Da diverso tempo l’Africa sta giocando un ruolo di partner chiave per la Cina in termini di prestiti finanziari, investimenti e commercio. Tale rapporto privilegiato è stato consolidato recentemente nel summit Cina-Africa attraverso l’impegno cinese di un nuovo piano di investimento di $60 miliardi.
La relazione Cina-Africa ha subito una nuova accelerazione a seguito del 7° Forum on China-Africa Cooperation (FOCAC 2018), svoltosi i primi di settembre nella Grande Sala del Popolo a Pechino. Scopo del FOCAC, nato nel 2000, è il rafforzamento dei rapporti sino-africani tanto che il Presidente cinese Xi Jinping ha definito l’Africa un “good friend, good partner and good brother”.
Il vertice, durato due giorni e presieduto da Xi Jinping e dal Presidente sudafricano Cyril Ramaphosa, ha visto la partecipazione dei leader di 53 Paesi africani, assente solo lo Swaziland che ancora mantiene relazioni diplomatiche con Taiwan. Durante l’incontro, che ha portato alla stesura della Beijing Declaration – Toward an even stronger China-Africa community with a shared future e del FOCAC Beijing Action plan (2019-2021), Xi ha più volte ribadito il messaggio che la cooperazione allo sviluppo in Africa è basata sui principi di mutuo rispetto e supporto. Nel discorso inaugurale il Capo di stato cinese ha esposto i “cinque no” della Cina nel rapporto di cooperazione con l’Africa il quale deve essere basato sui valori di “sincerità, amicizia ed eguaglianza”. I cinque cardini dell’approccio sono “la non interferenza nella scelta operata dai Paesi africani d’intraprendere un percorso di sviluppo che sia in linea con le loro condizioni nazionali, la non interferenza negli affari interni dell’Africa, la non imposizione della propria volontà sugli altri Paesi, l’assenza di alcuna condizione politica agli aiuti verso l’Africa e la mancata imposizione del proprio interesse politico nel fornire finanziamenti o nell’investire in Africa”.
Il discorso ha successivamente introdotto le “otto iniziative” alla base della cooperazione tra i due Paesi, che riguarderanno le aree dell’industrializzazione, dello sviluppo delle infrastrutture, delle facilitazioni commerciali, dello sviluppo sostenibile, del rafforzamento delle capacità, della sanità, del people to peolple exchange, e della pace e sicurezza.
A garanzia dei propri enunciati il Presidente ha annunciato che la Cina si impegnerà in un prestito di 60 miliardi di dollari in finanziamenti, promettendo anche la cancellazione del debito per alcuni Paesi più poveri o in difficoltà. Dei 60 miliardi promessi da Xi, 20 miliardi sono in linee di credito, 15 in aiuti e prestiti a interessi zero, 10 in fondi per lo sviluppo, 10 per project financing e 5 per facilitare le importazioni in Africa. Inoltre, le industrie cinesi saranno incoraggiate da Pechino a investire almeno 10 miliardi di dollari nei prossimi tre anni. Un simile impegno fu preso a seguito del FOCAC 2015 in cui lo stesso presidente annunciò un prestito di 60 miliardi.
Secondo le stime del China-Africa Research Initiative alla John Hopkins of Advanced International Studies, dal 2000 al 2016, la Cina ha finanziato il continente per circa 125 miliardi di dollari. Nell’ultima decade, infatti, gli investimenti cinesi in Africa sono cresciuti notevolmente. Stando ai dati elaborati dal think thank The American Enterprise Institute nel China Global Investment Tracker, dal 2005 al 2018, gli investimenti cinesi sono aumentati a livello globale e l’Africa è divenuta la terza destinazione per numero di investimenti cinesi dopo Asia ed Europa. Questi si concentrano principalmente nei settori dei trasporti e dell’energia. In questi ultimi anni, infatti, la Cina ha investito nella costruzione di numerose tratte ferroviarie ad esempio in Nigeria con la ferrovia Lagos-Kano e la ferrovia costiera Lagos-Calabar e in Paesi come Kenya, Etiopia e Zambia. Altro settore di interesse quello dell’energia, non solo in combustibili fossili ma anche in energie rinnovabili. Tali investimenti non sono stati però distribuiti in maniera omogenea nel continente. Difatti, la maggior parte sono concentrati prevalentemente nei Paesi produttori di petrolio, tra questi: Nigeria (17%), Angola (8%), Etiopia (8%), Kenya (6%), Zambia (5%), Sudafrica (5%).
Il crescente espansionismo cinese sostenuto dalla Belt and Road Initiative sta suscitando dubbi e critiche tanto da parlare di “neo-colonialismo” o gigantesca “trappola del debito”.
Il FOCAC 2018 indica chiaramente il sempre maggiore interesse della Cina nell’aprirsi alle relazioni multilaterali per la gestione dei propri interessi e iniziative in Africa in un momento in cui si trova sempre più coinvolta in una guerra commerciale con gli Stati Uniti.
Nonostante le critiche, prevalentemente da parte dell’occidente, i leader dei Paesi africani hanno accolto positivamente il piano di cooperazione con la Cina. Ne abbiamo conferma nella dichiarazione del Presidente Paul Kagame, attuale presidente dell’Unione Africana, che vede nella Cina l’unica nazione che considera l’Africa come un partner dello stesso livello. Significativo anche l’intervento del co-presidente Cyril Ramaphosa, che a proposito delle critiche ha risposto che “nei valori che promuove, nei modi in cui opera e nell’impatto che ha sui paesi africani, il FOCAC rifiuta la tesi che un nuovo colonialismo stia prendendo piede in Africa come i nostri detrattori avrebbero voluto farci credere”.