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La vulnerabilità del settore alimentare in Africa Subsahariana esacerbata dal Covid-19

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La pandemia di Covid-19 ha avuto una risonanza globale facendo pagare un alto prezzo sia in termini di vite umane sia di attività economiche. Nei paesi in via di sviluppo, molti dei quali appartenenti al continente africano, la diffusione del coronavirus sta colpendo duramente milioni di persone già fragili a causa di una combinazione di fattori quali conflitti, terrorismo, disastri ambientali e insicurezza alimentare. 

Secondo recenti stime della Banca mondiale, l’Africa Subsahariana sta vivendo la sua prima recessione economica in 25 anni; inoltre, il Fondo Monetario Internazionale prevede una perdita di 243 miliardi di dollari rispetto alle previsioni del 2019 e un calo del PIL medio pro capite del 5,4%.

Le misure di confinamento, blocco o chiusura per arginare la diffusione del virus sono difficilmente compatibili con la società africana, all’interno della quale l’economia informale è la principale fonte di reddito e rappresenta l’86% di tutta l’occupazione comprendendo anche l’agricoltura.

In riferimento a quest’ultima, mentre i maggiori produttori di cibo al mondo hanno ampiamente pubblicizzato le loro agende, si evidenzia una scarsità di informazioni su come l’Africa Subsahariana stia gestendo la crisi legata al settore alimentare durante la pandemia. Questo articolo si pone l’obiettivo sia di analizzare come i Paesi appartenenti a quest’area hanno risposto all’avanzare della pandemia di Covid-19 sia di esplorare gli effetti delle politiche adottate in materia di sicurezza alimentare. 

L’impatto della pandemia sulle politiche alimentari e di mercato nell’Africa Subsahariana

La pandemia di Covid-19 ha messo sotto pressione il sistema alimentare globale avendo come effetto la creazione di contromisure sia dal punto di vista della domanda che dell’offerta.
In generale, i Paesi dell’Africa Subsahariana hanno preferito adottare le tradizionali politiche interventiste; molti di essi non possiedono la capacità fiscale di garantire una protezione sociale e nemmeno un sostegno al reddito sufficienti ad aumentare la domanda di cibo e ridurre i livelli di povertà.
Infatti, i consumatori di questi Paesi hanno visto i loro salari ridursi e i prezzi dei generi alimentari aumentare. Nonostante il settore agricolo in Africa Subsahariana rappresenti circa il 20% in termini di GDP e dia lavoro al 51% degli occupati, quest’area dipende molto dalle importazioni rendendo la sicurezza alimentare una grande sfida.  
                 
I maggiori partner esportatori per questa regione sono invece Brasile, Cina, India, Kazakistan, Russia, USA, UE e Vietnam. Di conseguenza, le misure adottate da questi Paesi all’inizio della pandemia nel 2020 ha avuto pesanti ripercussioni sulla volatilità dei prezzi ma anche sulla disponibilità delle provviste nei Paesi dell’area Subsahariana.
In questa regione sono stati attuati lockdown parziali o totali includendo anche l’uso del coprifuoco e gli orari di negozi, ristoranti e mercati sono stati modificati.
I governi locali hanno adottato politiche commerciali e di mercato finalizzate ad aumentare l’offerta di cibo a livello domestico, affidandosi alla Food Reserve Agency (FRA) per la distribuzione del grano, e a facilitare/limitare il commercio transfrontaliero regionale. Inoltre, sono state implementate politiche di produzione alimentare destinate principalmente a piccoli agricoltori basate su sussidi per incentivare la produzione.                                 
Si deve considerare che solitamente tali politiche vengono adottate in caso di disastri ambientali come siccità e alluvioni; tuttavia, la pandemia di Covid-19 ha evidenziato l’urgenza di un approccio più effettivo e mirato.
La risposta dei governi locali è divenuta più agile per fronteggiare una crisi che sta devastando i mezzi di sostentamento ad un ritmo impressionante. Nello specifico, il Mali e il Mozambico hanno creato una riserva strategica di cibo per aumentare le scorte di sicurezza ed hanno pianificato di distribuire 56000 milioni di tonnellate di cibo a fronte dei 27000 milioni di tonnellate disponibili.

Per quanto riguarda le politiche in materia di produzione alimentare, i governi locali hanno deciso di stanziare 7.7 milioni di dollari in fertilizzanti e sussidi per le attrezzature agricole nonché ulteriori 50 milioni di dollari per finanziare le aziende produttrici di sementi. La Nigeria ha distribuito 70000 tonnellate di grano alle comunità più povere e ha avviato delle partnerships per assicurare ai contadini l’accesso alle sementi.
L’iniziativa “Diritti dei cittadini, Trasparenza e Sviluppo” ha permesso di distribuire sementi di mais e sorgo a 10000 agricoltori.

Ciò che emerge è che molte delle politiche attuate hanno l’obiettivo di rallentare il peggioramento della situazione economica delle comunità agricole estremamente vulnerabili piuttosto che migliorare la loro capacità produttiva. Per quanto riguarda il mercato alimentare, molti Paesi dell’Africa Subsahariana hanno imposto la chiusura di mercati informali e all’aperto a causa degli alti rischi sanitari. Così, le misure di contenimento hanno compromesso i mezzi di sussistenza di commercianti e venditori ambulanti oltre ad aver ristretto l’accesso al cibo a molti consumatori.
A causa dei numerosi posti di blocco e punti di controllo stradali, la catena di distribuzione ha subito ritardi considerevoli danneggiando prodotti facilmente deperibili come ortaggi e latticini e mettendo a rischio il lavoro dei trasportatori transfrontalieri, di cui la maggior parte sono donne e giovani.

L’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari si traduce in minor potere d’acquisto soprattutto tra le comunità rurali che hanno ridotto i loro consumi pagandone le conseguenze dal punto di vista di salute e nutrizione. Secondo le ricerche condotte dall’UNCTAD, nel 2020 la combinazione della pandemia globale, di disastri ambientali, guerre civili e una tremenda epidemia di locuste ha profondamente danneggiato la sicurezza alimentare dell’intera Africa Subsahariana. Il World Food Program dell’ONU stima un aumento delle persone a rischio d’insicurezza alimentare in quanto la pandemia da Covid-19 sta scatenando contemporaneamente una “pandemia di fame”. 

Come si prospetta il futuro del settore alimentare in Africa Subsahariana? 

Le politiche adottate dai governi locali hanno avuto un impatto limitato nell’assicurare un funzionamento effettivo del settore alimentare.
Inoltre, a causa delle nuove ondate di virus e della scarsa adesione alla campagna vaccinale, i soggetti più vulnerabili del settore alimentare, come ad esempio i piccoli agricoltori, difficilmente manterranno la loro capacità di far fronte alle difficoltà legate alla pandemia.
Inoltre, tale settore dovrà evolversi per potersi adattare anche alle sempre più frequenti crisi legate al cambiamento climatico.

L’acuirsi di incertezza e complessità derivante da queste crisi multiple, mette in evidenza come sia urgente un cambio drastico sia di governance da parte dei politici sia della struttura del settore alimentare in Africa Subsahariana. Alcune raccomandazioni politiche per migliorare la resilienza delle comunità locali comprendono l’utilizzo di tecnologie su misura e sistemi alimentari che permettano agli agricoltori di creare canali di distribuzione alternativi a quelli convenzionali. Piccoli agricoltori e braccianti necessitano di più dispositivi di protezione individuale; una maggiore sensibilizzazione dei propri dipendenti in materia di distanziamento sociale e protocolli standard di sicurezza sarebbe altrettanto efficace.

In aggiunta, incentivare transazioni contactless e pagamenti da remoto anche per le catene di distribuzione alimentari informali permetterebbe di minimizzare i contatti fisici tra le persone. Infine, misure altrettanto importanti sarebbero quelle di espandere la protezione sociale ai gruppi più vulnerabili e a quelli più colpiti dalle restrizioni sulle attività economiche come giovani, donne e lavoratori in nero ma anche di implementare gli accordi commerciali regionali già esistenti allineandoli con gli obiettivi dell’African Continental Free Trade Area. Un’apertura del mercato alimentare locale dell’Africa Subsahariana porterebbe ad una riduzione della dipendenza dalle importazioni. 

Sicurezza alimentare, un tema centrale durante il vertice dei ministri degli Affari esteri e dello Sviluppo del G20 

Sicurezza alimentare, sviluppo sostenibile e rilancio della cooperazione multilaterale per combattere la pandemia da Covid-19 e il cambiamento climatico sono stati alcuni dei temi centrali discussi lo scorso 29 giugno al vertice dei ministri degli Affari esteri e dello Sviluppo del G20 a Matera.
È stato proprio il ministro Di Maio a sottolineare l’importanza nel garantire la sicurezza alimentare in Africa in quanto “per ricostruire insieme e meglio non dobbiamo lasciare nessuno indietro”.

Durante il vertice si è tenuta per la prima volta nella storia del G20 una specifica sessione dei soli Ministri dello Sviluppo al fine di mettere al centro dell’agenda internazionale il tema della sicurezza alimentare.
A tal proposito, ampio spazio è stato dato all’Africa Subsahariana per discutere di politiche di inclusione di donne e giovani ma anche legate a transizione energetica, commercio e settore alimentare. Va inoltre sottolineato che al termine del vertice, al quale hanno partecipato anche Fao, Ifad e Pam, è stata adottata la Dichiarazione Ministeriale di Matera, segno dell’impegno del G20 a raggiungere l’obiettivo “zero fame”, maggiore sicurezza alimentare e in materia di nutrizione entro il 2030.

In conclusione, la pandemia da Covid-19 ha senza dubbio esacerbato il problema della fame e della malnutrizione, specialmente nei Paesi dell’Africa Subsahariana e si stima che ci saranno altre 100 milioni di persone malnutrite nei prossimi mesi. I partecipanti al G20 hanno manifestato la loro solidarietà per il continente africano in questo periodo difficile e l’Italia ha annunciato che ospiterà a Roma una conferenza interamente dedicata all’Africa il prossimo ottobre.
Infine, una risposta concreta c’è stata anche da parte della comunità internazionale; infatti, per affrontare le conseguenze della pandemia sulla sicurezza alimentare e sulla nutrizione in Africa Subsahariana, l’Unione Africana e la FAO hanno creato un’apposita task Force, operativa da maggio 2020, che vede come partecipanti anche l’UE, la Banca di sviluppo africana, I’IFAD e il Programma alimentare mondiale.

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