Parigi sotto attacco. Ancora una volta. Attacchi simultanei in sette luoghi diversi. Sei sparatorie e tre esplosioni hanno provocato una strage: 128 vittime e 200 feriti, di cui 80 in gravi condizioni 2 gli italiani rimasti feriti. Una ragazza italiana risulta al momento “irrintracciabile”. La giovane era al Bataclan con il fidanzato ed alcuni conoscenti. Durante la fuga, nelle concitate fasi dell’assalto, i due si sono persi di vista e della giovane non si sarebbe saputo più nulla. Otto in tutto i terroristi morti durante gli attentati. Il presidente Francois Hollande annuncia lo Stato di emergenza su tutto il territorio francese e la chiusura delle frontiere.
Gli attacchi
Chiaramente coordinati, si sono verificati simultaneamente in diverse parti della città. I terroristi hanno agito con metodi differenti. La prima esplosione, seguita da una seconda ed una terza ad opera di kamikaze, è fuori dallo Stadio di Francia, a Saint Denis a nord della capitale mentre si gioca l’amichevole tra Francia e Germania. Il presidente francese Francois Hollande che stava assistendo alla partita, viene immediatamente prelevato e portato in sicurezza. Gli spettatori nel frattempo non si accorgono di nulla. Solo alla fine della partita, con il diffondersi della notizia, scoppia il panico all’interno dell’impianto sportivo. E’ la prima volta che si verifica un’ attentato suicida nella capitale francese.
In contemporanea, i terroristi entravano in azione a colpi di kalashnikov nel X arrondissement, in una brasserie nel quartiere tipico dei ristoranti kosher. Poi i terroristi – come se stessero compiendo un raid – sono scesi verso l’XI e il XII arrondissement, a pochi metri dalla redazione di Charlie Hebdo, insanguinata dagli attentati del 7 gennaio.
Nella sala da concerti Bataclan – dove c’era il tutto esaurito per un concerto rock del gruppo americano “Eagles of death metal” – un gruppo di terroristi, al grido di “Allah è grande”, uccide 80 persone. Dopo l’incursione delle teste di cuoio che uccidono un attentatore, altri tre azionano una cintura esplosiva.
La rivendicazione dell’ISIS
L’Isis rivendica ufficialmente gli attentati: «È la capitale dell’abominio e della perversione». Sul profilo Twitter dello Stato islamico è comparso l’hashtag in arabo “Parigi in fiamme”, esultando per l’esito degli attentati terroristici. Conferma della rivendicazione è venuta anche dal terrorista sopravvissuto al Bataclan: secondo l’emittente americana Sky News l’uomo, appena arrestato, ha dichiarato «sono di Daesh», ossia appartiene allo Stato islamico.
“Ricordate, ricordate il 14 novembre di #Parigi. Non dimenticheranno mai questo giorno, così come gli americani l’11 settembre”. Lo scrive Rita Katz sul Site citando canali dell’Isis.
Intanto arrivano nuove minacce dei jihadisti, che hanno pubblicato un nuovo video in cui fanno sapere alla Francia: “Non vivrete in pace finché continueranno i bombardamenti. Avrete paura persino di andare al mercato» Si tratta della seconda rivendicazione indiretta.
Le conseguenze politiche
Gli attentati avranno di certo conseguenze politiche. Gli attacchi si sono verificati cinque giorni prima la partenza della portaerei Charles de Gaulle per il Golfo persico. La portaerei avrà il compito di supportare le operazioni dell’aeronautica francese in tutta la regione. La Francia, infatti, sta bombardando la Siria dalla fine di settembre. Gli attentati sembrerebbero quindi una risposta a tali operazioni militari portate avanti da Hollande in Medio Oriente. E’ da escludere che la Francia pensi di abbandonare il suo impegno militare. I francesi intensificheranno i loro sforzi in tutta l’area. Cioè appare chiaro ascoltando le parole del presidente subito dopo gli attacchi nella capitale francese.
Ad avvantaggiarsi “politicamente” e a crescere nei sondaggi – grazie alle reiterate dichiarazioni anti-immigrazione – saranno le forze populiste di tutta Europa, ad iniziare dal Front National guidato da Marine Le Pen. Il compito dei socialisti francesi non sarà certo facile. Dovranno spiegare perché le misure di sicurezza straordinarie, intraprese dopo l’attacco dello scorso 7 Gennaio alla sede di Charlie Hebdo, non hanno funzionato. Non passerà molto tempo per vedere la reazione del popolo francese. Il prossimo mese infatti, i cittadini saranno chiamati al voto per il rinnovo delle assemblee regionali.
Gli attacchi avranno conseguenze rilevanti anche in tutta Europa. Il vecchio continente si trova nel bel mezzo della crisi migratoria. Già prima degli attentati di Parigi, la Svezia aveva annunciato la chiusura dei propri confini. Con la Germania che accoglierà quest’anno circa un milione di rifugiati, la pressione sul leader tedesco sale. Già da tempo infatti, la Merkel deve fare i conti con chi nel suo partito chiede la chiusura delle frontiere, criticando la suo gestione del paese.
Si apre anche il dibattito sulla gestione della crisi siriana. L’occidente ha fino ad ora criticato l’operato di Mosca – che bombarda da tempo l’Isis, sostenendo il regime di Assad – continuando a sostenere che il problema della Siria, e di tutto il Medio Oriente, sia il presidente Assad.