, nel 2015 è stato firmato un Protocollo d’Intesa tra i due paesi e l’anno successivo è stato approvato un piano di lavoro che prevedeva tra le priorità di intervento la gestione del ciclo di rifiuti – problema notevole vista l’elevata densità del paese – iniziative per favorire il trasporto pubblico sostenibile – il Cairo ha soltanto tre linee metropolitane, costruite 30 anni fa – e attività di Capacity Building. Un ulteriore successo per l’Egitto di Al-Sisi si è verificato nel 2017 quando il Ministero italiano dell’Ambiente e il Programma delle Nazioni Unite (UNEP) hanno firmato un accordo per la promozione del progetto Mediterranean Investment Facility – Egypt. Tale progetto vuole favorire la penetrazione delle fonti rinnovabili nell’approvvigionamento energetico egiziano, al fine di creare un mercato interno alimentato con tecnologie a bassa emissione di anidride carbonica e fruibile, ovviamente, anche dalle società italiane che operano nel Paese. Sicuramente tutto ciò porterà all’Egitto una crescita notevole e non solo in campo economico, creando nuovi posti di lavoro e favorendo un’economia in linea con gli obiettivi di sviluppo sostenibile.

I progetti egiziani per combattere il cambiamento climatico

Uno straordinario esempio degli sforzi che il governo egiziano sta facendo negli ultimi anni per migliorare la condizione del Paese, dei suoi abitanti e del pianeta è sicuramente il Parco Solare di Benban. Costruito nella cittadina omonima appartenente al Governatorato di Assuan, nell’Egitto meridionale, a 650 km dalla capitale, il parco rappresenta il quarto impianto fotovoltaico più grande al mondo. I lavori sono durati diversi anni e sono stati portati a termine nel 2019, per un costo stimato di 2 miliardi di dollari, dei quali 655 milioni erogati dalla Banca Mondiale in collaborazione con 13 compagnie private. La capacità dell’impianto fotovoltaico è di oltre 1.6 GW, pari a 3.8 TWH annui, i quali garantiscono il fabbisogno energetico di 1 milione di cittadini egiziani.

Un altro progetto egiziano molto ambizioso, che avvicina ancora di più il Paese agli obiettivi dell’agenda 2030, è il parco eolico di Ras Ghareb, l’impianto eolico più grande d’Egitto che vanta ben 125 turbine eoliche da 2.1 MW. L’impianto è situato nella città omonima situata nel Golfo di Suez e ha richiesto un investimento pari a 380 milioni di dollari, finanziati dalla JBIC, la Banca Giapponese per la Cooperazione Internazionale. Il parco eolico di Ras Ghareb porterà il Paese all’obiettivo prefissato di avere 7 GW di energia eolica entro il 2022.

Vision 2030

L’Egitto sta brillantemente portando avanti diversi progetti nel campo delle energie rinnovabili, attuando la strategia dello sviluppo sostenibile che lo avvicina sempre di più alla Vision 2030, lanciata dal Presidente Al-Sisi nel 2015. Il Paese rivela anno dopo anno grandi potenzialità da attuare nel campo dell’energia pulita e in particolar modo di quella eolica, poiché può sfruttare le numerose correnti di venti elevati e stabili e le enormi distese desertiche scarsamente popolate per la costruzione di grandi progetti, come quello di Ras Ghareb.

Sicuramente questi investimenti fanno da base ad un progetto ancora più grande; Al-Sisi vuole trasformare l’Egitto in un centro energetico di eccellenza per il continente africano e in un possibile produttore di energia da vendere ai mercati asiatici ed europei, sfruttando la sua posizione strategica al centro del Mar Mediterraneo e il suo accesso diretto al Canale di Suez.

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