Uno degli obiettivi principali dell’Agenda 2063 adottata dall’Unione Africana (UA) è la realizzazione di una grande area di libero scambio integrata a livello continentale. Per questo motivo l’entrata in vigore dell’African Continental Free Trade Area (AfCFTA) ha prodotto un’ondata di entusiasmo senza precedenti, visto anche il potenziale di un’iniziativa simile. Ad oggi, 54 Paesi hanno firmato il trattato, ponendo le basi per l’uscita di milioni di persone dall’estrema povertà.
I limiti nell’implementazione dell’accordo, però, si fanno già sentire in un continente che sta attraversando una delle fasi più delicate degli ultimi decenni, con la pandemia da Covid-19 che ha interrotto un trend positivo di crescita e la guerra in Ucraina che ha acutizzato tensioni e problematiche già presenti. Tuttavia, le potenzialità dell’AfCFTA restano impressionanti in numerosi settori, non solo economici. È per questo motivo che la piena realizzazione di tale progetto è oggi cruciale per invertire la tendenza negativa e creare opportunità senza precedenti nel continente africano.
L’AfCFTA: il sogno dell’integrazione economica continentale
L’idea alla base della creazione di un African Continental Free Trade Area nasce dalla necessità di creare un mercato unico per beni e servizi che arrivi a comprendere, nel tempo, la libera circolazione delle persone così da facilitare l’integrazione economica del continente. Un progetto basato sul modello europeo, dunque, volto a creare anche le condizioni per un’unione doganale. Il progetto fu lanciato nel gennaio 2012, alla diciottesima sessione ordinaria dell’Assemblea dei Capi di Stato e di Governo dell’UA. A maggio 2019, con la ratifica da parte della Repubblica Saharawi, si è raggiunto il numero minimo previsto per l’entrata in vigore dell’accordo, spianando la strada all’inizio effettivo delle attività commerciali sotto la disciplina dell’AfCFTA il 1° gennaio 2021.
Da quel momento, all’interno del meccanismo dell’AfCFTA sono state lanciate numerose iniziative volte a promuovere i suoi obiettivi, tra cui la Guided Trade Initiative, una sorta di portale volto a incoraggiare il commercio secondo la disciplina prevista dall’accordo, e l’Adjustment Fund, strumento atto a supportare gli Stati partecipi nell’implementazione dell’AfCFTA. Gli strumenti più interessanti adottati nell’ambito dell’AfCFTA restano comunque il PAPSS (Pan-African Payments and Settlement System), che ha come obiettivo l’assicurare il flusso di denaro tra i vari Paesi coinvolti, e il NTB (Non-Tariff Barriers) Online Reporting Mechanism, volto a facilitare la rimozione delle barriere non tariffarie. Quest’ultimo è uno strumento di vitale importanza in quanto sebbene l’accordo si sia soffermato principalmente sulla rimozione delle barriere fisiche e fiscali, la permanenza di quelle non-tariffarie potrebbe minare la completa implementazione dell’AfCFTA.
L’AfCFTA oltre l’integrazione economica
La piena implementazione dell’AfCFTA andrà a stimolare il commercio intra-africano, così da diminuire la dipendenza dall’esterno. Secondo alcuni studi (Simola et al., 2022), un crescente commercio interno si risolverà verosimilmente in un aumento dei redditi nazionali, incrementando il potere d’acquisto delle famiglie, anche nel settore alimentare, permettendo così una maggiore sicurezza in tale ambito. Nonostante tali risultati potenzialmente positivi possano differire da regione a regione, un aumento generalizzato dei consumi è altamente probabile. Un elemento negativo, invece, potrebbe essere l’aumento dei prezzi dei beni se non adeguatamente accompagnato da misure volte a tutelare le popolazioni coinvolte. In generale, la piena implementazione dell’AfCFTA produrrà effetti positivi sull’economia dei Paesi aderenti, creando le basi per un importante trend di crescita come avvenuto a suo tempo in Europa.
L’economia, però, non è il solo settore che potrebbe risentire positivamente dell’attuazione dell’accordo. Sempre rifacendosi all’esempio europeo, è ormai tesi condivisa da molti che l’integrazione economica porti, nel lungo periodo, a un declino delle tensioni tra i Paesi coinvolti, legati dagli interessi comuni e quindi maggiormente propensi a cooperare con i partner. Tensioni e conflitti hanno notoriamente un impatto tremendo su tutti i settori di una società, destabilizzandone l’economia. Sviluppo e crescita sono dunque strettamente legate alla pace. Allo stesso modo, tuttavia, è importante notare come in Africa la guerra sia divenuta una questione privata (Giro, 2021), un vero e proprio business, che dà letteralmente lavoro e da mangiare in situazioni di grave difficoltà socio-economica. È il fenomeno di quell’imprenditoria di guerra permanente definita “warlordismo”. Questo circolo vizioso in cui pace, guerra, crescita e declino economico si rincorrono a vicenda, non sarà semplice da spezzare, neanche attraverso l’implementazione dell’AfCFTA, il quale necessita di una stabilità di base per funzionare.
Infine, un obiettivo dichiarato nell’implementazione dell’AfCFTA riguarda la volontà di rendere protagonisti di tale processo i giovani e le donne, in quello che si appresta a diventare un esercizio di empowerment di lungo periodo, volto soprattutto alle piccole e medie imprese. Sono attualmente in corso delle consultazioni per l’elaborazione di un Protocol on Women and Youth in Trade all’interno del meccanismo dell’AfCFTA per permettere a queste due categorie di farsi promotrici della liberalizzazione e dell’integrazione dei commerci a livello continentale, sbloccando il potenziale di un capitale umano smisurato.
Conclusione
Come si è potuto constatare in questa breve disamina, la completa implementazione dell’AfCFTA potrebbe trovare numerosi intralci lungo il cammino, soprattutto in aree cronicamente instabili dove mancano le basilari condizioni per l’attuazione di un tale accordo. Allo stesso tempo, però, le proiezioni degli esperti sull’efficacia di un simile progetto sono più che incoraggianti, prevedendo crescita e sviluppo senza precedenti per il continente, in un trend positivo che andrebbe a investire diversi settori, come la sicurezza alimentare, l’empowerment di donne e giovani e la stabilità di lungo periodo. Il grande lavoro diplomatico ed economico messo in atto sino ad ora dai Paesi africani fa ben sperare sulla volontà di vedere questo progetto realizzato nel prossimo futuro, tenendo vive quelle “grandi speranze”, per utilizzare un termine dickensiano, che l’Africa nutre nei confronti del proprio futuro.