Il contrasto delle capacità di proiezione di un attore dotato di maggiori capacità militari costituisce un elemento essenziale della guerra moderna. La recente battaglia del Mar Nero ha visto l’Ucraina conseguire appieno tale obbiettivo, prevalendo in un confronto militare marittimo nonostante la quasi totale assenza di una flotta di superficie, grazie ad un perfetto utilizzo della strategia A2/AD.
La strategia A2/AD
Il concetto di strategia “A2/AD” venne introdotto negli Stati Uniti all’inizio degli anni Duemila al fine di indicare la nuova modalità impiegata dai rivali regionali di Washington per contrastare le capacità di proiezione militari statunitensi. Durante la Guerra Fredda gli Stati Uniti avevano impostato la propria postura militare sulla necessità di difendere i propri alleati da possibili invasioni su vasta scala. Pertanto la postura militare americana era fondata sulla presenza di enormi distaccamenti militari in altri continenti dotati di capacità di difesa estremamente avanzate. La caduta dell’Unione Sovietica comportò ovviamente una revisione di tale postura, non più mirata a difendere alleati lontani da invasioni su vasta scala, ma a proiettare rapidamente la potenza americana in ogni parte del globo per affrontare qualsiasi minaccia. Il dominio militare americano determinò ovviamente l’insorgere della necessità da parte dei rivali degli Stati Uniti di sviluppare una strategia finalizzata a contrastare tali capacità di proiezione.
Tale strategia si compone di due elementi: il primo A2 (anti access), indica la messa in essere di azioni volte ad impedire l’ingresso del proprio avversario nel dominio considerato, riferendosi quindi all’ostacolare il movimento verso di esso. Il secondo AD (area denial) si riferisce invece alla capacità di ostacolare i movimenti del nemico all’interno del dominio considerato. Il perseguimento di una strategia A2/AD necessita quindi dell’impiego di elevate concentrazioni di sistemi anti aerei, difese costiere, sistemi d’artiglieria e missili balistici, funzionali a distruggere basi necessarie alla proiezione della potenza militare dell’avversario, o a precludergli qualsivoglia libertà di movimento nel teatro considerato. Al contempo un elemento centrale di tale strategia consiste nella sistematica dispersione e camuffamento dei sistemi d’armi atti al suo impiego, così da prevenirne la distruzione da parte dell’avversario durante l’attacco iniziale e renderne più difficile l’individuazione. Tale strategia viene generalmente impiegata da attori caratterizzati da una forte inferiorità in termini di equipaggiamento e sviluppo tecnologico come deterrente alle superiori capacità relative dell’avversario. Un esempio di strategia A2/AD è stato offerto dalla recente militarizzazione del Mar Cinese Meridionale portata avanti dalla Repubblica Popolare Cinese, volta ad impedire l’arrivo delle forze militari statunitensi in caso di invasione di Taiwan.
Lo sviluppo delle capacità A2/AD ucraine
I documenti essenziali circa la comprensione dello sviluppo delle capacità A2/AD ucraine sono la Naval Strategy 2035 varata nel 2019 e la Air Force Vision 2035 varata nel 2020. La naval strategy prevede il raggiungimento da parte dell’Ucraina della capacità di controllare pienamente il dominio marittimo entro il 2035 attraverso un piano di sviluppo diviso in tre fasi. La prima fase prevista per il periodo 2018-2025, vede come principali priorità lo sviluppo di capacità di intelligence, sorveglianza e ricognizione nel dominio marittimo (ISR/MDA) e di capacità sea denial, volte a negare la libertà di movimento nel dominio marittimo, nonché il controllo dello stesso ad un avversario avente maggiori disponibilità di equipaggiamento. Tali priorità sono state perseguite attraverso l’acquisizione da parte della Marina Militare Ucraina dei sistemi radar Mineral-U, in grado di identificare un bersaglio a 600 km di distanza, dei droni Bayraktar TB-2 e soprattutto attraverso il programma Neptune.
Tale programma era finalizzato allo sviluppo di un moderno missile antinave in grado di garantire la sicurezza delle coste ucraine. Esso venne concluso con successo nel marzo 2021, a seguito dell’entrata in servizio del primo battaglione dotato del sistema missilistico R-360 Neptune. Tale missile avente un range di 280 km ha significativamente incrementato le capacità ucraine di negazione della libertà di movimento nel dominio marittimo. La Air Force Vision risulta basata su simili schemi operativi, essendo finalizzata a garantire l’acquisizione di capacità da parte delle forze aeree ucraine di negare il controllo del dominio aereo ad un attore significativamente superiore in termini di equipaggiamento, ma decisamente meno agile. A tal proposito le priorità perseguite dal documento sono il potenziamento delle capacità di difesa aerea, l’incremento delle capacità radar e uno specifico addestramento circa la dispersione delle forze di difesa volto a prevenire la distruzione di gran parte delle unità durante il primo bombardamento nemico e reimpiegarle nella successiva fase del conflitto.
L’impiego nel conflitto
L’ottenimento del controllo dei porti ucraini è risultato uno dei primi obbiettivi perseguiti dalla Federazione Russa durante l’invasione dell’Ucraina. Durante il primo giorno di guerra le forze russe hanno rapidamente preso il controllo dell’Isola dei Serpenti, situata al largo di Odessa, stabilendo un solido avamposto militare dal quale rafforzare il blocco navale delle coste ucraine. Al contempo l’esercito di Mosca ha occupato in breve tempo i porti di Melitopol e Berdyansk, disabilitando gran parte della flotta di superficie di Kyiv. Il primo impiego da parte ucraini dei sistemi missilistici Neptune, avvenuto tra il 24 e il 26 febbraio si è però rivelato fallimentare e le unità navali russe hanno rapidamente preso il controllo delle acque territoriali di Kyiv. Tuttavia attraverso una sistematica campagna di dispersione dei propri asset le forze di difesa aerea ucraine sono riuscite ad impedire l’ottenimento della superiorità aerea da parte della Russia, preservando le proprie capacità difensive e impedendo che si creassero le condizioni per lanciare un’operazione anfibia verso la città di Odessa.
Il mancato ottenimento della superiorità aerea ha altresì impedito alla Russia di sopprimere le unità anti nave ucraine, consentendo a queste ultime di indagare sulle motivazioni del fallimento iniziale. Gli specialisti hanno quindi scoperto come i missili Neptune avessero numerose parti difettose, probabilmente a causa di un sabotaggio russo. Una volta ripristinate le proprie capacità anti nave, il 13 aprile le forze ucraine sono riuscite ad affondare l’incrociatore Moskva, colpendolo con due missili Neptune. L’affondamento della Moskva ha obbligato le unità navali russe ad operare al di fuori del raggio dei missili ucraini, limitando significativamente il proprio contributo all’operazione e lasciando scoperta la posizione sull’Isola dei Serpenti. Libera dalla minaccia delle unità navali russe, l’artiglieria ucraina e i droni Bayraktar in dotazione alla marina hanno iniziato a martellare sistematicamente le posizioni russe sull’isola. In un estremo tentativo di salvare la posizione la marina russa ha inviato in loco la nave da trasporto Spasetel Vasily Bekh, provvista di rifornimenti essenziali. La nave è stata però affondata da un missile Harpoon ucraino, rendendo quindi impossibile per i russi mantenere la posizione, abbandonata il 30 giugno 2022.
La seconda fase della battaglia del Mar Nero ha invece visto l’Ucraina applicare un altro dei concetti fondamentali espressi nella Naval Strategy 2035, la creazione di una mosquito fleet formata da piccole unità navali in grado di porre in essere attacchi asimmetrici contro la più potente marina militare russa. Tale concetto venne successivamente ripreso nella “Military Security Strategy” del 2020, ma in virtù dell’invasione russa non è stato possibile concretizzarlo appieno. Le forze ucraine sono tuttavia riuscite ad adattarsi, costruendo una flotta di piccoli droni navali volta a disabilitare le capacità navali russe. I droni navali ucraini si sono rivelati estremamente efficaci, colpendo la Base Navale di Sebastopoli, Quartier Generale della flotta russa del Mar Nero e il terminal petrolifero di Sheskharis a Novorrosyk, indicando una capacità di proiezione tale da colpire anche località ben lontane dalle residue basi navali ucraine.
Conclusioni
L’Ammiraglio Mike Studeman, direttore del National Maritime Intelligence-Integration Office, ha definito la battaglia del Mar Nero “largamente terminata”, una simile opinione è stata espressa da un comandante della fanteria di marina finlandese Ville Vänskä, il quale ha dichiarato come un paese senza una marina operativa abbia sopraffatto una nazione fortemente superiore sebbene quest’ultima operasse vicina alle sue basi. La vittoria in una guerra navale da parte di una nazione in gran parte sprovvista di grosse navi da guerra di superfice e di una flotta sottomarina ha rappresentato una netta cesura rispetto al passato e indicato definitivamente l’efficacia del modello A2/AD, mostrando come una combinazione di sistemi antinave e droni navali possa risultare altamente funzionale a paralizzare una grossa flotta di superfice. La strategia ucraina ha inoltre fornito delle preziosissime linee guida agli Stati Uniti e a Taiwan su come affrontare un eventuale conflitto navale nel Pacifico. La US Navy ha attualmente avviato un processo volto a costruire nel prossimo futuro navi da guerra in grado di rilasciare piccoli droni marittimi, funzionali a colpire le navi da guerra cinesi minimizzando il contatto dei vascelli statunitensi con le possenti concentrazioni di sistemi anti nave di Pechino. Viceversa, in linea con il processo di riforma avviato nel 2017, Taiwan sta attualmente massimizzando le sue capacità di porre in essere una risposta asimmetrica ad un eventuale tentativo di invasione cinese, constatando la sua evidente inferiorità convenzionale rispetto a Pechino. Ciò si è tradotto nel recente acquisto da parte di Taipei di un blocco di missili antinave Harpoon, finalizzato proprio a massimizzare le proprie capacità A2/AD, sulla falsariga dell’Ucraina.