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TematicheCina e Indo-PacificoAbe e il rilancio del Giappone sugli scenari internazionali

Abe e il rilancio del Giappone sugli scenari internazionali

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La premiership di Kishida Fumio ha sollevato quesiti riguardo alla traiettoria futura del Giappone. L’attuale Primo Ministro sarà all’altezza della pesante eredità lasciata dall’ormai defunto Abe Shinzō? Ci sarà continuità o è possibile che Kishida guidi il Paese del Sol Levante verso una direzione diametralmente opposta?

Considerato il Primo Ministro più significativo alla guida del Giappone in oltre sessant’anni, Abe Shinzō ha lasciato un’impronta profonda sulla politica estera e di difesa di Tokyo. Se le principali trasformazioni nell’approccio strategico giapponese del dopo-Guerra fredda sono certamente il frutto di una serie di cambiamenti incrementali avviati durante amministrazioni precedenti, è sotto Abe che tali trasformazioni presero una forma più concreta e istituzionalizzata. Nel corso dei suoi due mandati (2006-07; 2012-20), questi infatti riformò l’impalcatura strategica, politica e istituzionale del paese, consentendo a Tokyo di ridimensionare il proprio ruolo nella comunità internazionale.

L’obiettivo principale della sua amministrazione era quello di elevare il ruolo del Giappone a livello internazionale, abbandonando la tradizionale postura inward-looking, nota come Dottrina Yoshida, a favore di un modello strategico proattivo che ambiva a trasformare il paese in una potenza normale, ovvero un attore dal ruolo e dalle capacità proporzionate al proprio peso economico

La figura di Abe è, quindi, legata a importanti iniziative sia in ambito internazionale che domestico. L’ex premier riuscì ad approfondire i rapporti con il tradizionale alleato, gli Stati Uniti, attraverso una serie di riforme contestate, tra cui l’introduzione di una controversa legge sui segreti di Stato, la reinterpretazione dell’Articolo 9 volta a consentire l’esercizio del diritto di autodifesa collettivo, l’approvazione di nuove leggi per la sicurezza e la revisione delle linee guida per la cooperazione con Washington.

Abe portò inoltre avanti una diversificazione delle relazioni con attori like-minded entro e fuori la regione, tra cui spiccano in particolar modo India e Australia che, assieme a Tokyo e Washington, fanno parte del Quad. Il defunto premier fu inoltre il principale artefice della visione per un Indo-Pacifico Libero e Aperto, visione che ha profondamente influenzato l’approccio strategico americano nella regione dell’Indo-Pacifico dal 2017 ad oggi.

In campo economico, l’Abenomics è stato un pilastro dell’amministrazione del defunto premier, il quale ha inoltre spinto affinché il paese partecipasse proattivamente alle varie iniziative commerciali regionali. I tre meccanismi degni di nota sono la Comprehensive and Progressive Trans-Pacific Partnership, l’EU-Japan Economic Partnership Agreement, siglato nel 2018, e la Regional Comprehensive Economic Partnership. Queste iniziative alla cui realizzazione Tokyo ha partecipato attivamente proiettarono il Giappone di Abe alla leadership dell’ordine economico liberale, configurandolo come “campione del multilateralismo e del libero scambio”.

La visione politica, strategica ed economica avanzata dall’ex Primo Ministro giapponese è ormai consolidata ed assorbita dalla leadership di Tokyo. Alla luce della direzione intrapresa dal Paese del Sol Levante, è improbabile che Kishida cambi radicalmente traiettoria. La revisione strategica del Giappone sotto Abe, ridefinita Dottrina Abe, così come l’impostazione economica e commerciale, hanno esercitato un enorme contributo il cui impatto si può quindi tuttora identificare nelle iniziative avanzate nell’ultimo anno.

Molte delle sfide geopolitiche e geoeconomiche che il Giappone si trova ad affrontare sono divenute progressivamente più impegnative. Sebbene alcune siano mutate col passare del tempo, altre perdurano: invecchiamento della popolazione, fluttuazioni dei prezzi non in linea con gli obiettivi, depressione dei salari e diverse altre questioni sociali; “pratiche scorrette” cinesi, accordi commerciali regionali e ruolo ambiguo degli Stati Uniti nella regione. Tutte queste problematiche continuano a coprire uno spazio centrale nelle preoccupazioni della leadership giapponese. Se, da un lato, Kishida si troverà quindi a dover prendere decisioni necessariamente basate sulla Dottrina Abe, dall’altra, diverse saranno le sfide che ne richiederanno un adattamento alle situazioni contingenti.

In campo di sicurezza, l’attuale amministrazione ha annunciato una serie di passi importanti riguardo alle linee guida che definiscono l’approccio securitario del Paese. Nel corso del 2022, il governo porterà a termine la revisione di tre documenti centrali per l’assetto strategico del paese: la National Security Strategy, le National Defense Program Guidelines e il Medium Term Defense Program. Se sicuramente ci sarà continuità con gli obbiettivi impostati durante il mandato di Abe, alla luce del conflitto in Ucraina, il contesto internazionale sempre più incerto potrà accelerare un ulteriore investimento delle risorse del paese in campo di difesa e sicurezza. Una delle sfide principali sarà inoltre quella di redigere una strategia bilanciata che sia in grado di rispondere ai rischi esterni senza erodere il consenso domestico.

In materia economica, le sfide geopolitiche di natura regionale e mondiale rendono l’aumento generalizzato dei prezzi un’ulteriore sfida per l’amministrazione Kishida. Un ulteriore esempio cruciale della complessità economica e commerciale contemporanea è rappresentato dal settore dei microchip. L’industria dei semiconduttori rappresenta un target fondamentale delle politiche economiche domestiche ed internazionali degli Stati dal 2020 in poi, nonché delle discussioni circa la costruzione di catene produttive al di fuori della sfera di influenza di attori definiti come rivali. La crisi dei microchip a seguito della pandemia ha modificato radicalmente il volto di questo settore, sebbene in realtà rappresenti solamente la punta dell’iceberg di quel processo di deglobalizzazione delle catene produttive che sta colpendo l’economica mondiale. 

A evidenziare l’importanza di tale industria per il Paese del Sol Levante è la task force governativa in cui proprio Abe ricopriva, insieme all’attuale Ministro delle Finanze Asō, il ruolo di senior advisor. La sua presenza all’interno della task force significava senza ombra di dubbio il desiderio della potenza nipponica di sfruttare l’ambiziosa visione che caratterizzava il defunto premier. Rimane da vedere se la dipartita dello storico Primo Ministro sia accompagnata da una stasi economica in questo campo o se il governo Kishida riuscirà a mantenere il ritmo in questo campo. Vi è poi il dilemma relativo a come far convivere l’iniziativa americana IPEF con quelle già lanciate dal Giappone di Abe nel contesto regionale.

Se non c’è dubbio che l’Abe Legacy sia destinata a durare, a Kishida spetta il compito di riadattarla alle esigenze dei tempi che corrono.

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